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Aspettando i barbari - J. M. Coetzee - copertina
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Descrizione


Un magistrato bianco, che per decenni si è occupato degli eventi del piccolo insediamento di frontiera in cui vive, ignorando la guerra tra i barbari e l'Impero che pure incombe sulla cittadina, si trova all'improvviso a confrontarsi con la realtà: dapprima comincia a simpatizzare con i prigionieri angariati durante gli interrogatori, poi si innamora di una di loro, una barbara. Tanto l'amore quanto la dura condizione carceraria lo spingono a compiere, finalmente, un atto di ribellione.
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Dettagli

2005
Tascabile
198 p.
9788806173128

Valutazioni e recensioni

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GD
Recensioni: 5/5

Romanzo cupo: riguarda l'attesa, in qualche modo rimossa, di una catastrofe imminente che il "potere" cerca di scongiurare attraverso l'uso di una ferocia arida senza senso alcuno. I nemici sono i barbari che premono ai confini, nemici che non si vogliono conoscere per poterli disprezzare senza rimorso, ed usare per ogni sorta di umiliante corvée. Non è, ovviamente, arbitrario leggere in questa storia un'allegoria istantanea dei tempi che attraversava il Sud Africa di fine apartheid, arroccato in una stolida e sanguinaria politica di crimine quotidiano. C'è però anche altro, la storia assomiglia ad altre ineffabili metafore letterarie: tanto "Il deserto dei tartari" di Buzzati che "Il castello" di Kafka, solo che qui siamo dentro al castello, e non c'è altro che assenza di misericordia ed ostinazione nell' attaccamento ai simulacri del potere. La riflessione và oltre la storia: se c'è un Dio, non parla e non governa nemmeno, non ha piani e non lavora in una prospettiva superiore. Come un antropomorfismo rovesciato: l'anima è una cicatrice, non restano che violenza ed abuso.

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mara regonaschi
Recensioni: 5/5

Libro MERAVIGLIOSO: moderno inno all'integrità umana e all'integrazione , nel rifiuto di conservare o sfruttare un posto di potere che pregiudichi la coscienza o l'anima altrui, nella ribellione di amare la diversità ("Volevo vivere fuori della storia che l'Impero impone ai suoi sudditi, anche a quelli perduti. Non ho mai augurato ai barbari il fardello della storia dell'Impero"). Ma la rincorsa alla libertà e alla giustizia è dura e incerta, e implica disobbedienza e solitudine. Nella mancanza di ogni specificità geografica e storica del racconto (mai vengono citati date o luoghi) il premio Nobel Coetze enfatizza l'universalità dei temi della prevaricazione, della brutalità, del rifiuto della diversità e del pregiudizio ("Non sopportavo di vedere così confermata la litania di pregiudizi dei coloni, secondo cui i barbari sono pigri, immorali, sporchi e stupidi. Se la civiltà ha portato con sé la corruzione delle virtù barbare, e la creazione di una massa di persone asservite al vizio, allora sono contro la civiltà").

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Michael Moretta
Recensioni: 4/5

È la storia di un magistrato sudafricano che esercita il suo lavoro in un villaggio alla frontiera del Paese. Un giorno giunge al villaggio il colonnello Joll, inviato dalla capitale per verificare la voci secondo le quali i "barbari" starebbero preparando un attacco all'Impero. La tortura di due prigionieri da parte del colonnello, la conseguente partenza a caccia di altri prigionieri, che a loro volta verranno torturati, provoca una presa di coscienza da parte del magistrato. Da allora egli smette di comportarsi da fedele suddito e si trasforma in "traditore". Innanzitutto si invaghisce di una "barbara" e la prende con sè nel suo appartamento. Inizia un rapporto strano con questa donna, che quasi mai sfocia in qualcosa di sessuale ma rimane più che altro a livello mentale. Il magistrato ne è affascinato ed allo stesso tempo è ossessionato dalle torture compiute ai danni di questi indigeni che lei rappresenta, colpevoli solo di vivere nel territorio che l'Impero  non ha ancora conquistato.  Il destino del vecchio magistrato si compie quando decide di riportare la donna alla sua tribù di appartenenza. Viaggia per dieci giorni attraverso terre desolate e pericolose, perdendo cavalli, uomini e soffrendo condizioni atmosferiche impossibili. Alla fine incontra i "barbari", li vede, ci parla e restituisce la donna.  Al suo ritorno viene arrestato con l'accusa di avere complottato con i nemici ai danni dell'Impero. Comincia allora per il magistrato un degradante periodo di torture e privazioni. Viene picchiato, lasciato nudo nella sua cella, fatto sfilare nudo per la piazza del villaggio, deriso dalla gente, umiliato e lasciato appeso ad un albero per un giorno intero. Il magistrato non si arrende e quando i soldati vanno via ricomincia a vivere nella sua città saccheggiata e distrutta. Un libro sulla stupidità dell'uomo, sulla cattiveria e sull'ignoranza direi. Scritto come al solito in modo magistrale da un grandissimo autore. Davvero un bel libro.

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J. M. Coetzee

1940, Città del Capo

John Maxwell Coetzee è uno scrittore sudafricano di lingua inglese, ma di discendenza afrikaner. Nel 2003 viene insignito del Premio Nobel per la Letteratura.Nelle sue opere narrative ha attaccato il sistema dell'apartheid e condannato il colonialismo nei suoi vari esempi storici, trovando il giusto equilibrio tra esigenza di denuncia e attenzione alle necessità tecniche ed estetiche del romanzo. Il suo esordio letterario avviene nel 1974 con Deserto, al quale fanno seguito Nel cuore del paese (1977), Aspettando i barbari (1980), Storia di una fattoria africana (1983), Foe (1986).Coetzee esplora nuovi territori letterari con Il Maestro di Pietroburgo (1994), Torna all’attualità con il romanzo Vergogna (1999, vincitore del Booker Prize; pubblicato in Italia nel...

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