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Il caso Collini
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Il caso Collini - Ferdinand von Schirach - copertina
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caso Collini

Descrizione


Una grande occasione si presenta al giovane avvocato Caspar Leinen quando viene nominato difensore d'ufficio di un omicida reo confesso: può finalmente esercitare la professione che ama, indossare la toga ed entrare nell'austero tribunale del Moabit, a Berlino. In un primo momento sembra che si tratti di una causa di routine: dopo una vita tranquilla e interamente dedicata al lavoro in fabbrica, l'irreprensibile italiano Fabrizio Collini ha ucciso con un colpo di pistola un ricco industriale ottantenne noto in tutto il Paese, Hans Meyer. Quello che l'avvocato Leinen ancora non sa è che in questa storia nulla è come appare. Mentre l'imputato si chiude nel silenzio, rifiutando ogni difesa, Leinen scopre che la vittima era il nonno di un suo amico dei tempi del liceo. Benché il ricordo di quell'uomo ricco e potente, ma anche affettuoso e gentile, sia ancora vivo nella sua memoria, il giovane avvocato decide di non rinunciare all'incarico e di cercare in tutti i modi di far luce sul movente. Solo scavando nel passato di Meyer, Leinen riesce a trovare una traccia che lo riporta a un episodio accaduto in Italia durante la seconda guerra mondiale. Da qui avrà inizio un dibattimento teso e serrato che metterà i protagonisti, ma anche i lettori, davanti ai sottili e incerti confini della giustizia.
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Dettagli

2
2012
176 p., Rilegato
9788830433298

Valutazioni e recensioni

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Amanti dei libri
Recensioni: 4/5
Ambiguo

Ambiguità. Una delle parole che maggiormente risuona dopo la lettura. Colpe? Cosa sono le colpe? Quelle che la coscienza di ognuno riconosce come tali o quelle che la giurisprudenza, così interpretabile e cavillosa, giudica come reati? Se una legge assolve un uomo, incondizionatamente la coscienza può fare altrettanto? Un’ esecuzione rimane un’esecuzione anche quando la mano che esegue è mossa da un ordine impartito a gran voce e senza diritto di replica da un superiore. La scrittura è secca e pulita, come del resto dovrebbe essere una scrittura che racconta un processo, pochi ma determinanti elementi. Come riportato in diverse interviste dallo stesso autore, suo nonno fu uno dei fondatori della gioventù hitleriana e governatore nazista di Vienna. Fu condannato a vent’anni di carcere al processo di Norimberga per aver deportato circa ottantacinquemila ebrei. La storia raccontata non è una storia vera ma non si discosta molto dalle vicende che accadevano all’epoca. L’intento dell’autore sembra essere quello di fare i conti con il passato ed evidenziare quanto spesso legge e giustizia non siano coerenti.

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steserle
Recensioni: 4/5

A Berlino, nel 2001, un uomo, spacciandosi per giornalista, raggiunge nella sua stanza d'albergo un anziano industriale, lo uccide con quattro colpi di pistola, gli spappola la faccia a calci fino a perdere il tacco di una scarpa, poi chiede che sia avvisata la polizia. In tasca ha i documenti che lo identificano come Fabrizio Collini, nato nei pressi di Genova ma risedente da trentacinque anni in Germania, operaio in pensione, incensurato. Si rifiuta di rispondere a qualsiasi domanda sui motivi che lo hanno spinto al delitto. Il giovane avvocato Caspar Leinen, suo difensore d'ufficio, si batte per raggiungere la verità. Lo sviluppo della questione, in un intreccio di passato e presente, porta alla luce colpe che forse non lo sono, i giudizi della storia e quelli dei tribunali. Un romanzo appassionante e intelligente, scritto con virtuosistica semplicità, che consiglio davvero a chiunque nella lettura cerchi uno stimolo al dubbio e alla riflessione, non solo evasione e conferme.

