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La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi
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La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi - copertina
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P2 nei diari segreti di Tina Anselmi

Descrizione


A trent'anni dalla scoperta della P2, per la prima volta disponibili gli appunti privati di Tina Anselmi, presidente della Commissione parlamentare sulla Loggia segreta, cui erano iscritti militari, agenti dei servizi segreti, parlamentari, ministri, giornalisti, imprenditori. Molti personaggi sono tuttora in politica, da Berlusconi a Cicchitto, e tra i protagonisti c'è Flavio Carboni, oggi coinvolto nelle indagini sulla cosiddetta P3. Intanto il "Piano di rinascita democratica" di Gelli, che mirava a controllare la magistratura e svuotare le istituzioni democratiche, sembra avere nuovi adepti: "Peccato non averlo depositato alla Siae per i diritti - ha detto il Venerabile - tutti ne hanno preso spunto: ma l'unico che può andare avanti è Silvio Berlusconi...". In appendice lettere di Francesco Cossiga, Licio Gelli, Michele Sindona, Tina Anselmi ed estratti della relazione della Commissione. (Prefazione di Dacia Maraini, con una testimonianza di Giovanni Di Ciommo, Postfazione di Giuliano Turone)
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Dettagli

2011
XXVI-548 p., Brossura
9788861901698

Voce della critica

  Tutti i libri si compongono di due parti: il titolo e il resto. In questo caso il titolo pare da rivedere perché è improbabile che Tina Anselmi abbia tenuto diari "segreti" nel corso degli anni in cui fu presidente della Commissione bicamerale d'inchiesta sulla P2. Nel titolo, o la curatrice o l'editore o tutti e due hanno confuso l'opera di Anselmi con quella della P2. La loggia era segreta; i diari di Anselmi, no. Essi possono essere, al più, personali o inediti. Questa confusione iniziale riverbera i suoi effetti su tutto il libro, che può dire qualcosa di nuovo ‒ previo controllo diretto della fonte ‒ a chi già sa tutto sulla P2, ma risulta ingrato e ostico a quanti vogliano farsi un'idea dello scontro epocale che tra il 1981 e il 1984 oppose le forze pulite rappresentate da Anselmi alle forze oscure che come talpe avevano invaso e minavano le istituzioni democratiche e cercavano di condizionare l'attività stessa della Commissione. A trent'anni di distanza da quegli eventi, è bene dire che la partita si è chiusa con la vittoria delle forze che rappresentavano e rappresentano ancora l'ancien régime. Se Pialuisa Bianco ha potuto scrivere nel 2004 che i "volumi degli atti della Commissione (…), gli interminabili fogli della Anselmi's list (…), cacciavano streghe e acchiappavano fantasmi" è perché il piduista Silvio Berlusconi ha incarnato "lo spirito del tempo", ha nominato parlamentari e stallieri e ha cercato di restaurare il principio dell'ineguaglianza degli individui di fronte alla legge. Non mancano al volume le buone intenzioni ma la buona e faticosa filologia, perché i "diari" sono, in realtà, notizie fermate sulla carta per non perderne memoria, chiose ad atti giudiziari, sunti di e appunti per audizioni, notizie da verificare giunte da fonti bene o male intenzionate; insomma, costituiscono uno zibaldone variegato e non sono stati dotati degli opportuni raccordi sia con i documenti prodotti o acquisiti dalla stessa Commissione che con le pressioni e le resistenze esercitate dalle stesse forze politiche di cui la Commissione fu espressione. La Commissione cominciò a operare nel dicembre del 1981, ma già nella primavera del 1982 socialisti e democristiani premevano congiuntamente per chiuderla per evitare un gioco al massacro. Nel 1983 vari progetti si susseguirono per darle morte, più o meno dolce. I 120 volumi pubblicati, la relazione conclusiva e, persino, gli appunti "segreti" di Anselmi, allo stato quasi brado in cui sono qui pubblicati, attestano un lavoro enorme ed eccellente, impostato e prodotto sotto assedio. Sarebbe anzi ancora utile un lavoro bibliografico che dia conto dei messaggi trasversali inviati o dei depistaggi tentati sui media coevi, delle accuse rimbalzanti da una parte politica all'altra su una questione che in definitiva riguardava le condizioni elementari e necessarie di sopravvivenza del sistema democratico nel suo insieme. Il merito dei buoni risultati raggiunti dalla Commissione fu principalmente di Tina Anselmi, figlia di un farmacista socialista di Castelfranco Veneto, staffetta partigiana a diciassette anni, cresciuta politicamente nell'Azione cattolica e nel sindacato, democristiana sui generis, deputata dal 1968 e ministra prima del Lavoro e poi della Sanità, scelta da Nilde Jotti per questo compito, che avrebbe richiesto ‒ e richiese ‒ buon senso, polso e, soprattutto, coraggio per affrontare difficoltà eccezionali. Tina Anselmi ha pagato con la solitudine quell'impegno severo: è dispiaciuta ai massoni dichiarati, a quelli non dichiarati e agli amici dei massoni. Accusata da un commissario democristiano di essere "filo-Pci", in realtà ha fatto parte di quella schiera sparuta di persone che per natura e per cultura si sono date da fare per contribuire alla dignità di ogni essere umano. Suo sodale per esperienze di vita, somiglianza di scelte e di parabola esistenziale è, per fare un nome, Ezio Franceschini, allievo di Concetto Marchesi, resistente e rettore alla Cattolica di Milano negli anni 1965-68. Quando la lunga "nottata" della politica come fenomenologia da baraccone sarà passata, se mai si deciderà di adeguare la Costituzione ai tempi, conservandone lo spirito originario, sarà bene aggiungere un articolo-Anselmi così concepito: "L'Italia ripudia la segretezza come strumento di lotta politica". Per tornare agli appunti "segreti", due in particolare meritano di essere segnalati a chi vorrà fare la storia della P2. Il primo registra, sotto la data del 17 dicembre 1981, un incontro di Anselmi con Susanna Agnelli, la quale reca un messaggio del fratello Gianni. L'Avvocato manda a dire "che il vero capo della P2 è [Lelio] Lagorio". Non si tratta, ovviamente, di un depistaggio e sarebbe interessante conoscere le vie attraverso cui l'Avvocato venne in possesso della notizia ritenuta e data per certa. La raccolse nei salotti americani più esclusivi che frequentava o gli fu fornita dall'intelligence del gruppo Fiat? Comunque, la lealtà istituzionale dell'avvocato Agnelli ripropone il problema, ancora non chiaramente risolto, di stabilire, oltre ciò che emerge dalle carte e dalle indagini della Commissione, chi sia il pupo e chi il puparo… L'altro appunto è senza data e registra la notizia secondo cui "il Grande Oriente ha spedito una lettera a tutti gli affiliati alla P2, nella forma scoperta, perché scelgano una loggia. Credo – e non si capisce bene chi sia il soggetto, se Tina Anselmi o il generale piduista Luigi De Santis ‒ che il Gran Maestro intenda recuperare tutti gli affiliati alla P2". Il Gran Maestro riuscì nell'intento? Che fine fecero i piduisti? Sono ancora vivi? Li abbiamo contro o a fianco? Gerardo Padulo

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