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Bombardate Roma! Guareschi contro De Gasperi: uno scandalo della storia repubblicana
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Bombardate Roma! Guareschi contro De Gasperi: uno scandalo della storia repubblicana - Mimmo Franzinelli - copertina
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Bombardate Roma! Guareschi contro De Gasperi: uno scandalo della storia repubblicana

Descrizione


Sessant'anni fa il settimanale "Candido" di Giovannino Guareschi pubblicava due lettere datate gennaio 1944 e firmate da Alcide De Gasperi, in cui si esortavano gli angloamericani a bombardare Roma, affinché il popolo insorgesse insieme ai "nostri gruppi Patrioti". La polemica che ne scaturì, condotta sulle colonne di quotidiani e settimanali dell'epoca, si rivelò furibonda. C'era una sola domanda a cui nessuno sembrava rispondere in maniera convincente: De Gasperi le aveva davvero scritte, quelle lettere? A decidere, nell'aprile del 1954, fu il tribunale di Milano. La sentenza, pur rinunciando alla perizia grafologica, sancì la falsità delle missive e Guareschi fu condannato a un anno di reclusione. Il noto scrittore e vignettista rinunciò a ricorrere in appello e varcò le porte del carcere: sopporterà con fierezza la pena, ma ne uscirà indelebilmente segnato. La vicenda scosse in maniera profonda anche De Gasperi, costretto a difendersi di fronte all'opinione pubblica da un'accusa così infamante. Grazie alla scrupolosa analisi di una vasta documentazione inedita (conservata negli archivi di Alcide De Gasperi, di Giovannino Guareschi e di Giorgio Pisano), "Bombardate Roma!" delinea i contorni di una vicenda ancora avvolta nel mistero. L'indagine di Mimmo Franzinelli dimostra infatti l'esistenza di un "livello segreto", un piano messo a punto da un gruppo neofascista che ideò e fece costruire gli apocrifi. Conclude il libro un saggio della grafologa giudiziaria Nicole Ciccolo.
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Dettagli

2014
22 aprile 2014
240 p., ill. , Rilegato
9788804641025

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Renzo
Recensioni: 4/5
Un'accusa infamante

Sul settimanale satirico “Candido” del gennaio del 1954 apparvero due lettere risalenti al gennaio di dieci anni prima, firmate da Alcide De Gasperi, e con le quali si esortava gli angloamericani a bombardare Roma, con il preciso scopo di provocare l’insurrezione del popolo insieme ai gruppi di patrioti. Si può ben comprendere la potenza distruttiva di una simile notizia, considerato che Alcide De Gasperi era all’epoca eminente esponente della Democrazia Cristiana ed ex Presidente del Consiglio. Ne nacque una polemica furibonda, che interessò anche altri giornali; alla base c’era una domanda, alla quale nessuno sembrava in grado di rispondere, e cioè se effettivamente De Gasperi avesse sottoscritto quelle lettere. Apparve del tutto logica la querela sporta da De Gasperi, che negò decisamente di averle scritte e sottoscritte, e a decidere fu chiamato il Tribunale di Roma, il quale sentenziò che si trattava di un falso e senza necessità di ricorrere a una perizia grafologica, sulla base di elementi di certezza che non la rendevano necessaria. In particolare non si riusciva a capire come lettere inviate agli alleati, a uno in particolare che non aveva titoli per riceverle, fossero finite nelle mani di terzi. Con il tempo venne evidenziandosi un intricato complotto che aveva prodotto i falsi con l’evidente scopo di creare una gravissima crisi istituzionale, una sorta di colpo di stato, dietro il quale stavano esponenti dell’estrema destra fascista. La vicenda è intricata, ma Mimmo Franzinelli si destreggia molto bene riuscendo a parlarne approfonditamente e in modo chiaro sulla base, come di consueto, di solida documentazione. Fra l’altro allega al suo libro una perizia della grafologa giudiziaria Nicole Ciccolo, dalla quale emerge in modo inoppugnabile la falsità totale delle sottoscrizioni.

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Flavio57
Recensioni: 5/5
Libro solido e interessante!

Franzinelli chiarisce una vicenda nota ma non comprensbile. Lo fa esaminando una marea di documenti d'epoca, alcuni inediti, provenienti dalla stampa e dagli archivi De Gasperi e Guareschi. A questo si aggiunge l'analisi critica delle perizie calligrafiche dei documenti pubblicati da Guareschi. Senza dimenticare l'umana comprensione per entrambi i contendenti, ai quali questo libro é stato dedicato. Un libro di Storia molto ben fatto.

