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Il conte di Vinadio. Felice Balbo e il marxismo come eresia cristiana
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Il conte di Vinadio. Felice Balbo e il marxismo come eresia cristiana - Franco Ferrarotti - copertina
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conte di Vinadio. Felice Balbo e il marxismo come eresia cristiana

Descrizione


«Nel giugno del 1945, a Torino, leggo un annuncio sul giornale. Una famiglia facoltosa sta cercando un precettore di lingua inglese a domicilio. Mi precipito, ma nella fretta sbaglio piano. Mi apre un signore distinto, magro, con gli occhi chiari, in vestaglia di seta. Non vuole saperne di lezioni di inglese, ma io sono senza un soldo, ho bisogno di lavorare e digiuno da almeno dieci ore. Lo convinco che l’inglese è la lingua del futuro. Mi fa entrare. Mi dà da mangiare. Parliamo per due giorni e due notti. Lui è Felice Balbo, conte di Vinadio, ancora convalescente a causa di un malanno contratto da ufficiale del Regio Esercito in Albania. È un uomo complesso e profondo. Intuisce che il marxismo, nelle sue molteplici incarnazioni, altro non è che un’eresia del cristianesimo. Nel modo più insolito, inizia un’amicizia profonda che si interromperà solo con la sua morte».
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Dettagli

EDB
2016
7 novembre 2016
128 p., Brossura
9788810558867

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alberto pierobon
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Si nasce minoritari e controcorrente?L’A ripercorre i tempi di guerra e quelli paradossalmente più duri del dopoguerra. L’incontro casuale con Balbo:il marxismo in fondo è un’eresia del cristianesimo: lunghi discorsi tra i due su fede e politica, identità e alterità,personalità. Le doti di Balbo: capacità di ascolto, apertura di sé verso gli altri e verso il diverso da sé. Balbo parla di natura umana, l’A parla di sentimenti medio o di consapevolezza sociale media. L’uomo non ha natura, fa storia, vive e si realizza nella storia che si fa, nei singoli e per i singoli, imprevedibile, come compito di direzione razionale senza garanzie precostituite, da assolversi permanentemente. Critica radicale al mito organizzativistico: tendenza a risolvere i grandi problemi in termini di pura organizzazione risultato inevitabile della mentalità tecnocratica. Nel sapere partecipativo si attenua fino a scomparire dicotomia naturalistica tra ricercatore e oggetto della co-ricerca. Coscienza per Balbo come principio centrale, metafisico e gnoseologico insieme: nuova cultura nel senso di dare parole alla realtà, non la cultura decadente.Non l’uomo generico, non l’uomo come evanescente fantasma concettuale, ma l’uomo in situazione: impostazione di realismo critico e critica radicale del metafisicismo. Bella la sintesi di Balbo:«il giudizio del realismo ingenuo pretendeva in assoluto una perfetta e formulata adaequatio con la Cosa, ma il giudizio dell’idalismo dialettico pretende in Assoluto di possedere in sé, sia pure dialetticamente la Cosa, e il giudizio del materialismo dialettico pretende in assoluto che la Cosa possegga in sé, sia pure dialetticamente, il giudizio, mentre l’esistenzialismo più coerente nullifica in assoluto la Cosa e l’empirismo delle più vari forme empiricizza tutto salvo se stesso., ecc. »: Balbo de-dialettizza il marxismo:gli bastava il materialismo storico o realismo critico, non incompatibile con il realismo ingenuo della tradizione scolastica.

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