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Lettura "demitizzante" nel senso di ricondurre il Compositore all'alveo della scrittura per parti senza particolare destinazione nella prospettiva della ricerca libera pura dell'arte. Per Buscaroli Bach non può essere inteso quale compositore religioso che piega gli strumenti sonori alla fede ( come avvenne con le generazioni dei Contrappuntisti fiamminghi sino a Palestrina e De Victoria).
Il libro è molto approfondito, ma Buscaroli ha il problema di essere eccessivamente prolisso (oltre mille pagine per dire le stesse cose che Candé aveva detto in cinquecento) e di avere il dente avvelenato contro gli altri musicologi. La superbia di Buscaroli, in molti tratti, mina la piacevolezza della lettura. A differenza di molti altri libri su Bach, questo non presenta alcun esempio musicale o immagine. Parlare di musica senza far vedere neanche uno spartito è abbastanza riduttivo. Non so, non sono pienamente soddisfatto. Se potessi tornare indietro, non lo ricomprerei.
Mamma mia.... la lettura di questo mattone ha le forme di un incubo... Ma scrivono tutti così questi musicologi? Al di là del rigore filologico ovviamente doveroso, mi chiedo se sia davvero necessario esprimere ogni concetto, ogni notizia storica, ogni fatto con questa sbalorditiva inettitudine letteraria, fatta di inutili orpelli retorici, di ghirigori insulsi e noiosi, che incancreniscono il periodo rendendolo bizantino e ottundente. Sentite qua: “Ma in Bach, tolti pochi casi, il simbolo è individuale e personale, non è tratto da una caserma di comparse retoriche, riconduce le sue casuistiche alla nomenclatura interna del suo spirito. Bach tratta il corale con la stessa devozione intima del libero esame in cui Beethoven scruta e soppesa le parole dell’Ordinarium, che ancora Haydn e Mozart, e lo stesso Bach, avevano trattato nelle forme e nello spirito della tradizione chiesastica, sia pur diversamente interpretandola e rinnovandola, quando ne estrae, con intenzione assolutamente liturgica, la parossistica invenzione della Missa solennis..” Vi giuro: per il 90% è tutto così… Poi, come se non bastasse, il nostro coltissimo e intellettualissimo autore inserisce spesso nel bel mezzo di una frase una bella parola in tedesco, o in latino (a volte interi periodi, ovviamente senza traduzione, neanche a piè di pagina) che vanifica lo sforzo di comprensione di cui già ci è creditore per la parte di periodo precedente; tutto questo ovviamente per farci notare, semmai l’avessimo dimenticato, il sommo livello culturale della fonte da cui ci stiamo abbeverando. Tralasciamo pure il continuo sminuire il lavoro dei suoi colleghi (sono affari tra di loro…) e l’impressione veramente fastidiosa di superbia che traspare da alcune sue prese di posizione; io amo Bach con tutto il mio cuore ed il mio cervello, e pensavo che la lettura di questo libro sarebbe stata una gioia preziosa e continua. Ma il sentimento prevalente è stato alla fine quello della stanchezza e della rabbia per l'occasione perduta.
Recensioni
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Questa biografia ha restituito a Johann Sebastian Bach la sua intera storia, la sua umanità, l'ansia, il gran carattere, la volontà di potenza, i suoi scopi d'artista, i suoi rapporti col mondo circostante, il passato e il futuro dell'arte. Un libro che rilegge e riscopre le fonti primarie, ridisegna le linee artistiche e familiari, e fu salutato da Ettore Paratore quale "punto fermo della bibliografia bachiana per l'instancabile, minuziosissima determinazione di ogni particolare biografico, modello stupefacente di diligenza, poderosa filologia...".
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