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purtroppo la traduzione dall'originale francese all'italiano mostra molte imperfezioni che rendono oscuri numerosi passaggi e tolgono brillantezza al testo.
Come scoprire che alcune tra le più toccanti parole su Gesù siano state scritte da un ateo ...
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Come afferma Antonio Delogu nella sua introduzione, Bariona, tra le opere di teatro, di narrativa e di filosofia scritte da Sartre, rappresenta una vera e propria eccezione, non soltanto per il soggetto, il sacro, ma anche per il particolare contesto nel quale venne prodotta. Si tratta infatti di un racconto teatrale scritto dal filosofo quando questi era internato nel campo di prigionia di Treviri durante la seconda guerra mondiale e messo in scena, con la partecipazione dei compagni di prigionia e dello stesso Sartre, la notte di Natale del 1940. Narra la storia di Bariona, capo di un piccolo villaggio vicino Betlemme al tempo della dominazione romana della Giudea che, a seguito delle continue vessazioni inflitte al suo popolo, deciderà di non far nascere più bambini, al fine di sottrarli alle sofferenze a cui essi sarebbero stati fatalmente destinati. Sarà proprio la nascita del Messia la notte di Natale a fare abbandonare a Bariona il suo proposito e a convincerlo a intraprendere la lotta per liberare la sua terra dall'oppressore. Chiari sono qui i riferimenti di Sartre alla Francia occupata dai nazisti e l'invito, rivolto ai compagni di prigionia, a resistere e a lottare per la cacciata dell'occupante. Bariona è inoltre la testimonianza di un'intensa esperienza religiosa vissuta dallo stesso Sartre che, pur se circoscritta all'atmosfera di quel magico Natale del 1940, rappresenta certamente un momento di singolare confronto tra il filosofo e la fede, tanto da far ipotizzare a Delogu l'esistenza di una parentesi, di una pausa, nel tormentato percorso dell'ateismo sartriano.
Gianluca Vagnarelli
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