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Cd di Antonio Salieri

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Antonio Salieri

1750, Legnago, Verona

Compositore. Studiò a Venezia, dove si era trasferito nel 1765, con G.B. Pescetti e con F. Pacini; benvoluto da L. Gassmann, maestro di cappella alla corte di Vienna, fu da questi indotto a trasferirsi nella capitale imperiale e ne ricevette lezioni e protezione. Dopo aver esordito in campo teatrale nel 1770 con Le donne letterate, nel 1774, alla morte del Gassmann, ne prese il posto. Incontrò subito il favore del pubblico ed ebbe numerosi inviti: a Milano per l'inaugurazione della Scala (L'Europa riconosciuta, 1778), a Parigi su richiesta di Gluck (Le Danaidi, 1784) ecc. Nel 1788 assunse la direzione della cappella imperiale succedendo a G. Bonno; ma nel 1790 volle mantenere soltanto la carica di compositore di corte, dedicandosi con passione all'insegnamento: ebbe tra i suoi allievi Beethoven (che gli dedicò le tre sonate op. 12), Schubert, Liszt, Meyerbeer, Hummel, Süssmayr, e fu stimatissimo specialmente come insegnante di canto e di composizione vocale. Organizzatore infaticabile (fu, nel 1817, tra i fondatori del conservatorio di Vienna), dopo il 1821 soffrì d'una grave malattia mentale, tanto da uscir di senno negli ultimi due anni. Infondata è la diceria che egli avesse fatto avvelenare Mozart per invidia del suo genio: una leggenda immortalata da Puskin, che ne fece un piccolo testo teatrale (1830), poi musicato da Rimskij-Korsakov. Oltre a Le Danaidi, fra la quarantina di opere di S. figurano, in primo piano, Tarare (Parigi, 1787, su testo di Beaumarchais; replicata a Vienna l'anno successivo col titolo Axur re d'Ormus), La grotta di Trofonio (1785, su testo del­l'abate Casti, così come la successiva Prima la musica e poi le parole, celebre parodia del costume melodrammatico) e Falstaff (1799). Di notevole ampiezza è anche la sua produzione orchestrale (sinfonie, serenate, concerti per pianoforte, per organo, per flauto e oboe, per violino, violoncello e oboe), sacra (6 messe, un requiem, una settantina di inni, offertori ecc.) e cameristica. Di tendenza gluckiana, nelle migliori fra le sue opere teatrali S. mostra di saper trattare in chiave espressiva e drammatica tutti gli elementi del melodramma, recitativi compresi, e fa uso di una strumentazione ricca di suggestioni. L'influenza che egli esercitò fu notevole non soltanto fra i suoi allievi, ma anche su compositori estranei alla sua cerchia (ad esempio, G. Spontini).

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