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A Tv spenta. Diario del ritorno - Mario Lodi - copertina
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Descrizione


Sul filo della memoria, come in un diario che talora si interrompe, Mario Lodi riflette sui film cui ha assistito, sulle mostre visitate, sugli amici incontrati, sui ricordi accantonati, sui sapori e i profumi della natura, sulle dichiarazioni di personaggi famosi. Rilegge grandi eventi e piccoli fatti privati sottolineando come, quando si spegne l'invadenza del piccolo schermo, d'improvviso i particolari della vita tornano a splendere dando rilievo ai significati profondi di ogni cosa.
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Dettagli

2002
Tascabile
26 febbraio 2002
VIII-195 p.
9788806161873

Voce della critica

Questo libro, che nelle intenzioni dovrebbe essere un diario, è in realtà una cronaca delle esperienze intellettuali e umane del maestro di Vho. La differenza che passa tra la forma diaristica e il genere della cronaca segna il nodo irrisolto di questo lavoro. Perché qui Lodi, a differenza di tante altre sue prove narrative, non riesce ad affrancarsi dal desiderio di chiudere ogni sua riflessione dentro uno sfondo morale. I fatti, gli incontri, i quotidiani accidenti si snodano sul filo di un tentativo forte di trasfigurazione perdendo così la naturalezza di una registrazione più stringente e meno metonimica. Si potrebbero piuttosto richiamare i Pensieri di Joseph Joubert, ma il tentativo di Lodi è quello di sostituire con l'esercizio della scrittura l'evidenza della realtà. La premessa è il presupposto e il fine: oscurata la tv, nella quale l'uomo di scuola degli anni cinquanta aveva visto un mezzo di capillare informazione e uno strumento didattico, si fa ritorno, come dopo un vero naufragio, alla pienezza del contatto con le cose. "Il distacco (...) mi portò a riscoprire il dialogo con le persone vere, che parlano la mia lingua con calore, e vivono in un microcosmo di relazioni concrete e sentimenti veri: il mondo che avevo abbondonato per seguire ombre parlanti del video, e nel quale emergevano ricordi accantonati (...) l'aria fresca sul viso, i sapori e i profumi delle cose, il dolore e la felicità delle persone vive".

Ed eccole allora le persone vive: Afro Somenzari, strampalato patafisico, i pittori Nespolo e Baj, Rita Levi Montalcini, la mestra Lia, il regista Enzo D'Alò, il clown dei bambini di Bucarest Miloud, Oliviero Toscani e con loro tanti bambini, ascoltati con passione, con sensibilità. Mario Lodi, dunque, ha spento la televisione per cercare la verità. Per chi invece è rimasto ancora stregato dalle sirene mediatiche queste gallerie di volti e di esistenze radicali non significano nulla. Bisogna insomma cambiare vita e ascoltare con rinnovata pazienza perché "finalmente dopo tanta siccità verrà la pioggia" e ad ogni vita sapremo attribuire il valore di una parabola. Una riflessione. I tempi laici di C'è speranza se questo accade a Vho e di Cominciare dal bambino, quando le prime dichiarazioni sulla centralità del bambino e sulle sue istanze riuscivano a scardinare i ruoli e le cristallizzate gerarchie della scuola elementare, sembrano davvero lontani. La forza di allora declina nel vuoto di un oggi che offre stereotipi al contrario: trappole, in fondo, in cui finisce per cadere un Lodi ancora ingenuo.

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Conosci l'autore

Mario Lodi

Mario Lodi (1922-2014) è stato un pedagogista, scrittore e insegnante italiano. Le sue metodologie educative furono inizialmente ispirate da quelle di Célestin Freinet, seguendo un indirizzo che lo fece diventare esponente del Movimento di cooperazione educativa, un gruppo di insegnanti ed educatori con l’obiettivo di adeguare l’insegnamento nella scuola pubblica ai principi della Costituzione repubblicana. In ventidue anni d’insegnamento ha scritto molti libri: fiabe e racconti (Bandiera, Cipì, La mongolfiera) ma anche opere basate sulle sue esperienze pedagogiche (Il Paese sbagliato, Cominciare dal bambino, La scuola e i diritti del bambino). Dopo essere andato in pensione, Lodi ha continuato la sua attività in campo educativo e nel 1989 ha ottenuto...

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