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Anno edizione: 2019
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Narratore notturno, Corrado Alvaro offre con questa raccolta alcune delle sue pagine più belle e significative, capaci di gettare una luce solare sugli incubi del nostro tempo.
«Non leggete Alvaro solo in superficie: è ricco specialmente il sottosuolo di questo scrittore calabrese che negli anni Venti è penetrato con più di un racconto dove arriva solo la maggiore narrativa europea» – Walter Pedullà
Questo è a suo modo un libro molto femminile ed è spesso una donna la protagonista dei trentatré racconti che lo compongono. Sono donne un po' maghe: leggono nella mano il destino e vedono cose su cui per pietà tacciono. Spesso intuiscono un futuro drammatico che sfugge agli uomini. E si ribellano, anche: alcune non accettano di vivere nell'arretratezza culturale e civile in cui si trovano, altre si trincerano dietro un silenzio accusatorio, o ancora si abbandonano al pianto come unico mezzo per denunciare padri e padroni. Sono figure che interpretano la tragedia laddove gli uomini si possono ancora permettere di fare la commedia. In questi racconti trovano spazio tutti i temi cari all'autore: città e campagna, storia e natura, cultura moderna e primitivismo, progressismo ed eterno ritorno, racconto saggistico e lirismo, innovazione linguistica e nostalgia di un passato non massificato. Alvaro, narratore notturno, offre con questa raccolta alcune delle sue pagine più belle e significative, capaci di gettare una luce solare sugli incubi del nostro tempo.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Si tratta di una raccolta di 33 racconti pubblicati nel 1929 (tra i quali c’è quello che dà il titolo al libro), nei quali c’è frequentemente una donna come personaggio principale. Donne come quelle che leggono il destino sulla mano, che pur percependo la tragicità del destino di un uomo, per questo non dicono nulla, donne che insorgono per contrastare l’arretratezza culturale nella quale sono costrette a vivere, oppure non dicono nulla accettando il pianto come unica consolazione e denuncia del loro stato, avvilito da padri e padroni. Fine narratore, Alvaro, tratteggia personaggi che si muovono tra città e campagna, mettendo in risalto sia il progresso quanto l’arretratezza, l’ignoranza, dove si intravede anche una nostalgia per il passato, ma pure una denuncia sociale per quelle persone che hanno vissuto in ambienti collettivi difficili da mutare.
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