Vincitore del Man Booker International Prize 2019
Di quanto spazio ha bisogno una casa per contenere tutto il mio amore?
«"Corpi celesti" è uno scrigno: un caos finemente calibrato di orbite famigliari, congiunzioni astrali, e della forza gravitazionale dei segreti» – The New York Times Book Review
«Brillante e illuminante» – Sam Sacks, The Wall Street Journal
Nel piccolo paese di 'Awafi, in Oman, vivono tre sorelle. Mayya, la maggiore, sposa 'Abdallah, figlio di un ricco mercante di schiavi, dopo aver sofferto patimenti d'amore. Insieme saranno felici, e la loro unica figlia femmina, London, diventerà medico e sarà una donna forte ed emancipata. Asma', appassionata di letteratura e romantica sognatrice, si sposa per puro senso del dovere. Khawla, la più bella, rifiuta tutti i pretendenti e resta in attesa del suo grande amore, emigrato in Canada. Intrecciando le vicende di 'Abdallah, il cuore del romanzo, che riflette sulla sua vita mentre si trova in volo verso Francoforte, a quelle delle tre sorelle e dei loro figli, Jokha Alharthi tratteggia un vivido affresco dell'Oman di oggi, con le luci e le ombre che lo contraddistinguono. Grazie alla sapiente alternanza tra passato e presente, la narrazione scorre come un fiume in piena, animata dal desiderio di confrontarsi con antiche regole e infine sovvertirle.
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Dalle recensioni degli utenti pensavo ad un libro migliore. interessante lo spaccato sull'Oman, sulla vita delle donne e la cultura che cambia con il passare degli anni. Alcuni passaggi sono piacevolmente dettagliati e poetici. Nel complesso, però, resta un libro a mio avviso, slegato e abbastanza includente. La continuità data dalla generazione femminile non basta per rendere omogeneo il racconto. Troppi personaggi, non sempre ben approfonditi, creano quasi confusione. Un finale che non è un finale, e come se avessimo assistito ad una parte si queste vite su cui poi cala il sipario. Voto comunque sufficiente.
Il continuo andirivieni sulla linea del tempo racconta di un Oman passato dalla società schiavistica del secondo Ottocento alla globalizzazione del secondo Novecento; il lettore apprende sia della lenta evoluzione di usi e costumi relativi alle famiglie, ai matrimoni, ai funerali omaniti, sia della persistenza di enormi disuguaglianze sociali. Il punto di vista adottato è quasi esclusivamente interno e ruota attorno a più personaggi, fra i quali spicca in particolare il mite ʼAbdallah, figlio del mercante Sulayman e orfano fin da bambino della madre Fatima, il mistero della cui morte si svelerà solo nelle ultime pagine. Mentre viaggia su un aereo alla volta di Francoforte, ʼAbdallah ripercorre mentalmente le tappe della sua vita e fa i conti con le proprie inquietudini esistenziali: lui che, ancora ossessionato dal ricordo di una punizione di spaventosa durezza subita da ragazzino ad opera del padre, aveva saputo rompere con le maggiori asprezze delle usanze tribali e, in buon accordo con la moglie Mayya, trattare i figli con sensibilità pedagogica moderna (anche se il finale aperto del romanzo lascia al lettore un atroce dubbio). Tra gli altri personaggi che danno spessore allʼopera, ci sono due donne per molti versi antitetiche: da una parte Zarifa, una schiava comprata da Sulayman e devota al proprio padrone, eppure caratterizzata da un piglio energico e volitivo; e dallʼaltra London, la primogenita di ʼAbdallah e Mayya, che porta a compimento i propri studi di medicina e che per ciò stesso sembrerebbe costituire un moderno esempio di emancipazione: sennonché, non riesce a superare una delusione amorosa ed illanguidisce nello struggimento. Lʼelemento più debole di questo ben congegnato romanzo risulta, a mio parere, la vicenda romantica tra ʼAzzan, padre di Mayya, e la bellissima Najiya, disinibita beduina del deserto: la passione adolescenziale che li divora per un tempo indefinitamente lungo appare come qualcosa a metà tra la fiaba orientale e la soap opera.
Un mondo a parte quello raccontato dai vari personaggi che sono l'anima di questo romanzo. Uomini e donne parimenti complicati e mai liberi, compressi da una società che li vuole diversi da come sono e dalla quale vorrebbero ,con alterne fortune, affrancarsi. L'Oman forse è meno lontano di quanto sembra...
I personaggi sono molti, ma i corpi celesti sono quelle di tre sorelle che gravitano intorno al microcosmo familiare nel lontano Oman. Tutte cercano di volare via anche solo con la mente, perché non è sempre facile far convivere radicate tradizioni con nuove esigenze. Non è semplice dire no, non è semplice non omologarsi alle aspettative altrui per puro senso del dovere, non è semplice lasciare una macchina da cucire o prendere un aereo. La sovvesione di antiche regole passa attraverso piccoli e grandi gesti simbolici, pensieri che diventano, a fatica, azioni reali. Quando le parole assumono la consistenza di rivoluzioni, è impossibile tacere o tornare indietro. La propria figlia diventa London, perché la prospettive cambiano, l'istruzione diviene lo strumento d'evoluzione, il desiderio si muta in diritto, in obiettivo.