Baudolino

Umberto Eco non è un grande autore. È invece sicuramente un burlone e un abile ingannatore, come ha provato in questo libro, che ho letto fino a metà, ovvero più o meno 250 pagine. Si tratta di un grosso romanzo picaresco, fatto di episodi e di incontri, che sono legati tra loro perché incatenati nella parte non detta della storia europea bassomedievale. Eco insomma fa finta che delle cose siano successe, e ti fa notare che per come le ha incastonate tu non puoi (probabilmente) dire che non siano successe, e quello è il gioco. Ma è un gioco che dura troppo. Se si comprimessero tutte le battute sugli escrementi, tutti i riferimenti bibliografici inservibili, le liste di parole astruse, i momenti di contatto con la storia vera a un numero per cui non sono ripetitivi si avrebbe forse un libro di 100 pagine. E quello sarebbe un libro interessante, con delle dimensioni adeguate rispetto al messaggio che porta. Ma invece sembra che Eco voglia provare scientificamente, con un romanzo, che si può scrivere una storia nelle parti vuote della storia. Non sperimentare, ma esaurire il genere con un libro. L’eccesso è sicuramente una nota negativa, in quanto la sensazione che il libro mi dà è di una compilation vertiginosa che vuole abbracciare tutto il basso medioevo da oriente a occidente nei margini di una storia. Troppo. Ti fa passare la voglia di leggere qualsiasi altra cosa, e non finisci mai di leggerlo. Eco vuole confrontarsi con i grandi autori del passato e vuole essere egli stesso un grande autore del passato, nel presente. Per questo, risulta anacronistico, e forse tradisce alcune cose scritte da egli stesso su cosa dovrebbe idealmente essere un testo. Umberto Eco è un autore ingombrante. Che sembra volerti sempre rinfacciare il fatto che tu sei nell’errore. Riguardo cosa, egli non specifica. Non il mio autore ideale senza dubbio, non so di chi possa esserlo.