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Bora. Istria, il vento dell'esilio
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Bora. Istria, il vento dell'esilio - Anna Maria Mori,Nelida Milani - copertina
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Bora. Istria, il vento dell'esilio

Descrizione


Mentre gli spettri dell’esilio e dell’intolleranza sembrano incombere nuovamente sull’Europa e sul mondo intero, appare più che mai necessario fare i conti con questa storia e con gli interrogativi che ancora la accompagnano, perché, scrive Guido Crainz nella prefazione, «ci parla anche (e talvolta soprattutto) dell’Italia.

Cos’è stato davvero l’esodo istriano del secondo dopoguerra? Come ha cambiato la fisionomia e le sorti di un territorio? E come ha stravolto le vite dei molti esuli e di quei pochi che scelsero di rimanere? Nemmeno il tempo è stato capace di cancellare il trauma subito, che via via è riemerso dalle pieghe della storia per andare incontro a una dolorosa rielaborazione. Anna Maria Mori, che con la famiglia lasciò la nativa Pola per l’Italia, ha sentito il bisogno di ripercorrere quelle vicende attraverso il confronto epistolare con Nelida Milani, che a suo tempo scelse invece di restare, rinunciando alla lingua, a molti affetti, alle consuetudini di un mondo che, con ferocia, veniva snaturato. Il dialogo che anima queste pagine restituisce intatta, a distanza di settant’anni, la condizione di estrema fragilità e spaesamento, il dolore di un popolo diviso, il sofferente vissuto di entrambe le parti: l’umanità dei «rimasti» e quella degli «andati». Gli aneddoti si confondono con la cronaca, le riflessioni si intrecciano alla memoria, in un viaggio dentro e fuori di sé, nei ricordi da confrontare con altri ricordi, e nei chilometri sulla costa o all’interno dell’Istria. Mentre gli spettri dell’esilio e dell’intolleranza sembrano incombere nuovamente sull’Europa e sul mondo intero, appare più che mai necessario fare i conti con questa storia e con gli interrogativi che ancora la accompagnano, perché, scrive Guido Crainz nella prefazione, «ci parla anche (e talvolta soprattutto) dell’Italia. Della sua insensibilità di allora e dei decenni che sono seguiti. Del suo non essere realmente nazione, perché altro sarebbe stato l’animo di una nazione vera».
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Dettagli

2018
25 gennaio 2018
255 p., Brossura
9788831728492

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Fraternali
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Volevo continuare a raccogliere notizie e racconti sulle triste vicende delle terre istriane dopo le foibe, ancora così incerte . Dopo il libro di Zecchi- Quando ci batteva forte il cuore e di Fulvio Tomizza- Materada-, la mia scelta è caduta su questo libro perché mi portasse dentro alle case e alle famiglie per conoscere le difficoltà di quel popolo, se restare o allontanarsi. Il libro offre una doppia testimonianza di veridicità, di confronto e di sensibilità al femminile. Oltre a questo andavo cercando una chiara cronologia dei fatti che andavano succedendo, per soddisfare la mia ricerca storica; l ho trovata i calce al libro, come appendice cronologica. Tuttavia la lettura mi ha dato un'altra dimensione della ricerca:potevo trovarla nel racconto del crescere delle paure, dei sospetti delle popolazioni che stavano trasformando quella piccola comunità di Pola. La conferma delle sofferenze dall'una all'altra dava la misura della comunione e della generalizzazione dei problemi. Dover diventare profuga per forza, senza una volontà autonoma, solo obbligata e incalzata dall'egoismo di quelli che cercavano un riscatto sociale con un vero sbandamento di idee e di mezzi sulle popolazioni precedenti;distruggere,allontanare,chiudere,annientare una popolazione con qualcosa di ingestibile o il nulla,vuol dire non avere a cuore né la propria né l'altri vita. Essere profuga ti perseguita a vita quando fuggi, quando ricostruisci altrove un'esistenza e devi sempre giustificare a te stessa quella parte di te che è rimasta altrove. "Forse se fossimo rimasti tutti nella nostra terra...". Qualcuno ora lo pensa ma allora era impossibile. La giornata del ricordo che si celebra ogni 10 febbraio ci aiuta a ricordare oltre alle troppe vittime delle foibe i tanti esuli giuliani e istriani che sono stati dimenticati o non conosciuti nel loro sacrificio.

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