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Breve storia di lunghi tradimenti - Tullio Avoledo - copertina
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Breve storia di lunghi tradimenti - Tullio Avoledo - copertina
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Descrizione


Giulio Rovedo ha una moglie inflessibile e un impiego sempre più flessibile: travolto dalla madre di tutte le fusioni bancarie, viene sballottato da una scrivania all'altra e poi spedito, assurdamente, in un paese indonesiano. Al motto di "meno cose sai, meglio è per te", si trova a poco a poco invischiato in un complotto planetario e in una strana storia d'amore. E se in entrambi i casi tutti tradiscono tutti, forse a guidare il gioco è la stessa donna: quella che Giulio disprezza e adora, il suo capo. Al ritmo spedito di un'immaginazione debordante, esplosiva, riprendendo temi e personaggi dell'"Elenco telefonico di Atlantide" per proiettarli in una dimensione parallela, il nuovo romanzo di Avoledo racconta con spietata e umoristica precisione le miserie del nostro oggi, la vita e l'amore ai tempi dell'azienda.
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Dettagli

2007
13 marzo 2007
392 p., Brossura
9788806172220

Valutazioni e recensioni

3,54/5
Recensioni: 4/5
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Fabio
Recensioni: 2/5

Gli stessi protagonisti dell"Elenco Telefonico di Atlantide",ma una storia diversa,probabilmente in un universo parallelo,se possibile ancora più alieno e paranoico del precedente. C'è qualcosa che disturba in questa storia,che scorre stanca e malata con i suoi protagonisti,con una trama confusa e aggrovigliata senza alcuna logica,come l'esistenza e la vita secondo l'autore. Peccato che il tutto risulti poco convincente e anche noioso,con passaggi oscuri e incasinati che lasciano il tempo che trovano e il fantastico che emergeva gradualmente nell'"Elenco",qui non si intravede nemmeno.Uomini grigi e banali che vivono una vita non loro,ma di qualcuno che non compare mai e rimane sempre nell'ombra.

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Lina
Recensioni: 3/5

ottima prosa, buon ritmo, descrizioni non scontate...ma il finale è confuso, abborracciato. e in generale il romanzo strizza un po' troppo l'occhio al politically correct.

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Maurizio Ricci
Recensioni: 4/5

Anche questa volta Tullio Avoledo non delude; meno pirotecnico dell'"Elenco" e di "Mare di Bering", ma forse non è un male; alla fine esce un libro più equilibrato ed amaro, assai simile in ciò al precedente (e molto bello) "Stato dell'unione". Il protagonista delle storie di Avoledo è sempre lo stesso, un alter-ego dell'Autore; con le sue raffinate frequentazioni musicali e letterarie, la precisione o puntigliosità che ostenta (o che lo affligge suo malgrado) nel notare e sottolineare particolari e dettagli minimi: sia che ci venga presentato come avvocato/bancario o come pubblicitario, giudice internazionale, traduttore/compilatore di tesi, non siamo lontani dall'avvocato Guerrieri di Gianrico Carofiglio ....e da molti di noi cinquantenni "acculturati"! Forse anche per questo delineare perfettamente un tipo di personaggio nel quale riesco ad immedesimarmi senza nessuna fatica, questi due sono entrati di prepotenza tra i miei scrittori preferiti. Questo "Breve storia" lo consiglierei anche come primo approccio alla prosa di Avoledo. C'è anche qui qualche incongruenza interna nel "plot", ma non tale da inficiare clamorosamente il buon risultato finale. Un piccolo rilievo che lo stesso Giulio Rovedo avrebbe mosso: sulle linee aeree (perlomeno quelle Lufthansa, utilizzate dai protagonisti) non è possibile per una persona normale "accartocciare" il bicchiere dove vi viene servito il caffè...

