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«La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L'ignoranza è forza.»
1984. Il mondo è diviso in tre superstati in guerra fra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. L'Oceania, la cui capitale è Londra, è governata dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la psicopolizia che interviene al minimo sospetto. Tutto è permesso, non c'è legge scritta. Niente, apparentemente, è proibito. Tranne pensare. Tranne amare. Tranne divertirsi. Insomma: tranne vivere, se non secondo i dettami del Grande Fratello. Dal loro rifugio, in uno scenario desolante, solo Winston Smith e Julia lottano disperatamente per conservare un granello di umanità...
Un libro stupendo. Un libro disturbante e pieno di verità, una sorta di rivelazione che accompagna il lettore per tutta la sua lettura. Seguiamo la vicenda vista da Smith, il cosiddetto personaggio principale, colui che mentalmente si ribella al Grande Fratello, colui che ci mostra la sua vita e che ci fa capire quanto le menti vengano contagiate dal governo che si trova descritto nel libro. Una lettura che sono felicissima di aver recuperato e che mi domando perché io non l'abbia letto prima. Se siete incerti ad approcciarvi a questa lettura, vi consiglio veramente di recuperarla!
Voto: 10 Un pugno nello stomaco. Lascia senza respiro. Un continuo crescendo che ti mantiene incollato alle pagine. Che dire? Ci sono già moltissime e autorevolissime recensioni su questo libro, quindi a me basta soltanto aggiungere una cosa: Leggetelo.
«Libertà è la libertà di dire che 2 + 2 = 4. Garantito ciò, tutto il resto ne consegue naturalmente». Leggere 1984 è difficile. É difficile leggerlo senza riflettere e senza temere che fatti analoghi possano avverarsi. É difficile leggerlo senza pensare che in minima parte qualcosa dei fatti narrati si sia realizzato o si stia realizzando a nostra insaputa. Non è tanto il Grande Fratello televisivo degli ultimi anni a richiamare il Big Brother del romanzo (sebbene il nome del format televisivo sia ispirato al racconto di Orwell), ma l'onnipresenza di una struttura dell'informazione e della comunicazione nella vita odierna (si pensi ai social network, all'e-banking, la posta elettronica, l'e-commerce e quant'altro). E perché non Facebook? Facebook non è un Grande Fratello? Sicuramente Facebook non è l'unico. Esiste Google, esiste Twitter, esiste Wikipedia, che controlla la "conoscenza" (su Wikipedia vi invito a leggere il saggio di Miguel Gotor, L'isola di Wikipedia. Una fonte elettronica, in Prima lezione di metodo storico, a cura di Sergio Luzzatto, Roma-Bari, Laterza, 2010, pp. 183-202). Questo discorso vale per tutti i social network. Sicuramente non c'è un solo occhio che osserva, ma migliaia sono spalancati e scrutano e sanno cosa fai, con chi sei, chi sei. E Facebook riesce a sapere anche cosa pensi, cosa ti piace, cosa organizzi il sabato sera e dove sei. Bene. Quello che è stupefacente – e qui Orwell è sufficientemente lungimirante (il romanzo è stato scritto nel 1948!) – è che nulla di ciò avviene sotto coercizione, ma è un processo mentale lento, che è difficile contrastare, perché indolore, silenzioso e apparentemente innocuo. L'unico modo per restare in guardia è leggere. L'unico modo per restare in guardia è non cedere alle esemplificazioni della realtà. É inutile commentare, bisogna leggerlo.
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