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Un'altra prospettiva: Nonna Maria era una Donna di Azione Cattolica della parrocchia di San Giusto e quando l'invitarono a far parte delle "Lampade viventi", con l'impegno di trascorrere qualche tempo in adorazione del Santissimo, lei aderi' e riferi' a casa nel suo consueto dialetto triestino: "Dale 3 ale 4, me va proprio ben. Finisso de far i piati e dopo vado su a San Giusto e quel'oreta proprio me riposo." Cio' nel 1945, quindi prima dell'arrivo di don Labor, che inizio' le 'Adorazioni' il 13 agosto 1949. Le Lampade c'erano gia', ma chissa' quante si accostavano all'adorazione con sentimenti affini a quelli di mia nonna. Certo la parrocchia era esanime, se nel suo primo foglietto indirizzato alle Lampade don Labor scrisse: "La rinascita d'una parrocchia ha inizio con l'adorazione di Gesu' Eucarestia." E questa parrocchia era (ed e') in una citta' dominata da una borghesia gretta, quella che ci balza incontro dalle pagine famose de "La coscienza di Zeno' e dormicchia in quelle, meno famose ma dall'italiano altrettanto stentato, di scrittorelli locali. Era questo l'ambiente che vide nascere le 'Adorazioni' ed era a persone cresciute in quest'ambiente - buone, ma terra terra e nuove al mondo dello spirito - che Marcello Labor si rivolgeva con i suoi foglietti dattiloscritti. Fin dal primo messaggio egli propose a queste anime uno scopo apostolico: la rinascita della parrocchia. Se quelli che leggevano i suoi foglietti erano, qualche anno piu' tardi, anime apostoliche, fu lui a renderle tali. Nelle meditazioni Labor si rivolge a Gesu', il suo Dio presente nell'Eucarestia, coinvolgendo le fiammelle nel dialogo con il suo Dio. Il parallelo istintivo sono le 'Confessioni' di Sant'Agostino: non ripiegamenti su se stesso, ma colloquio con Cristo che rende partecipi - attraverso l'unione a Lui - del colloquio eterno di Gesu' con il Padre. Non la superiorita' del prete che istruisce i fedeli, ma l'anima di Labor messa a nudo perche' la riempia la luce di Dio; non prediche calate dal pulpito, ma colloqui che trainano
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