Boyhood

Boyhood progetto ambizioso e per me riuscitissimo! Il regista Richard Linklater ha deciso di svilupparlo in 12 anni. Gli attori sono stati presi da bambini e ogni anno venivano riuniti per girare nuove scene. Il racconta la crescita di un ragazzo americano in un mondo pieno di quotidiane difficoltà. Ho apprezzato tantissimo la complessa quanto originale idea del regista. Mi sono affezzionata tanto ai personaggi , che ho visto cambiare e maturare insieme allo sviluppo della storia.

Progetto ambizioso e ben riuscito. Vedere crescere realmente gli attori è qualcosa che fa dimenticare di essere di fronte a una finzione. Questo film, infatti, non si limita a mostrare la crescita dei suoi protagonisti, esso rappresenta la vita stessa, con tutte le fasi che ognuno di noi ha affrontato, sta affrontando o che si accinge ad affrontare, e con tutti i suoi problemi, percepiti con più o meno intensità a seconda dell'età in cui si presentano. Ci si immedesima subito nei personaggi perché potrebbero essere ognuno di noi (un figlio, una madre, un padre, una sorella...).

Storia molto americana sulla famiglia e le sue evoluzioni. E man mano che la pellicola si snoda fra le vicissitudini dei personaggi e di un allargamento familiare, anche il tempo scorre inesorabile portando con se' il vero cambiamento che chiunque e' in grado di notare: gli attori invecchiano nel girarlo e questo e' il motivo evidente del premio assegnato. Anche perche' questa storia di vita e' una storia molto comune ed e' raccontata in maniera semplice e senza eccessi di genialita'. L'idea, invece, di girare un film in tempi molto lunghi e di mostrarlo palesemente e' originale ed apprezzabile ed e' probabilmente la prina volta che accade nella storia del cinema.