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1991
15 dicembre 2008
222 p.
9788870614213

Voce della critica


scheda di Bellofiore, R., L'Indice 1993, n. 4

Difficilmente chi studia economia in università si trova ad avere accesso diretto ai testi dei "classici". Lo impedisce, certo, la necessità di dar conto in modo istituzionale dei contenuti delle diverse materie, allo stato reputato "più avanzato" delle conoscenze. Ma la perdita per la consapevolezza ed autonomia del percorso conoscitivo è sicura: una perdita tanto più accelerata di questi tempi, quando l'orizzonte della ricerca ritenuta rilevante si restringe sempre più, se va bene, al decennio precedente; e certo tanto più penalizzante per i filoni critici ed eterodossi, i cui temi sono stati cancellati, o digeriti e deformati. La perdita non è però inevitabile, come dimostra questo bel libro di Nicolò De Vecchi. Supporto didattico a un corso di economia politica dell'Università di Pavia, il volume raccoglie testi di Kalecki e Keynes, facendo seguire ad ognuno di essi un'essenziale ma illuminante "traccia di lettura". Lo studente ha così modo di stabilire un rapporto immediato, senza però essere lasciato solo di fronte alla complessità del testo, con due dei pochi economisti che hanno posto la piena occupazione ad obiettivo consapevole e deliberato dell'agire politico-sociale. Leggendo il volume, si dipanano le teorie della moneta, dei prezzi, della distribuzione e dell'accumulazione dell'uno e dell'altro autore; si chiariscono le deformazioni della teoria di Keynes diventate ormai senso comune nei manuali di macroeconomia, "keynesiani" e non; si resuscita Kalecki dall'oblio cui gran parte dell'accademia lo ha condannato. Soprattutto si torna a un duplice, fondamentale, insegnamento di metodo: che "valutare una teoria significa essenzialmente porre sotto esame le ipotesi esplicite e soprattutto implicite della teoria stessa", e che "affinché cambi il mondo delle generazioni future", deve "cambiare il nostro modo di conoscere il mondo".

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Conosci l'autore

John Maynard Keynes

1883, Cambridge

È stato il più importante e rivoluzionario economista del Novecento. La sua teoria economica, che ruppe con la tradizione liberista del laissez-faire, cioè con l’idea che lo Stato non debba occuparsi di economia e lasciar fare al libero mercato, fu la base del New Deal inaugurato dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt per uscire dalla crisi iniziata nel 1929 con il crollo di Wall Street. Le politiche keynesiane, costituite soprattutto da investimenti pubblici, tassazione progressiva e protezione sociale, risollevarono l’economia americana e segnarono la politica economica dell’Occidente fino agli anni Settanta. L’abbandono di quel fecondo filone di pensiero, in favore di un libero mercato senza alcun contrappeso, ha sguarnito la politica...

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