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A futura memoria (se la memoria ha un futuro)
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A futura memoria (se la memoria ha un futuro) - Leonardo Sciascia - copertina
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A futura memoria (se la memoria ha un futuro)

Descrizione


«E direi che il dato più probante e preoccupante della corruzione italiana non tanto risieda nel fatto che si rubi nella cosa pubblica e nella privata, quanto nel fatto che si rubi senza l'intelligenza del fare e che persone di assoluta mediocrità si trovino al vertice di pubbliche e private imprese. In queste persone, la mediocrità si accompagna ad un elemento maniacale, di follia, che nel favore della fortuna non appare se non per qualche innocuo segno, ma che alle prime difficoltà comincia a manifestarsi e a crescere fino a travolgerli. Si può dire di loro quel che D'Annunzio diceva di Marinetti: che sono dei cretini con qualche lampo d'imbecillità: solo che nel contesto in cui agiscono l'imbecillità appare - e in un certo senso e fino a un certo punto è - fantasia. In una società bene ordinata non sarebbero andati molto al di là della qualifica e mansione di "impiegati d'ordine"; in una società in fermento, in trasformazione, sarebbero stati subito emarginati - non resistendo alla competizione con gli intelligenti - come poveri "cavalieri d'industria; in una società non-società arrivano ai vertici e ci stanno fin tanto che il contesto stesso che li ha prodotti non li ringoia.»

Molto infastidiva Sciascia l'essere considerato un «mafiologo»: «Sono semplicemente uno che è nato, è vissuto e vive in un paese della Sicilia occidentale e ha sempre cercato di capire la realtà che lo circonda, gli avvenimenti, le persone» diceva. Così come lo infastidiva quell'«intuizione di letterato» che, nel migliore dei casi, gli veniva attribuita allorché scagliava taglienti ed eretiche verità contro il «folclore tenebroso» in cui venivano di solito assunti i fatti di mafia. Tirare il collo alla retorica e alla mistificazione, questo gli premeva. E regolarmente i suoi articoli scatenavano furenti polemiche - se non l'accusa, infamante, di fare «il gioco della mafia». Sicché non gli restava che citare l'amato Savinio: «avverto gli imbecilli che le loro proteste cadranno ai piedi della mia gelida indifferenza». Il fatto è - come dimostrano gli interventi qui radunati, fra cui quello sui 'professionisti dell'antimafia' - che Sciascia è lo scrittore italiano cui più che a ogni altro si attaglia l'aggettivo «scomodo»: che prenda posizione sulla morte di Calvi o sull'assassinio del generale Dalla Chiesa o sul caso Tortora o sul maxiprocesso di Palermo e sulle testimonianze di Buscetta e Contorno o, infine, sul rischio che l'antimafia si trasformi in strumento di potere, non potremo che riconoscere fino a che a punto sia rimasto fedele alla definizione che nel 1977 dava dell'intellettuale: «uno che esercita nella società civile ... la funzione di capire i fatti, di interpretarli, di coglierne le implicazioni anche remote e di scorgerne le conseguenze possibili. La funzione, insomma, che l'intelligenza, unita a una somma di conoscenze e mossa - principalmente e insopprimibilmente -dall'amore alla verità, gli consentono di svolgere».
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Dettagli

2017
9 marzo 2017
205 p., Brossura
9788845931499
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Indice