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Voce della critica

Tullio Avoledo ha forse scritto uno dei romanzi migliori usciti in Italia nell'ultima stagione. Ormai non è più una novità scrivere romanzi aziendali, ma il thrilling che Avoledo ha costruito con sapiente cura dei dettagli non è una storia fine a stessa, obbediente alle regole del giallo (benché sia anche questo un giallo, ricco di emozionanti trovate narrative), perchè mette in evidenza con forza gli altissimi costi umani che produce la globalizzazione, troncando carriere e falcidiando senza pietà posti di lavoro.
Avoledo possiede un forte gusto per la satira e sa sfruttare con arte consumata le mille risorse della tecnologia aziendale, ma ha impresso nel plot del romanzo anche un forte contenuto etico. È ormai scontato che la delocalizzazione delle imprese economiche – attività come noto molto diffusa nel Nord-est dell'Italia in cui vive l'autore – produce situazioni abnormi, al limite della fantascienza, e questo appunto avviene nelle rocambolesche vicende del libro, nella trama avvolgente e complicata che narra. Detto in soldoni accade questo. La piccola Cassa di credito cooperativo del Tagliamento e del Piave viene assorbita dalla grande Bancalleanza. Protagonista assoluta delle spericolate e vertiginose attività di offshoring della banca, che si svolgono in un'isoletta dell'Indonesia dal nome impronunciabile, è Cecilia, cinica donna in carriera decisa ad affermarsi a qualunque costo, che fa fare figure barbine al suo sottoposto, Giulio, che invece è del tutto incapace di adeguarsi all'"estensione del dominio della lotta", imposta dalle spietate leggi della finanza moderna. La donna, responsabile delle "risorse umane" della ditta, è più giovane di età e di carriera dello sprovveduto Giulio, che in banca ricopre il ruolo di capo dell'ufficio legale. Cecilia fa un doppio o triplo gioco, manovra la piccola banca che l'ha assunta "per conto di Bancalleanza, che aveva un suo progetto. Ma Cecilia serviva anche un terzo padrone, la Mc Tiernan, all'interno della quale operava un circolo iniziatico chiamato Società, i cui scopi erano apparentemente contrari a quelli di Bancalleanza e forse anche a quelli della stessa Mc Tiernan". Insomma un vorticoso gioco di scatole cinesi.
Nel libro si avverte in modo palpabile la struggente nostalgia di un passato dal volto umano, in cui tutto era più lento, semplice e innocente. Ma nessuno è senza colpe. Chi vuole sopravvivere è costretto ad accettare le implacabili regole del gioco. E così sarà proprio il bonario Giulio a raccontare tutto agli inquirenti causando la rovina di Cecilia. E nel convulso carosello di colpi di scena c'è anche un alto dirigente della banca che vola dalla finestra. Tutto avviene secondo le ciniche e sagge previsioni fatte duemila anni fa dall'imperatore Marco Aurelio. L'ultimo grido della spregiudicata ciurmeria bancaria sono infatti gli insegnamenti di un libro che furoreggia nel mondo della finanza: "Marco Aurelio come manager".
Ma non assistiamo a un lieto fine quando, nell'ultimo capitolo, ambientato nel 2018, il romanzo si conclude. Giulio ha salvato la pelle e il posto di lavoro perché in lui ha vinto l'ignavia. Ma nel 2018, cioè tra appena dieci anni, si vivrà in un mondo che fa apparire ferraglia le sofisticate apparecchiature tecnologiche di cui oggi disponiamo. Allora – ci ammonisce questo romanzo amaro e intelligente, ludico e satirico – saranno avvenute nel mondo rivoluzioni tecnologiche di tale portata che i trucchi, gli inganni, gli spregiudicati crimini che avvengono nel mondo dell'economia sembreranno giochi da ragazzi.
  Leandro Piantini

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Conosci l'autore

Tullio Avoledo

1957, Valvasone

Nato a Valvasone, in Friuli, nel 1957, Tullio Avoledo ha esordito nel 2003 con “L’elenco telefonico di Atlantide” (premio Forte Village Montblanc - Scrittore emergente dell’anno), romanzo che ibridava fantascienza e mitologia con una satira feroce del mondo bancario e della società italiana ai tempi dell’effimero trionfo della web economy. Ha poi pubblicato altri undici romanzi, prima per Sironi e poi per Einaudi e Marsilio, tra cui Lo stato dell’unione (2005), Tre sono le cose misteriose (2006, premio Super Grinzane Cavour), Breve storia di lunghi tradimenti (2007), Un buon posto per morire (2011, scritto a quattro mani con Davide “Boosta” Dileo dei Subsonica) e Chiedi alla luce (2016). Ha anche pubblicato per Rizzoli una personalissima...

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