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Causa ed effetto-Lezioni sulla libertà del volere - Ludwig Wittgenstein - copertina
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Causa ed effetto-Lezioni sulla libertà del volere - Ludwig Wittgenstein - copertina
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Descrizione


Composti in un periodo che va dal 1937 a tutto il 1939, questi scritti contengono il punto di vista di Wittgenstein su temi da lui appena marginalmente sfiorati nei testi più celebri della cosiddetta 'seconda fase' della sua attività di pensiero: la causalità e il libero arbitrio. In una diversa prospettiva, Wittgenstein riprende e modifica qui l'atteggiamento che aveva avuto su questi temi ai tempi del Tractatus logico-philosophicus. Per il Wittgenstein maturo, anche la causalità e la libertà sono da ultimo questioni di grammatica; anticipando idee che verranno sviluppate in Della certezza, Wittgenstein ci dice qui che sono le scelte grammaticali a fare da sfondo alle nostre certezze immediate, in particolare sulle relazioni causali.
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Dettagli

2006
31 gennaio 2006
XXXI-78 p., ill. , Brossura
9788806172497

Voce della critica

Le pagine di Causa ed effetto seguite in questo volume da Lezioni sulla libertà del volere finalmente disponibili in traduzione italiana con la bella introduzione di Alberto Voltolini sono di grande rilevanza per comprendere un tema centrale della filosofia di Wittgenstein: la corrispondenza tra il linguaggio che è pubblico e le descrizioni delle singole esperienze. Stese nel 1937 sono la risposta a un intervento di Russell dell'anno precedente su The limits of empiricism in cui sostiene che la causa è un nesso colto con operazioni intellettuali immediate.

Per Wittgenstein parlare di “consapevolezza immediata” significa però usare parole prive di senso “ruote che girano a vuoto” come scrive con un'espressione tratta da I principi della meccanica di Hertz letto quando studiava da ingegnere e al quale torna spesso per chiarire problemi epistemologici. Questi attraversano in diverso modo tutta la sua ricerca dal Tractatus al Della certezza il suo ultimo lavoro i cui temi sono delineati per più versi già in questo testo coevo alle Ricerche filosofiche e alle Osservazioni sui fondamenti della matematica.

Wittgenstein dunque reimposta la discussione della nozione di causa partendo dal presupposto che “l'esperienza della causa è genuina”. Ciò non significa che esista effettivamente qualcosa come una causa. Piuttosto il modo in cui noi la cerchiamo di volta in volta esprime genuinamente i diversi modi in cui ordiniamo le nostre conoscenze. Quando infatti Russell pensa che la causa “deve significare qualcosa d'altro che ‘antecedente variabile'” non dice cos'è ma manifesta l'obiettivo della sua indagine. Così facendo dimentica però che le parole “sono proprietà pubblica” e vanno usate senza fingere significati occulti. Solo a partire dalla limpida evidenza del linguaggio possiamo infatti chiarire i modi in cui lo decliniamo per ordinare i dati d'esperienza.

Wittgenstein avvia al solito il problema con un esperimento mentale. Si tratta di comprendere come due semi che appaiono uguali benché prodotti da piante diverse un pero e un melo diano rispettivamente semi di pero e di melo. Per rintracciarne la diversità va guardata la loro storia genetica: dal seme del pero nasce un pero e così per il melo. La questione si fa più radicale quando ipotizza che i semi siano davvero identici nonostante la diversità dei prodotti. Se ne conclude che riconoscere una successione non implica che tra due cose esista un vincolo genetico. Di più: quando si postula una legalità a priori non ci si preoccupa tanto di descrivere correttamente come due cose ineriscano l'una all'altra quanto di ottenere una causa per un fenomeno preliminarmente assunto come effetto.

Su questa differenza si radica l'alternativa tra causa e ragioni: se la causa fonda una descrizione del mondo che mira a spiegarlo le ragioni sono proposte plurali di descrizioni possibili da selezionare in base alla chiarezza con cui contribuiscono alla presentazione perspicua dei fatti analizzati. Si tratta di uno snodo che Wittgenstein indaga a lungo e di cui si vale ad esempio quando critica Freud perché concepisce la psicanalisi come scienza.

La critica al determinismo della causa è presente anche in Lezioni sulla libertà del volere una serie di appunti presi verso il 1939 da Yorick Smythies amico e studente di Wittgenstein come segnalato dai curatori dell'edizione inglese (1989) di entrambi i testi il cui apparato critico è stato a sua volta tradotto in italiano.

A Wittgenstein si legge non interessa “argomentare a favore o contro la libertà del volere”. La regolarità con cui un atto accade infatti non prova né confuta che sia determinato. Che l'applicazione di una legge dia un margine di previsione non significa che il sasso cade a causa della legge di gravità. Una legge è una semplice forma di descrizione.

La difesa del carattere formale di ogni descrizione corrisponde alla natura terapeutica che Wittgenstein attribuisce alla sua filosofia e che emerge in tutta la sua chiarezza quando se ne riconosca il debito con il metodo morfologico proposto da Goethe negli scritti scientifici. L'idea goethiana di sviluppo come metamorfosi del simile nel simile e non come risultato di uno svolgimento causalmente predeterminato è infatti sottesa a un ragionamento che ammette che due semi siano identici pur dando risultati diversi. Ciò che conta per Wittgenstein è il modo in cui si corrispondono il singolo fatto e la sua descrizione legiforme. Solo su questa corrispondenza può infatti instaurarsi il dubbio discusso a lungo in Causa ed effetto: mai scettico il dubbio mette invece alla prova le regole del gioco indicando una variazione possibile.

Chiara Cappelletto

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Conosci l'autore

Ludwig Wittgenstein

1889, Vienna

Tra le opere tradotte in italiano ricordiamo: Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916 (Einaudi, 1974), Ricerche filosofiche (Einaudi, 1967), Osservazioni sopra i fondamenti della matematica (Einaudi, 1971), Lezioni e conversazioni (Adelphi, 1967), Pensieri diversi (Adelphi, 1980), Diari segreti (Laterza, 1987), Osservazioni sulla filosofia della psicologia (Adelphi, 1990).

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