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Acqueforti di Buenos Aires
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Acqueforti di Buenos Aires - Roberto Arlt - copertina
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Acqueforti di Buenos Aires

Descrizione


Scritte nel 1933 le "Acqueforti di Buenos Aires" raccolgono immagini e percezioni della metamorfosi della capitale argentina in metropoli moderna. Arlt richiama nel titolo la stupefacente esattezza e la portata narrativa delle piccole acqueforti in voga nel Seicento, a opera di grandi pittori come Rembrandt: il linguaggio asciutto e il registro essenziale rendono alla narrazione la stessa sottile stilizzazione e l'attenzione ai particolari. Borseggiatori, mendicanti, oscure presenze e gente comune formano un affresco a tinte forti in cui Arlt mette in dubbio la necessità e le modalità della modernizzazione: l'arrivo della corrente elettrica, il telefono, gli edifici nuovi che non riconoscono più a quelli vecchi alcuna funzione pratica né decorativa, ridotti a ruderi di un passato che si rifiuta di essere cancellato, ma che pare non voler prendere parte alla costruzione del futuro. Con accenti talvolta grotteschi Arlt applica lo "sguardo dell'outsider"; lucido, addolorato e ironico insieme, osserva il corpo stesso della città, che si fa essere pulsante, e nella sua trasformazione inghiotte e sputa parti di materia che lo circondano e che ne costituiscono l'essenza più vera.
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Dettagli

2014
24 settembre 2014
304 p., Brossura
9788861101098

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gil
Recensioni: 5/5

lettura facile, originale ed intelligente, una porta per passare ad altri scritti più ostici e talora troppo duri di questo strano autore sospeso tra Germania ed Argentina. Poche pagine per ogni acquaforte per il piacere del pensiero sintetico.

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rejectedfrogs
Recensioni: 4/5

Nelle sue Acqueforti di Buenos Aires, interventi pubblicati su El Mundo a partire dal 1928, ora raccolti in un'antologia pubblicata in Italia nel 2014 da Del Vecchio, Roberto Arlt alterna come sempre momenti di cinismo e altri di altissima poesia. Il misconosciuto autore elabora un ritratto della vita quotidiana della sua città negli anni Venti e Trenta del XX secolo, tratteggiando in poche pagine numerosi "tipi" di Buenos Aires: il furbo e il truffatore, la sartina e il pettegolo, il politicante e l'innamorato; nemmeno lo scrittore riesce a sfuggire al suo occhio impietoso. Come sempre, trovo che parlare a lungo di Arlt sia una perdita di tempo; se non lo si legge, non si può capire la sua abilità di comprendere in profondità l'essere umano nelle sue molteplici espressioni. Arlt è morto a soli 42 anni, altrimenti chissà quanti altri capolavori ci avrebbe regalato. Intanto, mi permetto di citare un brano tratto da Il piacere di vagabondare: "sono giunto alla conclusione che chi non trova l'universo intero racchiuso nelle strade della sua città, non troverà mai una strada interessante in nessuna città del mondo. E non la troverà perché il cieco a Buenos Aires è cieco a Madrid e a Calcutta? Ricordo perfettamente che i testi scolastici descrivono i signori o signorini che gironzolano come futuri scioperati, ma io ho imparato che la scuola più utile alla ragione è la scuola della strada, strada dura, che lascia nel palato un sapore agrodolce e che insegna tutto ciò che i libri non dicono mai. Perché, disgraziatamente, i libri li scrivono i poeti o i cretini."

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Roberto Arlt

1900, Buenos Aires

Figlio di immigrati europei (il padre prussiano, severissimo), fin da bambino si ribella alla rigida educazione familiare. A sedici anni lascia i genitori e vive senza fissa dimora per le strade di Buenos Aires. Lavora come meccanico, imbianchino, operaio portuale, commesso e intanto studia da autodidatta. Poi comincia a collaborare a qualche giornale e infine diventa giornalista a tempo pieno. Il suo primo romanzo, "El juguete rabioso" (Il giocattolo rabbioso) esce nel 1926 ed è la storia più o meno autobiografica della sua adolescenza nella caotica e affascinante Buenos Aires dei primi anni Venti. Tre anni dopo, "Los siete locos" (I sette pazzi) viene esaltato da alcuni come un capolavoro, ma anche bollato da altri come «scritto male». Nel 1931 esce il sequel...

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