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Crusader
Recensioni: 5/5

E' un libro molto bello, scritto con accuratezza e di facile comprensione, ha tutto l'aspetto di essere un legal thriller all'americana, purtroppo non lo è, racconta gli anni bui di un periodo della nostra storia, seconda guerra mondiale, nazisti e stermini, partigiani e battaglie, campi di concentramento e dolore, scritto con uno spirito revisionista e anche se non citato è un pò autobiografico e personale, consigliato assolutamente

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Voce della critica

  Hans Meyer, ultraottantenne stimato magnate tedesco, è brutalmente ucciso in un hotel; il suo assassino, Fabrizio Collini, si autodenuncia nella hall, con un lapidario "Stanza 400, è morto". La vicenda è in apparenza lineare e senzasuspense. In realtà, il romanzo di esordio del penalista Ferdinand von Schirach è una narrazione appassionante, scritta in uno stile asciutto ed essenziale, dove si parla di individui, storia, destini, silenzi, valori attraverso la vicenda giudiziaria e la ricostruzione delle motivazioni della tragedia. Dopo l'autorevole recensione di Laura Grimaldi sul domenicale del "Sole 24 Ore", è difficile aggiungere commenti sulla trama di un'opera che a un primo sguardo appare un thriller,sia pur insolito. E la scoperta che il brillante capitano d'industria, uomo di spirito e di cultura, sia in realtà stato un ufficiale nazista, colpevole di brutalità e strage in Italia, stupisce poco il lettore, che probabilmente conosce frammenti di quella cultura immensa che ha descritto le atrocità di un tempo in cui "la follia padroneggiò il paese" e fece sperdere le ragioni etiche di troppi tedeschi. Quello che colpisce è la tessitura impeccabile e insolita di ragioni e riflessioni che il libro solleva. Così il protagonista, il giovane difensore Caspar Leinen, diviene nel corso della narrazione un eroe della sua professione, perché si assume una difesa disperata, la gestisce con coraggio e decoro, nonostante il legame quasi filiale con l'ucciso e i rapporti affettivi con i nipoti. Come gli dice l'avvocato antagonista, anche lui personaggio di grande cultura, giudiziale e non solo: "È esattamente quello che voglio dire, Leinen: lo spirito del tempo. Io credo alla legge, lei crede alla società". Ed è quello che effettivamente scopre il giovane Leinen, sublimando gli studi e la buon formazione tradizionale, attraverso il silenzio pudico di Collini: la centralità dell'essere umano offeso. Il libro è anche l'occasione per aprire un dibattito appassionate e puntuale sulla punibilità degli atti compiuti in guerra da parte di ufficiali. Si scopre così che l'articolo 50 del codice penale tedesco è stato modificato il 1° ottobre 1968 facendo cadere in prescrizione le stragi di civili e partigiani. Ma su tutto incombe il dolore senza fine e senza parole di Collini che "aveva aspettato tutta la vita, era sempre rimasto in silenzio", testimone e vittima marchiata da una violenza senza remissione possibile. E sarà lui, Fabrizio Collini, che ha aperto il dossier, a chiuderlo, togliendoci la possibilità di conoscere la decisone del tribunale, attraverso una scelta stoica e finale. Aldo Fasolo

