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Anno edizione: 2015
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Seguiamo gli ultimi spasimi della Repubblica Romana. Si avvicina il momento che cambierà inevitabilmente la storia dell’Urbe, dandole una nuova linfa capace di rimandare la sua caduta o segnandone la fine. Dopo aver schiacciato i cesaricidi e aver sconfitto tutti i suoi nemici a Ottaviano rimane un ultimo ostacolo, un ultimo avversario prima di avere il controllo di tutto il mondo romano. Ancora una volta Frediani va lodato non solo per l’ottima ricostruzione del futuro Augusto ma anche dei suoi più stretti collaboratori, il cui contributo è stato tanto fondamentale, oltre che per la ricostruzione della Battaglia di Azio. Fra tutti i personaggi quelli che proprio non ho potuto sopportare sono stati quel fanatico di Cherea e Livia, vinta la guerra Ottaviano avrebbe fatto bene, per sé, per la sua famiglia e per Roma a sbarazzarsi di lei e dei suoi figli. Lenate sembra troppo simile a Rufo, per modo di pensare, comportamento, sembra quasi che il suo unico scopo sia stato quello di riempiere il posto lasciato vuoto nella narrazione. Ho sempre pensato che i libri di Frediani fossero abbastanza scorrevoli e ben costruiti sulla maggior parte delle grandi cose, ma cedono su diversi piccoli (chiamiamoli cosi) dettagli fondamentali che vengono stravolti. Un difetto riscontrabile è che certi personaggi vengono troppo lodati, mentre altri troppo degradati. Ad esempio è fin troppo positiva la considerazione di Cherea, un traditore di prim’ordine che ucciderà chi aveva giurato di proteggere solo per tutelare i privilegi del Senato e della Guardia Pretoriana. Al contrario è assurda l’immagine data di Cleopatra almeno quanto è insensata la figura di Ottavia, la prima sminuita e quasi ridicolizzata e la seconda fatta ingiustamente apparire come una debole fin dal secondo capitolo della saga.
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