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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2015
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il libro mi piace E mi piaceva sempre di più, più pagine finivo Ma l'ultima parte, determinate e "spartiacque" per la sorte del protagonista, mi è arrivata come pesante e inverosimilmente pesante. Bella la chiusa dell'autrice Una gran bella penna Dio di Illusioni superiore Theo nel cuore, però
“E così come la musica è lo spazio tra le note, così come le stelle sono belle per il vuoto che le separa, così come il sole colpisce le gocce di pioggia da una certa angolazione e proietta un prisma di colori attraverso il cielo - allo stesso modo lo spazio in cui io esisto, e voglio continuare a esistere, e a essere franchi in cui spero di morire, è la zona di mezzo: dove la disperazione si è scontrata con la pura alterità e ha creato qualcosa di sublime”. Sublime come il mio giudizio nei confronti del libro che mi ha conquistato soprattutto per quella descrizione del “buio dell’anima” vissuta, in più momenti, dal giovane Theodore Decker: “La gente scommetteva, giocava a golf, curava giardini, comprava e vendeva azioni, faceva sesso, acquistava macchine nuove, faceva yoga, lavorava, pregava, riarredava casa, andava in ansia per le notizie del telegiornale, si preoccupava per i figli, spettegolava sui vicini, studiava attentamente le recensioni dei ristoranti, fondava associazioni di beneficenza, sosteneva candidati politivi, andava a vedere gli US Open, usciva a cena, viaggiava e cercava di distrarsi con ogni sorta di congegno o di accessorio, lasciandosi continuamente sommergere da un torrente di informazioni, messaggi, comunicazioni e forme di intrattenimento provenienti da ogni direzione, tutto solo per tentare di dimenticare: dove eravamo, cosa eravamo. Ma sotto una luce intensa, non c'era modo di vedere le cose da una prospettiva confortante. Tutto era marcio, dall'inizio alla fine: passavi buona parte del tuo tempo in ufficio, sfornavi diligentemente i tuoi due figli e mezzo di media, sorridevi con garbo alla tua festa di pensionamento e poi finivi a masticare le lenzuola e a strozzarti con le pesche sciroppate in una casa di riposo. Sarebbe stato meglio non essere mai nati - non aver mai desiderato nulla, non aver mai sperato niente”.Stupendi i personaggi dell’amico Boris;Hobie (gigante buono da film Disney) e l'accoglienza della Sig.ra Barbour.
Il mio libro del cuore, l'unico che a distanza di anni mi è rimasto impresso e non va via. Lo ricordo come un libro pieno di dolore ma anche traboccante di affetto, amicizia, amore. Un libro che ti scalda il cuore e che non puoi dimenticare
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Theo Decker ha solo tredici anni quando, durante una visita al Metropolitan Museum, rimane vittima di un attentato terroristico in cui la madre perde la vita. Senza più nessuno, a New York, Theo si ritrova a vivere prima a casa di un ricco compagno di scuola, poi col padre - distante e inaffidabile - a Las Vegas dove stringe amicizia con un giovane sregolato. Nonostante l’acuta e costante nostalgia per la madre, conosce l’amore, l’amicizia, la droga, trovando allo stesso tempo conforto e grande angoscia in un piccolo affascinante quadro di inestimabile valore.
Theo cresce e torna a New York, dove grazie al suo fascino discreto e alla sua intraprendenza si muove fra i salotti dell’aristocrazia cittadina e le stanze anguste della bottega antiquaria in cui lavora. Spinto però da un insaziabile desiderio autodistruttivo, affronta situazioni sempre più intricate, fra vecchie amicizie e vecchi e nuovi amori.
Il cardellino è un potente romanzo di formazione fra New York, Las Vegas e Amsterdam. Una storia di perdita, amicizia e solitudine. Un romanzo sinfonico, che con una prosa superba fatta di luci e ombre degna della migliore pittura fiamminga, ci porta in quella zona di mezzo «dove la disperazione si è scontrata con la pura alterità e ha creato qualcosa di sublime».
A oltre dieci anni dal suo ultimo capolavoro, Donna Tartt ci consegna un romanzo travolgente sull’amicizia e la solitudine, sulla fragilità e la durevolezza dei sentimenti, Premio Pulitzer per la narrativa nel 2014.
Recensione di Leonardo Milesi
A cura del Master in Editoria dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori
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