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Come ha dimostrato il fondamentale studio di Peter Brooks su L'immaginazione melodrammatica (1976; Pratiche 1985) la narrativa francese del XIX secolo è segnata con grande forza dalla presenza di elementi teatrali: la gestualità ma anche l'etica e il linguaggio dei personaggi di Balzac di Hugo di George Sand di Dumas padre porta impresso il ricordo dei mélodrames – drammi popolari in prosa a forti tinte – visti da questi scrittori nella loro infanzia e mai dimenticati. A ciò si aggiunge che tutti questi romanzieri scrissero anche per il teatro come d'altronde anche Alfred de Vigny Charles Nodier Théophile Gautier. Senza pretendere di affrontare direttamente il nodo problematico che salda romanzo e teatro nella Francia romantica questo volume di Elena Randi porta un utile contributo al dibattito sulla questione. Al suo centro sta il linguaggio del corpo e il modo in cui lo affrontano alcuni scrittori: da Stendhal che alla magia del gesto teatrale accompagnato dalla musica attribuisce un potere maggiore di quello del linguaggio articolato a Nodier che nelle pantomime delle marionette riconosce un suggestivo patrimonio mitologico e fantastico; da Balzac in possesso di una ben precisa filosofia del movimento umano a Gautier autore di celebri balletti intesi a esprimere secondo le sue stesse parole "la materia che si duole della pesantezza delle sue catene della corruttibilità delle sue forme e aspira all'ideale all'infinito all'eterno". La pantomima e la danza come momenti emancipativi dalla schiavitù del mondo terreno accomunano tutte queste diverse prospettive affrontate da Randi e si affermano plausibilmente in queste pagine come uno dei grandi ideali dell'immaginario romantico.
Mariolina Bertini
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