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Condensato di originalità, sottile ironia e ammirevole lungimiranza. Non all'altezza, forse, delle riflessioni dei Chaiers ma può rappresentare una bella occasione per accostarsi al pensiero di Valéry
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Un aneddoto accreditato dai curatori delle &Oelig;uvres di Paul Valéry narra che gli occupanti nazisti di Parigi rifiutarono nel 1942 le sovvenzioni per la carta necessaria alla stampa delle Mauvaises Pensées ricordando, con humour germanico, che non era tempo di stampare "cattivi pensieri". Sembrerebbe, riprendendo il filo umoristico, che sia arrivato il tempo di tradurli, dopo sessantacinque anni, in italiano. Si è impegnato nell'opera un editore attento da lungo tempo a Valéry, che ha in corso l'edizione italiana dell'antologia dei Cahiers curata da Judith Robinson-Valéry, giunta al quinto volume (ma ferma dal 2002: i lettori di Valéry ne attendono il completamento).
Il curatore dei Cattivi pensieri, Felice Ciro Papparo, studioso del Valéry filosofo (l'ultimo suo saggio è L'arte dell'esitazione, Sossella, 2001), ha di recente organizzato, con Aldo Trione, due dense e stimolanti giornate di studio presso l'Università "Federico II" di Napoli su Tempo del mondo. Tempi dell'individuo. Paul Valéry "allo specchio della storia" (gli attiverranno pubblicati da il melangolo).
Ma quali "cattivi pensieri" contiene questo libro, che si misura con le più conosciute raccolte aforistiche di Nietzsche e di Wittgenstein e pesca nell'intricata e varia rete di annotazioni depositata nei ventinove volumi dei Cahiers, luogo di attrazione per ogni valerista appassionato?
Si tratta dei pensieri di un "pensatore" che si riconosce piuttosto come un anti-filosofo che non come un filosofo, tanto più rilevanti e provocatori in quanto non pensati nell'esercizio accademico della filosofia. Pensieri "cattivi" perché come ricorda Papparo "decisamente pensati in direzione del disincanto e della mala educazione" e aggiungerei del "disordine", condizione rilevante di ogni ordine possibile, sia in senso fisico che morale. Pensieri al presente, piccole "emergenze" di quel rituale mattutino che accompagnò Valéry per cinquantun'anni, in un dressage così regolare da destare continua meraviglia. Pensieri che cercano di fissare l'istante presente nella sua ricchezza a-cronica e svolgono una riflessione sulla temporalità tanto originale quanto direttamente commisurata con alcuni tra i maggiori filosofi (Bergson), scienziati (Einstein), psicologi (Freud) del XX secolo, che sul tema del tempo hanno incardinato le proprie ricerche, con un esercizio critico orientato dalla scepsi, interminabile, nella convinzione che il pensare non "professionale" si esprime nel questionner problematico.
Qualche rapido esempio di tale "perfetta diseducazione" prodotta dalla "posizione di uno sguardo" obliquo e pragmatico. L'affermazione che la libertà umana esiste o meno a seconda dell'"ingrandimento" microscopico della visione dell'individuo non è proprio in sintonia con l'etica filosofica. Come pure il riconoscimento di un segno rilevante del salto evolutivo nella proprietà di "dividerci da noi stessi", tanto che il rapporto tra l'io e il mi, espressione dell'"anima opponibile", va riconosciuto come caratteristico dell'umano allo stesso modo del pollice opponibile non è così comune nell'antropologia filosofica. Un aforisma, tra tutti, può siglare la cifra del Valéry pensatore, destinato all'oblio e insieme al futuro possibile del pensiero: "I pensieri che uno serba per sé si perdono. L'oblio fa vedere bene come sé e io non siano nessuno. / Io sono insieme oblio e pensiero".
Gaspare Polizzi
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