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Anno edizione: 2020
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A sessant'anni di distanza, Franzinelli e Giacone provano a comprendere con gli strumenti della Storia una pagina cruciale quanto oscura della Repubblica, ripercorrendo la biografia di uno dei suoi protagonisti e portandoci nelle viscere di un'Italia sotto tanti aspetti ancora premoderna e arretrata, ma nella quale già s'intravedevano i germi di una stagione di rinnovamento democratico e rinascita civile.
Il 1960 è una data cruciale nella storia politica italiana del secondo dopoguerra: mentre il cinema vive il suo periodo d'oro (escono «Rocco e i suoi fratelli» di Visconti e «La dolce vita» di Fellini), il «miracolo economico» è al suo culmine e Roma ospita le Olimpiadi, il Paese attraversa la peggiore crisi istituzionale dalla nascita della Repubblica. Ma che cosa accadde di così tragico in quell'anno? Ce lo raccontano Mimmo Franzinelli e Alessandro Giacone in questo libro denso e appassionante che ricostruisce, sulla base di importanti fonti inedite, i drammatici giorni dell'insurrezione di Genova contro la celebrazione del congresso del Movimento sociale italiano (MSI), dell'eccidio di Reggio Emilia, dei sanguinosi scontri di piazza, delle cariche dei carabinieri a cavallo contro un corteo antifascista a Roma, delle manifestazioni funestate da morti in Sicilia. Siamo in pieno clima di guerra fredda e il sistema politico italiano riflette lo spirito del tempo: al Quirinale siede Giovanni Gronchi, il Partito comunista di Togliatti è diviso tra spinte rivoluzionarie e visioni riformiste, i socialisti di Nenni sono alla ricerca di una loro «autonomia», la DC di Moro, Fanfani, Segni, Scelba e Andreotti gestisce il potere e intrattiene legami molto stretti con le gerarchie ecclesiastiche della Chiesa di Roma. È in questo contesto che si inserisce la figura di Fernando Tambroni. Il politico marchigiano eletto alla Costituente nel 1946 nelle file della Democrazia cristiana e più volte ministro della Repubblica, viene però ricordato nei manuali di storia soltanto per i pochi mesi del 1960, durante i quali il governo monocolore democristiano da lui presieduto, e nato con il sostegno determinante del MSI, rischiò di gettare l'Italia sull'orlo della guerra civile. Nella memoria del Paese, la sua figura risulta ancora oggi «divisiva» e i fatti di quel 1960 oggetto di memorie contrapposte. A sessant'anni di distanza, Franzinelli e Giacone, che all'analisi storiografica affiancano numerosi aneddoti e dettagli di cronaca, provano a comprendere con gli strumenti della Storia quella pagina cruciale quanto oscura della Repubblica, ripercorrendo la biografia di uno dei suoi protagonisti e portandoci nelle viscere di un'Italia sotto tanti aspetti ancora premoderna e arretrata, ma nella quale già s'intravedevano i germi di una stagione di rinnovamento democratico e rinascita civile.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una delle tante pagine oscure della nostra Repubblica, con un indagine bibliografica e documentale puntuale i due autori aiutano il lettore a comprendere gli antefatti del famigerato "Governo Tambroni" forse meno noto del famigerato Scelba agli Interni ma più pericoloso per la nostra democrazia.
Libro molto interessante, descrive con accurata analisi un periodo della storia italiana particolare, periodo a volte analizzato e compreso male.
Tambroni, chi era costui? Oggi il suo nome è praticamente dimenticato, ma negli anni '50 era uno dei più importanti uomini politici italiani. Marchigiano, nei primi anni '20 si era iscritto al Partito Popolare che aveva lasciato poi, minacciato dai fascisti, per entrare nel partito mussoliniano e diventarne centurione della Milizia. Finita la guerra, rientra nel Partito Popolare, diventato nel frattempo DC, e spadroneggia nelle Marche avendo un gran numero di elettori. Si fa strada passando da una corrente all'altra, ma dandosi una patina di centrosinistra, disponibile al dialogo con il Psi. Brigando aiutato anche da importanti esponenti della gerarchia vaticana, riesce ad arrivare al Ministero degli Interni, che guida con mano sicura e riempendo gli archivi di schede personali sui principali esponenti politici in modo da averli sempre sotto pressione di ricatti. Nel '60, al culmine di un'ennesima crisi di governo, si fa dare dal presidente della Repubblica l'incarico di presidente del Consiglio; ma riceve solo l'appoggio della estrema destra fascista del Msi. Questa, ringalluzzita, convoca il proprio Congresso nazionale a Genova, città martire della Resistenza al nazifascismo. Da lì inizia una continua protesta in molte piazze italiane con morti fra i dimostranti e feriti tra le forze dell'ordine. Spesso vengono usate cariche a cavallo indiscriminate (fra queste si distingue la futura medaglia d'oro di equitazione colonnello D'Inzeo) e sparatorie ad altezza d'uomo. Tambroni cerca disperatamente di restare a galla, nonostante praticamente tutta la Dc gli si rivolga contro. Cerca l'appoggio delle forze armate e si rischia così una guerra civile. Finalmente Tambroni accetta di dimettersi; alle successive elezioni non viene nemmeno inserito tra i possibili nuovi deputati. Probabilmente a causa di questo ennesimo dispiacere, Tambroni muore improvvisamente d'infarto. Naturalmente il funerale sarà un funerale in cui tutti "lo rimpiangeranno".
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