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La recensione di IBS

Fra solidi mobili di legno scuro, nella penombra di un interno borghese cresce segreta una colpa. Questa storia potrebbe cominciare così, come accade spesso in letteratura: un uomo famoso, personaggio pubblico, un cittadino conosciuto e rispettato dalla comunità in seno alla quale ha vissuto per tutta la vita, nasconde un segreto terribile.
Chi è veramente Hans Meyer? È una vertebra grossa di quella spina dorsale tutta d’un pezzo che ha sostenuto e raddrizzato la Germania dopo la fine della guerra. È un anziano industriale, ma anche un privato cittadino premuroso e gentile coi suoi nipoti e i loro amici. Soprattutto, poche righe dopo che abbiamo fatto la sua conoscenza, Hans Meyer è un cadavere.
È stato ucciso da un muratore italiano, immigrato in Germania dagli anni sessanta, che lo ha ingannato spacciandosi per un giornalista, e trucidandolo pochi minuti dopo essersi introdotto nella una camera d'albergo con un accanimento e una ferocia tali da sollevare un moto di orrore in tutto il Paese. Il nome dell'assassino è Ferdinando Collini.
Collini non cerca di sottrarsi all’arresto, né ha intenzione di spiegare perché ha ucciso Meyer. Si limita a rivendicare il suo gesto, ma così facendo metterà in seria difficoltà il suo avvocato. Caspar Leinen - questo il suo nome - ha accettato la difesa di Collini prima di sapere che il Meyer rimasto vittima dell’efferato delitto è in realtà lo zio di un suo carissimo amico d’infanzia, e di Johanna, donna della quale è da sempre innamorato.
Quando lo scoprirà, però, sarà troppo tardi per tirarsi indietro, e il giovane avvocato avrà bisogno di tutta la sua abilità, intelligenza e passione per portare a termine il difficilissimo mandato. Ma attenzione: non si confonda Il caso Collini con un thriller procedurale alla Grisham. Qui l'accento è tutto sulle responsabilità degli uomini e il modo in cui la legge le interpreta, e se dovessimo proprio cercare dei riferimenti fra gli arcani maggiori, non suonerebbe esagerato il richiamo a Durrenmatt, evocato da Antonio D' Orrico a proposito del libro Un colpo di vento, la prima prova di Von Schirach.
Sono storie, quelle di Von Schirach, che nascono dalla necessità di distinguere fra i gesti, per terribili che siano, e le persone che li hanno compiuti. Come tutte le storie che attingano la propria forza da una simile contraddizione, anche Il caso Collini finisce per dirci qualcosa di profondamente morale sui personaggi che ne popolano le pagine, ma anche su di noi, lettori chiamati a interrogarci sulle nostre reazioni di fronte ai fatti narrati. La domanda che resta sospesa nell’aula di tribunale dove viene dibattuto il caso Collini è universale, infatti, e non ammette risposte semplici: la giustizia ha un valore che trascende le circostanze storiche nelle quali si esprime?
Ferdinand Von Schirach stupì molti lettori con il suo primo libro, la raccolta di racconti Un colpo di vento. Oggi, dopo aver letto il suo primo romanzo, viene quasi da sorridere ripensando allo stupore provato: questo scrittore ha il passo del narratore autentico, e lo dimostra trovando la misura più giusta e un respiro ampio anche in questa occasione.
Nella prosa che Von Schirach sciorina ne Il caso Collini possiamo riconoscere almeno due delle qualità che egli riconosce a sé stesso come avvocato: la scrupolosità nell’interpretare il proprio compito, e un’approfondita, appassionata conoscenza dell’animo umano.
Non che serva molto più di questo, per diventare un classico.

A cura di Wuz.it.

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Conosci l'autore

Ferdinand von Schirach

1964, Monaco

Suo nonno, Baldur Von Schirach, fu capo della gioventù hitleriana e reggente di Vienna. Fu condannato a vent'anni di reclusione per la sua partecipazione alla deportazione degli ebrei. Ferdinand, interpellato in merito alla sua discendenza, ha sempre dichiarato che "... mio nonno non lo capisco. Tutto di lui mi è estraneo". Come penalista Von Schirach sostiene di dovere il suo successo a "scrupolosità, una certa conoscenza del codice penale, una dose di fortuna, profonda comprensione della natura umana" Degli oltre ottocento procedimenti penali nei quali ha giocato un ruolo, nessuno si è concluso per i suoi clienti con un ergastolo. La sua esperienza di avvocato penalista a Berlino (nel corso della sua carriera si è occupato di alcuni dei crimini che hanno...

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