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Bartleby. La formula della creazione - Gilles Deleuze,Giorgio Agamben - copertina
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Bartleby. La formula della creazione - Gilles Deleuze,Giorgio Agamben - copertina
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Descrizione


Fin dalla sua pubblicazione nel 1853, "Bartleby lo scrivano" di Melville, "uno dei più bei racconti dell'epoca moderna", sta iscritto come un enigma sulla soglia della letteratura americana. La figura scialba e "incurabilmente perduta" dello scrivano che ha smesso di scrivere, ha letteralmente paralizzato i critici e tenacemente eluso ogni spiegazione. Qual è il messaggio che, senza mai proferirlo, egli sembra volerci significare con ogni suo gesto? E qual è il senso della formula che egli non si stanca di ripetere a ogni richiesta: "preferirei di no"? In questo libro, due filosofi, Gilles Deleuze e Giorgio Agamben, provano a misurarsi con l'enigma di Bartleby e a decifrare il senso della formula. In pagine straordinariamente dense l'autore dell'Anti Edipo scopre in Bartleby il paradigma della "natura prima" e, insieme, il rappresentante del "popolo a venire"; Giorgio Agamben legge nel "preferirei di no" dello scrivano la formula della potenza pura, l'algoritmo di un esperimento in cui il Possibile si emancipa da ogni ragione.
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Dettagli

Bis
2012
30 novembre 2011
89 p., Brossura
9788874624300

Valutazioni e recensioni

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alberto pierobon
Recensioni: 4/5

"I would prefer not to" (preferirei di no) cosa vuol dire? Più che il contenuto letterale rileva il procedimento messo in gioco (come nelle nevrosi), che già Melville praticava non solo linguisticamente. Ma che uomo è Bartleby? Chi sono e che senso assumono le altre persone coinvolte (avvocato e scrivani)? Siamo tra monomaniaci (demoni) e ipocondriaci (angeli) melvilliani guidati dalla preferenza del nulla, dove scegliere diventa il peccato prometeico per eccellenza. Siamo ad una formula cabalistica? Ad una nuova logica? Sin qui Deleuze. Più feconda analisi viene condotta da Agamben: parte dall'antica tavoletta di cera o foglio bianco dove.... il pensiero ha la potenza dell'atto? Cioè siamo all'esperienza delle possibilità tra il pensiero che si pensa e l'intenzione come potenza: volontà o necessità? Ma Bartleby con la sua formula "distrugge ogni possibilità di costruire un rapporto fra potere e volere, fra potentia absoluta e potentia ordinata. Essa è la formula della potenza", purificata da ogni ragione. Così mantenendosi nell'epoché del "non piuttosto" il linguaggio qui si fa angelo del fenomeno, diventa puro annuncio della sua passione. Siamo all'esperimento senza verità di Melville. Bartleby "si mantiene in bilico tra accadere e non accadere, tra il poter essere e il poter non essere". Altro interessante, accattivante, libro che porta altrove...

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alida airaghi
Recensioni: 4/5

A "Bartleby lo scrivano", pubblicato nel 1853, sono dedicati due saggi di Deleuze e Agamben editi per la prima volta da Quodlibet nel 1993, e riproposti dalla stessa casa editrice tre anni fa. In chiunque legga (o rilegga) il giustamente famoso racconto di Melville, rimane impressa nella mente una sorta di inspiegabile inquietudine nei riguardi della figura del protagonista, questo copista scialbo e catatonico, ostinato nella ripetizione di una ingiustificata e incomprensibile formula di rifiuto: «I would prefer not to». Deleuze e Agamben ci guidano nei loro interventi a sondare i meandri di una mente disturbata, (o forse profeticamente in rivolta), e di un atteggiamento di indifferente sospensione verso l'esistenza, indagando il senso della sua unica, ribadita risposta: e lo fanno in due modi differenti, il primo con strumenti linguistico-psicanalitici, il secondo ricorrendo a ipotesi più filosofiche. Deleuze, in una sapiente rivisitazione della narrativa melvilliana, attribuisce alla frase di Bartleby una agrammaticalità che rivela la sua anomalia, nella formula sospesa tra affermazione e negazione, in cui si può scorgere il prototipo del disadattamento moderno. Da parte sua, Giorgio Agamben esplora il significato dell'essere in potenza, così come è stato individuato da Aristotele in poi. La sua coltissima esplorazione del pensiero filosofico e teologico a partire dalle origini (non solo lo Stagirita, quindi, ma anche la cabala, Avicenna, il sufismo, Scoto Eriugena, Leibniz, per arrivare a Nietzsche, a Benjamin?) indaga «il pensiero che pensa se stesso», «il nulla come pura, assoluta potenza». L'irriducibile «preferirei di no» di Bartleby è una sospensione del giudizio, e riprendendo l'epoché degli scettici, non accetta e non rifiuta. Cosa annuncia, pertanto, con la sua formula caparbiamente ripetuta? Secondo Agamben esprime una rinuncia alla Verità, alla Legge, al Giudizio. In una nuova creazione del possibile, in una Palingenesi inverificabile.

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Conosci l'autore

Gilles Deleuze

1925, Parigi

(Parigi 1925-95) critico e filosofo francese. Nella sua opera si possono individuare due periodi. Nel primo si collocano prevalentemente studi di storia della filosofia: Empirismo e soggettività (Empirisme et subjectivité, 1953), Nietzsche e la filosofia (Nietzsche et la philosophie, 1962), Il bergsonismo (Le bergsonisme, 1966), Spinoza e il problema dell’espressione (Spinoza et le problème de l’expression, 1969), Logica del senso (Logique du sens, 1969) e il saggio Marcel Proust e i segni (M. Proust et les signes, 1964), che dà vita a un’interpretazione originale della Ricerca del tempo perduto, considerandola un’opera non sulla memoria ma sull’apprendimento: secondo D., il narratore mira alla scoperta della verità e non al...

Giorgio Agamben

1942, Roma

Giorgio Agamben era professore di estetica presso la Facoltà di Design e Arti dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia.Dal 1978 al 1986 ha coordinato per la casa editrice Einaudi l'edizione italiana delle Opere di Walter Benjamin. Con Homo sacer (Einaudi 1995) ha segnato una nuova direzione nel pensiero politico attuale. Ha pubblicato, fra l'altro, Stanze (Einaudi 1977); Infanzia e storia (Einaudi 1978 e 2001); Il linguaggio e la morte (Einaudi 1982); Idea della prosa (Feltrinelli 1985); La comunità che viene (Einaudi 1990; Bollati Boringhieri 2001), Homo sacer (Einaudi 1995), Quel che resta di Auschwitz. L'archivio e il testimone (Bollati Boringhieri 1998); Stato d'eccezione (Bollati Boringhieri 2003); La potenza del pensiero (Neri Pozza 2005), Il regno e la gloria....

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