Le avventure di Augie March

Il titolo è già un programma, sono tante le avventure, e le disavventure, di Augie che le accetta così come vengono, con serenità e semplicità, anche le più pericolose e bizzarre; Bellow ci ipnotizza e ci "costringe" ad una lettura quasi compulsiva, senza interruzione, ma questo, d'altra parte, è un suo marchio di fabbrica.

Augie March è uno che si lascia vivere. Non è mai veramente artefice del suo destino, non fa delle vere e proprie scelte di vita e non persegue mete ambiziose. Portato dalla corrente e sfiorato dal destino, adattandosi agli schemi degli altri, si barcamena fra opportunità, imprevisti, interferenze e complicazioni. È uno fatto così. Docile e arrendevole tiene, oltre al basso profilo, egregiamente in piedi 687 pagine. Non fa certo la parte dell'eroe, e va bene così, tanto mica ne sentivo il bisogno. «Mio fratello Simon non era molto più vecchio di me, e lui e altri alla nostra età avevano già capito che c'era una vita da vivere e scelto la loro direzione, mentre io continuavo a girare in tondo.» Non che sia un romanzo che parte a razzo e che ti tiene incollato lì per ore, ma la zampetta di Bellow, su chi apprezza la sua scrittura, sortisce degli ottimi effetti: «Questa, dunque, è Venezia e dove mettiamo la macchina?»