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Anno edizione: 2016
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Scoperto per caso, è un libro al limite tra la commedia e il dramma. Parla di diversi uomini e del cambiamento della società (in questo caso parigina) dopo la prima guerra mondiale, con l'ombra di quella che sarà la seconda. Uno scontro generazionale che porta a riflettere sul passare delle stagioni che tornano ciclicamente, sempre uguali ma tanto diverse di volta in volta
Avevo abbandonato 'Zazie nel metrò' anni fa: non lo avevo capito perché non avevo ancora gli strumenti per farlo. Per saper accogliere favorevolmente una letteratura come quella espressa dal movimento OuLiPo, mi ci vogliono alcune manovre di avvicinamento, per così dire, che progressivamente mi ci portino. Nella fattispecie, 'Gli ultimi giorni', scritto nel '36, è ancora sostanzialmente esistenzialista, anche se già si avverte qualche sprazzo di innovazione linguistico-strutturale che solo più tardi verrà espressa pienamente nelle sperimentazioni della 'littérature potentielle'. Certo è che, comunque, come struttura e linguaggio sembra scritto ieri. Poi tornerò all'attacco di 'Zazie...', 'Fiori blu' e soprattutto 'Esercizi di stile'. Un luogo: Parigi, quartiere latino. Un momento: primi anni '20 del Novecento. Un'istantanea dentro la quale si muovono personaggi vari e ben delineati: studenti universitari più o meno scapigliati, tormentati e aspiranti bohémien; professori, pensionati e professionisti. Ma soprattutto Alfred, un cameriere di caffè, filosofo, cabalista e pure 'sicologo' che per me è, di fatto, il personaggio più interessante del racconto. Con i suoi monologhi, Alfred puntella e consolida la narrazione osservando le vite dei suoi clienti, commentando il loro andare e venire fra sogni, speranze e delusioni; fornisce, dal suo statico punto di osservazione, la visione di quel mondo a cui cerca di dare un senso, nel generale stordimento post-bellico. Nonostante sia considerato fra i romanzi meno riusciti di Queneau, a me è piaciuto.
Un libro scritto con la mano tesa, frasi brevi ma pensieri chiari. Complesso nella suddivisione dei capitoli, ma tutti i personaggi sono riccamente personalizzati e identificativi del periodo storico. Nel momento in cui è iniziato a risultare noioso, c’è stato un grande ritorno dell’attenzione. Le riflessioni sulla vita e la morte sono senplici ma evergreen
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