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In 8 (cm 16,5 x 25), pagine numerate da 69 a 96 + (4) di pubblicita'. Brossura editoriale. Numero 4-5 dell'anno primo di questa rarissima rivista di cinematografia, diretta da Enzo Ferrieri, natacome supplemento del "Convegno" nel 1933epubblicatafino al 1934 in pochi numeri. Questa rivista assunse subito un tono esplicito di provocazione culturale. Si legge infatti nell'articolo introduttivo del primo fascicolo: "Un momento o l'altro si dovra' pur mettere un po' d'ordine in una tradizione che va da 'Quo Vadis' e da'Cabiria' fino alla cinematografia scritta col lapis della 'Segretaria privata', di 'Sette giorni cento lire' di 'Paradiso' e che dobbiamo sperare sia per esistere anche in Italia come per ogni altro popolouna cinematografia che rappresenti il nostro paese, la nostra razza, il nostro spirito.Esso non e' rappresentato ne' dai film italo-berlinesi e italo-viennesi ne' da un album di bellezze d'Italia. La sua realta', semmai, si ha da trovarla di dentro e non di fuori". Nei pochi numeri usciti vennero pubblicati scritti di:Enzo Ferrieri, Antonello Gerbi, Ettore M. Margadonna, Rudolf Arnheim, Alberto Consiglio, Vinicio Paladini, Filippo Bovini, Remy Assagas, Paul Heilbronner.In questo numero compare l'articolo di Carlo Ludovico Ragghianti dal titolo "Cinematografo rigoroso". Si tratta di un saggiodestinatoa suscitareuna vasta influenza negli anni successivi,il piu' autorevole tentativo di interpretazione del cinema come 'arte figurativa', prodotto nell'ambito dell'estetica crociana, e di applicazione alcinema, per la prima volta, di procedimenti analitici mutuati dalle arti figurative. Per l'autoreil valore dell'espressione cinematografica e' essenzialmente non dissimile da altre forme quali pittura o scultura: "In forma aforistica, si deve affermare che il cinematografo e' arte figurativa, senz'altro". Tuttavia sia il direttore Ferrieri sia altri criticipresero le distanze da questo punto di vista. In particolare Alberto Consiglio, nel numero successivo, giud
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