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Dettagli

1999
1 luglio 1999
368 p.
9788835946809

Voce della critica

-
recensioni di Natoli, C. L'Indice del 2000, n. 03

Questo volume traccia un ampio quadro storico del movimento comunista europeo, confrontandosi con la sua reale configurazione e prendendo le distanze dall'impostazione demonologica che dopo l'89, soprattutto in Francia e in Italia, è stata riproposta dagli storici e dai pubblicisti neoliberali, con l'indebita generalizzazione della categoria dello stalinismo all'intera storia delle idee e dei movimenti comunisti e con la loro riduzione ad unum alla luce di una presunta ideologia monolitica e "totalitaria".
Il contributo di Agosti si inserisce in una stagione ormai trentennale di studi sul movimento comunista che oggi disinvoltamente si vorrebbe cancellare e che si è rivelata invece ricchissima di risultati scientifici proprio perché ha saputo andare oltre le contrapposizioni manichee e le rappresentazioni statiche e monolitiche tipiche degli anni della guerra fredda, e ha saputo guardare alla realtà complessiva e alle diverse fasi della storia dei partiti e del Comintern, alle tensioni tra centralizzazione politico-organizzativa sul piano internazionale e radicamento nazionale dei singoli partiti, tra dimensione teleologica e dimensione "societale". Del tutto giustamente l'autore sottolinea che, analizzato sotto questo angolo visuale, il fenomeno del comunismo, o meglio dei comunismi, non è riducibile né a una "illusione" né alla "galleria di orrori dittatoriali e di miseria morale e materiale" a cui viene oggi spesso ricondotto. All'opposto, la realtà che esso rivela è quella di un "movimento collettivo che ha riguardato la vita di milioni di persone e che ha assunto con gli anni un carattere sempre più differenziato e meno unitario; che ha inciso in profondità sulla storia delle relazioni internazionali e in quella dei singoli paesi, intrecciandosi nelle forme più varie alle specificità della loro tradizione nazionale e della loro conformazione sociale.
Per la verità, l'impianto analitico del volume tendente a ricostruire in sequenza le vicende di tutti i principali partiti comunisti nelle varie fasi della loro storia e nelle diverse aree dell'Europa fornisce un prezioso quadro informativo d'insieme attento non solo alle strategie politiche, ma anche alle strutture organizzative, alla composizione sociale, alla geografia elettorale, ma rischia anche talvolta di rimanere troppo interno all'universo considerato, a scapito di una sintesi critico-interpretativa unitaria che avrebbe forse meritato una trattazione più approfondita. Il filo conduttore dell'opera risulta nondimeno chiarissimo e può essere sintetizzato nel modo seguente. I partiti comunisti nacquero, si svilupparono e conobbero il loro apogeo in quella che Eric Hobsbawm ha definito "l'età della catastrofe", e costruirono le loro fortune più come protagonisti della difesa della dignità e dei diritti delle classi lavoratrici e di una trasformazione democratica della società (spesso non contemplata nella loro ideologia e nei loro programmi), che non sul terreno della conquista e della gestione del potere: nati sull'onda del messaggio di "un ordine nuovo di giustizia e di pace" legato alla Rivoluzione d'Ottobre, ma anche nel quadro del tramonto della civiltà liberale ottocentesca e della "crisi profonda e irreversibile" del movimento operaio dell'epoca della II Internazionale segnate dalla Grande Guerra, i partiti comunisti conobbero una fase travagliata di consolidamento, ma anche di ghettizzazione, nel corso della stabilizzazione e della bolscevizzazione degli anni venti, costruirono il loro più forte radicamento nazionale e sociale come componente più attiva e determinata dei grandi movimenti antifascisti di massa degli anni trenta, nello scenario segnato dalle catastrofiche conseguenze della "grande crisi", dal crollo dei sistemi liberal-democratici del centro Europa, dal mito dell'Urss e dall'espansione dei fascismi sul piano continentale, per poi consolidarsi su scala europea sotto la spinta politica e ideale dei movimenti della Resistenza e della nascita di una nuova democrazia sociale che vedeva il movimento operaio in un ruolo protagonistico.
Se i primi anni del dopoguerra rappresentarono l'apogeo dello sviluppo e del prestigio dei partiti comunisti anche in paesi dove in precedenza avevano avuto radici sociali estremamente deboli, la rinnovata "glaciazione" dell'Urss, la sovietizzazione forzata delle "democrazie popolari", la guerra fredda e la grande trasformazione dell'Europa occidentale con il piano Marshall, l'avvento dei sistemi di Welfare State e l'affermazione delle società dei consumi di massa, prima ancora che la rivoluzione informatica, ne scandirono l'inesorabile declino. In alcune aree geografiche tale declino fu estremamente rapido, in altre - dove più forte era il radicamento in settori significativi del movimento operaio, come in Francia, o dove, come in Italia, i comunisti seppero costituire il punto di riferimento per la difesa e lo sviluppo di una democrazia più aperta e più avanzata - esso fu più lento e persino attraversato da fasi di impetuosa crescita politica ed elettorale. Si potrebbe aggiungere che questo processo fu profondamente segnato dal fallimento di tutti i tentativi di fuoriuscire dallo stalinismo con una profonda riforma del sistema politico e del modello di sviluppo economico e sociale atta a restituire piena autonomia alla società civile, non meno che dai ritardi e dalle resistenze che contrassegnarono il distacco dei partiti comunisti dai paesi del "socialismo reale" e la mancata definizione di una identità politica e ideale alternativa. Non si può comunque non concordare con l'autore quando osserva che l'esaurimento storico del movimento comunista ha coinciso con il venir meno della sua "capacità di rappresentare una sfida e una alternativa storica al sistema economico capitalistico, anche se è lecito dubitare che esso sia in grado di risolvere, e forse anche solo di controllare, i drammatici squilibri che ha generato il suo sviluppo meglio di quanto lo fosse ottanta o settanta anni fa".

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Conosci l'autore

Aldo Agosti

Aldo Agosti è professore emerito di Storia contemporanea all’Università di Torino. Si è occupato soprattutto della storia del movimento socialista e comunista, italiano e internazionale. Tra i suoi lavori: Bandiere rosse (1999); Togliatti (2003), Juventus. Storia di una passione (con Giovanni de Luna, 2019); Il partito mondiale della rivoluzione (2009). Ha curato e diretto l’Enciclopedia della sinistra europea nel XX secolo (2000), collabora a diverse riviste italiane e straniere ed è membro della direzione della rivista “Passato e presente”.

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