Il corpo umano
- EAN: 9788804616252

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12/09/2014 15:35:52
A me è piaciuto tantissimo, ma l'ho regalato e la persona che l'ha ricevuto, una buona lettrice, non è riuscita a finirlo. E' proprio vero che la lettura e qualcosa di personalissimo. A me i personaggi sono piaciuti proprio tanto. Darei un 10 anche a questa seconda prova di Giordano
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12/09/2014 10:28:41
Quando ho iniziato a leggerlo non avevo un'idea precisa di cosa mi sarei ritrovata di fronte, il titolo e la trama poteva voler dire tutto e il contrario di tutto....ma attenendomi al titolo credo che Paolo Giordano sia riuscito nel suo intento, il suo scopo non credo fosse parlare della guerra, ma di quello che subisce il corpo umano in una simile condizione. Non ha esasperato la realtà, magari ha cercato per quello che realmente è di farla apparire meno peggio, ma è riuscito a far capire che il corpo umano e la mente umana è ben diversa per ciascuno di noi e ognuno ha la propria reazione, fisica e psichica. Non me la sento di penalizzare questo libro. Forse va letto con altre aspettative....
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24/07/2014 20:07:41
Il corpo umano, un agglomerato di sentimenti ed emozioni racchiuse da un involucro mortale. Ogni corpo ha un anima diversa che lo spinge ad azioni e reazioni variegate di fronte al dolore, all'amore, alla morte, alla gioia?una macchina perfetta che, a volte, s'inceppa causando disastri a cui non sempre si vuol porre rimedio. Anche i militari sono uomini, anzi sono prima di tutto uomini con le loro paure e le loro debolezze, anche se scelgono di non esserlo. La vita, prima o poi, ti chiede il conto e spesso è troppo salato per riuscire a pagarlo. Si cresce, si cambia, a volte si è costretti a crescere troppo in fretta per poi inseguire un passato sfuggente. Un episodio, un trauma, una distrazione e sei già un uomo diverso che quel passato vuole inabissare, insabbiare fino a comprendere che va solo accettato. E' così che il maresciallo Antonio Renè, da militare modello e da gigolò amatoriale, diventa un padre di famiglia, una famiglia che, in qualche modo, lo legava all'Arma e che dall'Arma lo allontana. Nello stesso modo, il tenente Alessandro Egitto taglia i ponti col passato rappresentato dalla sorella Marianna e dalla sua ostentata perfezione, dagli psicofarmaci che chiama antidepressivi, medicine, pasticche, per non accusare il peso della propria inettitudine. Angelo Torsu, che in Afghanistan ha smarrito la propria coscienza e la sua Tersicor89?e così coloro che sono morti in missione, su tutti la verginella Ietri del caporalmaggiore Cederna, soldato valoroso ma uomo pessimo e Salvo Camporesi, marito di Flavia poi donna di Renè. Paolo Giordano disegna e unisce tante vite umane, le costruisce nella determinazione di soldati per poi lasciarle sbriciolare e farne degli uomini, anime racchiuse in un guscio; il Corpo Umano.
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07/05/2014 10:35:07
Io no ho parole... Da militare, mi pare proprio che non ci siamo in nulla... Pare persino che sia possibile drogarsi con continuità... Paolo, peraltro mio concittadiono e mio coetaneo, ha fatto molto meglio nel primo lavoro. Il tentativo di intrufolarsi nel mondo militare per descrivere i turbamenti di una generazione non abituata alla lotta è veramente scadente. Non un acuto, un piattume disarticolato che propone un'immagine distorta del tetro afghano e del mondo in divisa. Una storia paradossale che a volte sfiora il ridicolo. A tratti, pare un libro scritto di notte e non riletto la mattina (la mia prof. delle medie avrebbe ridotto ogni pagina ad un cimetero rosso pieno di punti interrogativi e di x rosse). Non ricordo una parola, una situazione, un pensiero ovvero una scelta linguistica del libro che mi abbia colpito. Viene tralasciata (non so quanto inconsapevolmente), il senso di solitudine ma di solidarietà e la crescita spirituale che deve caratterizzare un'esprienza così forte. L'incidente vine banalizzato a tal punto da far sembrare i soldati boy scout alle prime armi. Un pessimo libro ed una ancor peggiore trasposizione del mondo delle missioni dell'Esercito nella quale esistono solo drogati, impasticcati, disadattati, bulli, spogliarellisti-gigolò e pseudo-lesbiche alcolizzate. Chiedo a Paolo se abbia mai messo un'uniforme... La risposta pare scontata. Molto debole anche lessicalmente e grammaticalmente... Della serie, il trapassato questo sconosciuto. Credo che ognuno di noi debba avere la coerenza e la responsabiloutà di creare un prodotto non solo per vendere (sebbene importante, ma anche per AVERE quella necessaria azione divulgativa da arricchiere il lettore non di fandonie, ma di verità e cultura. Questo aiuta la coscienza e la formazione di una mente critica. Auguro allo scrittore le migliori fortune, esortandolo a riproporre un lavore approfondito sul mondo militare per poter riscattare questo scadentissimo lavoro... DECISAMENTE SCONSIGLIATO!