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Riccardo Alberti
Recensioni: 5/5

Pur adorando i personaggi di Don Camillo e Peppone, sia nella originale versione cartacea del simpaticissimo Guareschi, sia in quella cinematografica dell'impareggiabile duo Fernandel/Cervi, non condivido le idee del direttore del Candido del quale ammiro tuttavia la coerenza e lo spirito libero. Con riferimento poi allo scabroso caso esaminato con la consueta perizia storiografica dal Franzinelli non sussiste più dubbio alcuno che le lettere fossero il prodotto di truffatori, falsari e faccendieri riconducibili all'area neofascista. La condanna di Guareschi fu dunque inevitabile (diffamare un Presidente del Consiglio non può non essere considerato un reato grave), anche se l'umorista emiliano fu a sua volta vittima delle losche manovre degli autori degli apocrifi. Risibili e puerili le lagnanze dei simpatizzanti del regime mussoliniano che seguitano a stigmatizzare i bombardamenti angloamericani. Intendiamoci: San Lorenzo e Gorla costituiscono due delle pagine piu tristi e buie della storia d'Italia! Mio nonno, Vittorino Vertova, era ai tempi l'Ispettore Capo del Cimitero di Musocco e toccò a lui e ai suoi collaboratori ricomporre le salme straziate dei bambini della scuola milanese; la memoria di quel tragico evento costituisce quindi patrimonio indissolubile della memoria della mia famiglia. Ma tutto ciò sarebbe accaduto se l'Italia fascista non avesse proditoriamente aggredito una Francia in ginocchio? E l'Albania, la Jugoslavia, la Grecia e la Russia? (E che dire delle atrocità perpetrate ai danni delle inermi popolazioni civili di Libia, Etiopia, Spagna e Italia stessa [Marzabotto, Piazzale Loreto, Soragna...]). Dresda e Berlino sarebbero state rase al suolo senza Coventry, le V2 e Stalingrado? Gli attacchi al napalm su Tokyo e le atomiche di Hiroshima e Nagasaki ci sarebbero state senza la vile aggressione di Pearl Harbor, senza Bataan e Corregidor o la resistenza fanatica e suicida di Iwo Jima ed Okinawa? Ai fascisti di ieri e di oggi l'ardua sentenza...