Indice

Introduzione

I. «L'Espresso», 7 ottobre 1979

II. «Corriere della Sera», 7 gennaio 1980

III. «L'Espresso», 27 aprile 1980

IV. «L'Espresso», 21 settembre 1980

V. «Il Globo», 24 luglio 1982

VI. «Corriere della Sera», 25 agosto 1982

VII. «Corriere della Sera», 19 settembre 1982

VIII. «Corriere della Sera», 8 ottobre 1982

IX. «L'Espresso», 20 febbraio 1983

X. «L'Espresso», 6 marzo 1983

XI. «L'Espresso», 15 maggio 1983

XII. «Corriere della Sera», 7 agosto 1983

XIII. «Corriere della Sera», 14 ottobre 1983

XIV. «Corriere della Sera», 2 settembre 1984

XV. «Corriere della Sera», 3 agosto 1985

XVI. «Corriere della Sera», 16 febbraio 1986

XVII. «Corriere della Sera», 23 febbraio 1986

XVIII. «Corriere della Sera», 1° marzo 1986

XIX. «L'Espresso», 16 marzo 1986

XX. «Corriere della Sera», 18 aprile 1986

XXI. «L'Espresso», 11 maggio 1986

XXII. «Panorama», 7 settembre 1986

XXIII. «Corriere della Sera», 2 gennaio 1987

XXIV. «Corriere della Sera», 10 gennaio 1987

XXVI. «Corriere della Sera», 14 gennaio 1987

XXVII. «L'Espresso», 25 gennaio 1987

XXVIII. «Corriere della Sera», 26 gennaio 1987

XXIX. «Corriere della Sera», 27 dicembre 1987

XXX. «La Stampa», 6 agosto 1988

XXXI. «L'Espresso», 28 agosto 1988

XXXII. «La Stampa», 11 novembre 1988

Nota al testo di Paolo Squillacioti

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Elena
Recensioni: 5/5

Una raccolta degli interventi più incisivi di Leonardo Sciascia,pubblicati sui principali quotidiani nazionali tra il '79 e l'88. I temi trattati sono svariati:il caso Tortora e la responsabilità civile dei giudici,Borgese,Quasimodo e Cervantes,ma anche la morte del banchiere Calvi a Londra e il maxiprocesso alla mafia a Palermo nell'86 con Buscetta testimone per l'accusa. Gli articoli che più mi hanno scosso ed appassionato sono stati: quello relativo all'impossibilità degli associati di passare dalla parte dello Stato nelle famiglie mafiose e nei nuclei delle BR e l'utilizzo della lotta alla mafia come strumento di ricerca del consenso durante il fascismo. Tutti ,comunque, denunciano la appassionata ricerca della verità di Sciascia e la sua natura di intellettuale raffinato che svela con la sua penna affilatissima le possibili implicazioni nascoste di ogni vicenda e ciò che potrebbero comportare per la società italiana. Anche chi non concorda con lui sulla totalità dei poteri acostituzionali concessi ai professionisti dell'antimafia o sulla promozione del giudice Borsellino alla procura della repubblica di Marsala o ancora sull'operato del generale Dalla Chiesa,non può non riconoscergli la solida onestà intellettuale ed inchinarsi davanti al talento di uno scrittore impareggiabile per stile e capacità analitiche. Assolutamente da leggere.

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Claudio
Recensioni: 5/5

Raccolti degli scritti giornalistici di Sciascia in un ottimo testo come solo Adelphi sa fare. Sciascia critico è uno degli scrittori più originali del secolo scorso, perfettamente siciliano nel suo stile analitico.

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Sonia
Recensioni: 4/5

Raccolta di articoli pubblicati su settimanali e quotidiani dalla fine degli anni '70 all'88. Sciascia non aveva peli sulla lingua e le sue analisi e conclusioni provocavano risentimenti, che portavano anche a scontri giornalistici

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Leonardo Sciascia

1921, Racalmuto

Leonardo Sciascia è stato uno scrittore e uomo politico italiano. Esordisce sotto il segno di una prosa poetica (Favole della dittatura, 1950; La Sicilia, il suo cuore, 1952) che lascia però presto il passo ad una vena che si rivelerà per lui più feconda. A dire dello stesso Sciascia, la sua cifra più autentica affonda infatti le radici in «una materia saggistica che assume i modi del racconto». Questa direzione è subito evidente fin da Le parrocchie di Regalpetra (1956) e Gli zii di Sicilia (1958), che mostrano come gli spunti di cronaca isolana si sappiano fare pretesto e cornice per indagare sul costume sociale e le sue degenerazioni.Esempi ancor più compiuti in tal senso saranno Il giorno della civetta (1961) e A ciascuno...

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