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Anno edizione: 2000
«Fui giovane e felice un'estate, nel cinquantuno. Né prima né dopo: quell'estate. E forse fu grazia del luogo dove abitavo, un paese in figura di melagrana spaccata; vicino al mare ma campagnolo; [...] e che angele ragazze si spenzolavano dai davanzali, tutte brune. Quella che amavo io era la più bruna.»
«Scrive Leopardi in un luogo della sua Storia del genere umano: "E Giove seguitò dicendo: avranno tuttavia qualche mediocre conforto da quel fantasma che chiamano Amore." Non diversamente il protagonista di queste pagine (lo stesso autore, forse; ma forse no, a dispetto della coincidenza onomastica), assediato dall'inverno in un albergo romano, rievoca, per medicina dei suoi accessi d'angoscia, antiche venture di cuore nel Sud, al tempo della gioventù. Ne risulta uno sdoppiarsi dell'io parlante in due città ed età diverse sotto due maschere alterne, in altalena perpetua fra abbandono e impostura, sfogo ingenuo e farnetico astuto. Un diario-romanzo, insomma, che via via può leggersi come ballata delle dame del tempo che fu, o come Mea culpa di un vecchio che vanamente si ostina a promuovere in leggenda, attraverso ilarotragici ingranaggi di parole, la sua povera "vita nova".» (Gesualdo Bufalino)
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Ogni volta che leggo Bufalino resto entusiasmato. Anche con "Argo il cieco" ti pone di fronte alla sua immensa cultura, ti parla della vita, dei sentimenti e del loro evolversi; e lo fa con una stile poetico e una ricerca raffinata, precisa e icastica della parola. In Bufalino ritrovo un concentrato di bellezza, quasi da rendere meno inarrivabile persino Proust.
Ho aperto questo scrigno e ne sono rimasta estasiata. Mi riferisco a questo romanzo da tratti agrodolci con note nostalgiche. Interessante la presenza dell’insegnante trentenne di Modica e del suo vissuto. Perfetta la resa stilistica.
Uno dei capolavori di uno scrittore immenso, una malia per gli occhi e la mente. Massima espressione letteraria di tutto il '900 italiano, in una parola: un fuoriclasse. D'accordo con chi in precedenza ha denunciato lo stato miserevole della narrativa contemporanea., a prescindere dal genere. E anche se sono un grande appassionato di letteratura fantastica, non posso non gioire di fronte a tanta bellezza, arte pura. E con grande meraviglia ho scoperto che nella raccolta di racconti "L'uomo invaso", il maestro si e' divertito a scrivere pure qualche raccontino fantastico, di grande fattura immaginifica e contenutistica, veri piccoli gioielli da far invidia a tanti scrittorucoli piu' o meno celebrati del famtastico contemporaneo.
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