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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2000
Anno edizione: 2000
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Considero questo libro uno di quelli che mi hanno regalato le pagine e le riflessioni che più hanno colpito e formato la mia sensibilità. Dopo un lungo e tormentato soggiorno parigino, alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Henry Miller decide di fare un viaggio in Grecia, dove raggiungerà il suo amico Lawrence Durrell (il fratello di Gerard, avete letto “La mia famiglia e altri animali”?), ma non si tratterà di un viaggio come gli altri: la luce abbacinante, impietosa, di questo terra aprirà gli occhi allo scrittore e gliela mostrerà in tutta la sua bellezza fatta di paesaggi brulli e arsi dal sole, storie perse nel mito, anime schiette, generose, istrioniche, tra le quali lo stesso Katsímbalis, l’uomo possente dal collo taurino citato nel titolo. Le riflessioni che ci lascia l’americano Miller assumono in alcuni passi un respiro universale e sono state una guida sentimentale ed emotiva nei primi soggiorni in questa terra magnifica. Un giorno, era il 2005 forse, mi trovavo sotto un albero lungo la strada che porta alla collina di Micene; ero stanca, sudata, con le spalle schiantate da uno zaino troppo pesante, ma fremevo di emozione ripensando alle immagini che mi avevano evocato le tragedie di Eschilo e le parole di Miller, e non vedevo l’ora di arrivare: “Era una domenica mattina quando Katsímbalis e io lasciammo Nauplia per Micene. Non erano ancora le otto quando arrivammo alla stazioncina che porta questo nome leggendario. Passando per Argo la magia di questo mondo mi penetrò le viscere. Cose da gran tempo dimenticate si riaffacciarono con paurosa chiarezza. Non sapevo se fossero cose che avevo letto da bambino o ricordi scaturiti dal
Energia, luce, entusiasmo: in questo libro Miller si abbandona al suo bisogno di canto, solarità, vitalità all’interno di un percorso umano composto da scoperte e riscoperte continue. “Ho sempre pensato che l’arte di narrare consiste nello stimolare l’immaginazione dell’ascoltatore a tal punto che assai prima della fine egli annega nelle proprie fantasticherie.” Il lettore è avvisato: annegherà! Miller non gli risparmierà un colore, un empito, un’eccitazione: famelico e affamatore, da narratore colossale qual è.
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