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“Tutte e tre incollate a quella panchina vedemmo l’alba, consapevoli di come si stesse concludendo per me, con un’altra morte, un’epoca travagliatissima e di come quella stessa tragica fine mi stesse spingendo a calci verso un futuro carico di incertezze e di passi gravosi da affrontare”. Lasciate perdere il suggestivo scenario di Palazzo Donn'Anna a Posillipo e concentratevi su copertina, titolo & autrice, perché questo è un romanzo stupendo e se amate le storie forti (quelle capaci di emozionare), non potete lasciarvelo sfuggire! Per quanto mi riguarda, mi è bastato leggere poche righe per capire che questo libro sarebbe arrivato dritto al cuore. La scrittura di Nunzia Volpe è bellissima, graffiante, profonda, ti crea un vuoto dentro e poi te lo ricolma. Quando poi mi sono addentrata nella storia sono rimasta a bocca aperta, perché è una storia dura, cruda, che mi ha davvero sconvolta (come poche altre). Parla di violenze familiari, di un "amore" malato, di una bambina che senza colpa alcuna si è ritrovata a nascere in una famiglia disastrata. Ma parla anche di un amore puro, grandissimo e bellissimo che sarà la redenzione di questa bambina poi diventata ragazza. "Apri gli occhi adesso... amore mio... Li spalancai, come chi apre la bocca dopo una lunga apnea, affamata d'ossigeno, scampata alla morte, e lei era lì, la mia aria, la mia vita, e vidi tutto il dolore del mondo nei suoi occhi di cielo, stupita di come il mio fango non li avesse insozzati, di come la mia pazzia non li avesse spenti. Azzurri, erano rimasti azzurri". Stavo per ultimarlo ieri sera, ma poi ho deciso di riservarmi gli ultimi capitoli all'indomani perché non ero pronta a sapere. E... ho fatto benissimo perché il finale è scioccante. Per ovvie ragioni non posso svelarvi altro, posso soltanto consigliarvi caldamente di leggere questo romanzo che schiaffeggia ma poi accarezza. ❤️
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