Gli anni del giudizio

Davvero un peccato che nessuno legga i grandi autori italiani del ventennio cinquanta-sessanta. Ginzburg-Bianciardi-Arpino-Cassola-Parise-Morante....chi li conosce? Eppure hanno tutti saputo unire sapienza stilistica, bellezza, e impegno sociale nel loro essere scrittori. Nel caso di questo primo successo di Arpino c’e soprattutto schietto impegno civile attraverso il doloroso e totalizzante percorso di passione politica di un giovane operaio roso fin quasi alla sofferenza fisica dal desiderio, destinato a rimanere tale, di veder trionfare in quel confuso dopoguerra i valori della resistenza. I fascismi riemergono in altre forme, più subdole e presentabili. Ineguaglianze e soprusi che i reduci partigiani credevano cancellate dalle battaglie sulle montagne del nord Italia sono ancora lì e, ciò che è più doloroso per il “puro” Ugo, nella quasi assoluta indifferenza dei cittadini chiusi per lo più nel loro mediocre quotidiano.