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Voce della critica

  La storia italiana presenta un certo numero di episodi del genere di quello qui ricostruito da Franzinelli a sessant'anni esatti dalla morte di De Gasperi. E se, di recente, una banda di faccendieri ha organizzato, ai danni di Romano Prodi, le calunnie di Telekom Serbia, nel 1954 una dura campagna stampa colpì Alcide De Gasperi. Venne sostenuta, ma non architettata, dall'autore satirico (si pensi a don Camillo e a Peppone) Giovanni Guareschi, fra i padri del qualunquismo italiano. Di orientamento nazional-monarchico, dal suo fortino del "Candido" egli aveva fino allora attaccato quasi ogni giorno sia il Fronte emocratico opolare (chiamandolo FrO DE) e i "frontagni", ai suoi occhi null'altro che garibaldini fasulli al servizio dell'Urss, sia i democristiani, mettendo al tempo stesso sull'avviso proprio De Gasperi, in una lettera personale del 1948, sulla "banda di camorristi che si nascondono all'ombra dello scudo crociato". Nel 1951 fu condannato a otto mesi di carcere per una vignetta lesiva della dignità del presidente della repubblica Einaudi, i cui corazzieri sulle pagine del suo "Candido" (editore, Angelo Rizzoli) erano equiparati a bottiglie di Nebiolo; condanna sospesa per cinque anni a patto che non intervenisse un'altra denuncia. In quello stesso torno di tempo, Guareschi e De Gasperi si incontrarono a Cortemaggiore, finendo per discutere accanitamente senza intendersi su nulla, tanto che il primo paragonò il secondo a uno "sbirro austriaco di Maria Teresa", per giunta incapace di mettere fuori legge quelli che, in una lettera aperta, aveva chiamato "bolscevichi" e "parabolscevichi". Peraltro, nel 1953 il film tratto da Don Camillo non ottenne l'Oscar essenzialmente perché, secondo la Cia, troppo filoprogressista: non offriva forse una visione positiva della convivenza in Europa fra destra e sinistra? Veniamo ai fatti. Nel gennaio 1954 Guareschi, il quale durante la guerra era stato internato dai nazifascisti, con l'articolo Il "ta-pum" del cecchino (il riferimento andava ai franchi tiratori asburgici della prima guerra mondiale, quindi anche al trentino De Gasperi), denunciava la presunta spietatezza e quindi la cinica ipocrisia del politico Dc pubblicando due presunte lettere da lui spedite dieci anni addietro al tenente colonnello alleato Bonham Carter. Contenevano la richiesta di bombardare almeno l'acquedotto e la periferia di Roma (cosa che peraltro gli Alleati già stavano facendo senza troppe formalità) per accelerare il crollo hitleriano. La vicenda è ripercorsa da Mimmo Franzinelli non solo attraverso un'attenta analisi, ma anche con la discussione degli atti processuali e una nuova perizia calligrafica, realizzata da Nicole Ciccolo. Ne emerge un complotto che, quando il caso esplose, era in effetti già da anni in gestazione. Vi avevano preso parte uomini quanto meno singolari, dal finto marchese San Vicente y de Vargas Machuca (alias Aldo Camnasio), solerte contraffattore di titoli nobiliari, all'ex sottonenente delle Brigate Nere Enrico De Toma, passando per il consulente del Tribunale di Milano Umberto Focaccia, che nel caso delle lettere risulta autore di una perizia calligrafica dilettantesca. Affiora poi, con l'ampliarsi del ventaglio dell'analisi, un fitto reticolato repubblichino, con tanto di spie, quale motore iniziale di un piano diffamatorio finalizzato alla destabilizzazione politica, ma posto in essere a mero scopo di lucro con molto ritardo: tanto che già nel maggio 1953 Ferruccio Lanfranchi sul "Corriere della Sera" aveva denunciato il falso delle lettere. Quando però Arnoldo Mondadori, intenzionato a versare un milione e mezzo di caparra, fiutando lo scoop forse sulla scia del caso Montesi, ipotizzò di pubblicarle, si aprì la strada allo scandalo, con "Il Secolo d'Italia" affiancato a Guareschi nell'infuocata campagna antidegasperiana proprio mentre in Parlamento Fanfani non riusciva a mettere insieme un governo. De Gasperi, ritenendo "necessario il crisma della magistratura per distinguere tra libera critica e diffamazione libellistica", con signorile riluttanza portò Guareschi al processo e alla conseguente condanna (un anno di reclusione e centomila lire di multa, più gli otto mesi per la vignetta su Einaudi, riattivatisi secondo la legge), che l'istrionico dileggiatore avrebbe in buona parte (tredici mesi) scontato, uscendone distrutto. A suo sostegno si erano mossi in molti, da Sofia Loren a Walter Chiari, da Gino Cervi a Fernandel, da don Primo Mazzolari a Enzo Biagi, mentre sul fronte opposto Montale, fra amici, non esitò a definirlo "un genio", ma "dell'imbecillità". Riconoscente ai figli di Guareschi per l'aiuto offerto nella ricostruzione della vicenda e per la messa a disposizione dell'archivio personale del padre nei dintorni di Parma, Franzinelli ha prodotto uno studio rigoroso, di grande umanità verso entrambi i protagonisti della vicenda.   Daniele Rocca

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Conosci l'autore

Mimmo Franzinelli

1954, Cedegolo

Studioso del fascismo e dell’Italia repubblicana, componente del comitato scientifico dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione "Ferruccio Pari", è autore di numerosi libri, fra cui: per Bollati Boringhieri, I tentacoli dell’Ovra (1999, premio Viareggio 2000), Rock & servizi segreti (2010) e Autopsia di un falso. I Diari di Mussolini e la manipolazione della storia (2011); per Mondadori, L’amnistia Togliatti (2006), Il delitto Rosselli (2007), Beneduce. Il finanziere di Mussolini, con Marco Magnani (2009), Il Piano Solo (2010), Il prigioniero di Salò (2012), Tortura (2018); per Rizzoli, La sottile linea nera (2008). Con Feltrinelli ha pubblicato: La Provincia e l’Impero. Il giudizio americano sull’Italia di Berlusconi,...

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