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Tornanti. Gli ultimi greci dell'Aspromonte. Ediz. illustrata - Salvatore Audino,Carmela Barbara - copertina
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Tornanti. Gli ultimi greci dell'Aspromonte. Ediz. illustrata
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Tornanti. Gli ultimi greci dell'Aspromonte. Ediz. illustrata - Salvatore Audino,Carmela Barbara - copertina
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Descrizione


"I tornanti sono le strette curve che si susseguono e s'inerpicano in Aspromonte per raggiungere il borgo di Gallicianò, ma i tornanti sono anche coloro che, abbandonato in passato il paese per ragioni sempre legate all'emigrazione, vi tornano come scelta esistenziale, come approdo di un viaggio dell'anima. La parola 'tornanti' ci offre questo cortocircuito di significati e suggerisce dunque che il viaggio verso e dentro Gallicianò è fatto di parole - quelle lette e soprattutto quelle non dette - e sta a noi associarle, anche liberamente, alle fotografie di Salvatore Audino, fotografo che cerca storie mentre queste trovano lui. Mai come qui ha senso dire che le parole sono pietre. E che - aggiungo - le pietre sono parole. In tutto questo le parole hanno un peso ulteriore - e determinante - se consideriamo che qui si parla il greco antico. Ellenofoni, vengono definiti gli abitanti. L'autore si è mosso assieme a Carmela Barbara, che di parole se ne intende essendo giornalista e scrittrice. Ne è nato un racconto dove immagini e parole si cercano, qualche volta si toccano, qualche altra volano nei loro universi paralleli. Si potrebbe essere tentati di richiamare, come tipo di operazione, le famose 'campagne' di ricerca sul campo che portarono al Sud, per esempio, l'antropologo Ernesto de Martino insieme al fotografo Franco Pinna. Il primo intervistava contadini, tarantate, pastori, il secondo li fotografava. In realtà qui tutto è diverso: gli intenti, anzitutto, non sono 'scientifici' come allora ma narrativi e umanistici. Inoltre quelle spedizioni degli anni '50 e '60 restavano corpi estranei rispetto alla comunità, che veniva considerata un laboratorio, mentre ben altra è l'empatia che si avverte nell'approccio di Audino e Barbara. Non è indifferente il fatto che il nostro fotografo è anch'egli uomo del Sud, pronto a sintonizzarsi con gli abitanti di Gallicianò. Il percorso di questo lavoro fotografico non porta dunque a una tesi di laurea, ma piuttosto a immaginare la 'fontana dell'amore' - crocevia fatale di fidanzamenti paesani - come l'ombelico del mondo. L'isolamento di questa comunità, e al contempo il cemento della sua identità, non è più legato in primis alla geografia, ma anche e soprattutto a quella lingua trasmessa per predestinazione. Una lingua quasi ancestrale, appartenente a un tempo remoto e qui presente in un tempo sospeso, in un sempre che per alcuni è un mai. Ma guarda! Anche la fotografia lavora su questo: crea un presente e un 'sempre' a partire da un passato, conserva e ripropone il tempo andato come fa la lingua greca in questo luogo forse esistente o forse latente che si chiama Gallicianò." (dal contributo di Leonello Bertolucci)
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Dettagli

2019
28 maggio 2019
81 p., ill. , Rilegato
9788849859119

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tonino
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Tornanti: strade che portano dal mare ai monti e dai monti al mare o chi torna? Il titolo del libro ha una duplice interpretazione. È un lungo viaggio nel tempo tra i greci di Calabria. I due autori (fotografie di Salvatore Audino e testi di Carmela Barbara) risalgono l’Amendolea che dall’Aspromonte si getta nel Mar Jonio. Visitano Gallicianò e Roghudi: kalispera è il saluto che li accoglie al loro arrivo. Parlano con gli abitanti; mangiano con loro; ascoltano la loro musica. Il fascino dell’Amendolea traspare dalle fotografie. Sarà per il silenzio che regna sovrano? Oppure, per come è scritto nel libro, “Le luci fioche e calde ad ammantare borghi e paesaggi montanti in un inverno lungo freddo e umido”. Ma per sentire realmente l’atmosfera è necessario esserci. Appena ti lasci alle spalle il Mar Jonio: provi sensazioni misteriose. Sembra di entrare in un’altra dimensione spazio tempo. In quella vallata (sulla costa jonica reggina che guarda a Oriente) vivono i greci di Calabria: pochi, ormai, e pochissimi parlano il grecanico (ma non si arrendono) una lingua misteriosa e affascinante che colpisce il cuore. Salvatore Audino da decenni a Brescia ha la Calabria nel cuore: come testimonia questo libro. Tra i tanti incontri spicca quello con Salvino Nucera (soprannominato ‘u prufissuri): ha tradotto in grecanico il Cantico dei Cantici. Qual è il futuro dei Greci di Calabria? Resisteranno allo scorrere del tempo? È una sfida impegnativa; non è facile rispondere. Nondimeno, finché si conserverà la loro lingua: vivranno. Tonino Nocera

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