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06/02/2014 11:41:00
Dopo "La solitudine dei numeri primi", le aspettative sono altissime ed in parte vengono disattese. Bella l'idea di infilarsi sotto le divise per scoprire gli uomini che si nascondono sotto, anche se a volte alcuni personaggi sembrano sovrapporsi. A mio parere, ad esempio, i tratti del caporalmaggiore Cederna potevano essere sviluppati un po' meglio, più in profondità. La trama risulta abbastanza banale, molto lineare, senza colpi di scena. Ho molto apprezzato, invece, l'inserimento qua e là del narratore interno. Un libro non indimenticabile, ma comunque piacevole...
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28/01/2014 12:05:55
L'opera di Paolo Giordano si legge volentieri, anche per l'attualità del tema, quello delle missioni di pace dei nostri soldati nei punti più caldi del pianeta, in questo caso l'Afganistan dei Talebani, ma lascia, alla fine della lettura, la sensazione di un romanzo superficiale che sa di già visto nei telegiornali e di già letto nei rotocalchi settimanali, poco originale nel tratteggiare il carattere stereotipato dei militari, appesantito invece che snellito dalle divagazioni che spezzano il ritmo e la continuità del racconto. In conclusione lontano anni luce dalla commozione e partecipazione corale che rendono Insciallah di Oriana Fallaci un capolavoro della letteratura italiana.
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11/12/2013 21:13:40
Credo che chi ha recensito negativamente questo libro non abbia avuto la sensibilità necessaria per comprendere la storia. È un romanzo, non un saggio sulla guerra, e se qualcuno spera di afferrare il senso delle missioni in Afghanistan, o meglio, delle "spiegazioni" su di esse in un romanzo, probabilmente dovrebbe porsi qualche domanda sui propri metodi di ricerca.. Qui il senso di vuoto predomina, è vero; un senso di incredulità e di ingiustizia che fa star male e che non si può non condividere. Dopo questa seconda dimostrazione di bravura, Giordano si conferma per me uno dei migliori autori italiani del momento. Meravigliosa la riflessione centrale sull'arma.
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20/11/2013 09:18:04
Alla fine della lettura mi chiedo perchè Giordano abbia sentito l'esigenza di scrivere un romanzo con una trama simile, molto probabilmente lontana anni luce dalla sua esperienza personale; e perchè ha sentito l'esigenza di andare a documentarsi su ciò? Questa storia non aggiunge nulla nella comprensione delle cosiddette "nuove guerre" e non dà al lettore nessun personaggio significativo con cui identificarsi. Giordano sarà anche bravo nell'analisi dei rapporti familiari, ma allora doveva dedicarsi ancora una volta ad una storia su questi temi, tralasciando tutto il resto che a mio parere sa di trovata furbesca.
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14/11/2013 11:02:18
Se mi chiedessero sapresti scrivere un romanzo come questo? Risponderei: no. Se mi chiedessero vorresti saper scrivere un romanzo come questo? risponderei: no. Mi ha trasmesso poco... pochi sentimenti o forse sessun sentimento, di sicuro non la speranza. Non mi ha aiutato a capire cosa sia la guerra in Afghanistan; non ho provato coinvolgimento emotivo neppure nei momenti dell'attacco. Una cosa sola mi ha trasmesso: un profondo senso di vuoto e di apatia. Voglio credere che ci siano ancora giovani con qualche straccio di ideale e con un minimo di entusiasmo per la vita, che non abbiano come unico obiettivo quello di tirare a campare. Ecco le parole giuste, tutto nel romanzo è mosso unicamente dal "tirare a campare". Visione troppo scoraggiante. E poi tutti quei flashback così sterili. Non c'è un personaggio che abbia spessore umano. Niente amore per una donna, solo primitivo impulso sessuale. Niente amore per un genitore o un fratello, solo sommaria tolleranza. Niente amore per la professione, solo necessità di soldi. Niente amore per la vita, solo un trascinarsi. Assenza totale di qualsiasi forma di Passione. Unica nota positiva la padronanza dell'autore della lingua italiana.
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27/10/2013 22:27:28
Buon libro, coinvolge abbastanza il lettore, personaggi discreti, sa mettere la guerra in sottofondo ma a volte anche al centro del romanzo. Buona lettura.
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12/09/2013 08:40:26
Purtroppo non mi ha convinto molto, soprattutto alla fine mi aspettavo che ci fossero degli affondi maggiori su alcuni personaggi (Renè piuttosto che Egitto). Il finale mi sembra un po' frettoloso, mi sarebbe piaciuto che l'autore ci si fosse soffermato di più.
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01/08/2013 12:11:52
Sottovalutato!ben confezionato e ben sviluppato!Se nello scenario di guerra ci sono dei limiti,scardina le barriere della mente lasciando spazio ad ampie considerazioni e ragionamenti.Bravo!Romanzo riuscito anche questo!
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29/07/2013 23:38:52
Mi ha colpito molto l'evoluzione degli stati emotivi dei protagonisti, perfettamente rappresentata dal ritmo del libro.
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13/07/2013 17:01:01
Ho quasi pianto alla fine. Il romanzo rivela una sapientè capacità compositiva. L'intreccio è bellissimo, proprio perchè non coincidente con la fabula. è emozionante il gioco del "non detto". Paolo Giordano ci fa vivere in una dimensione "domestica" le atmosfere dei campi militari in Afghanistan, le storie dei soldati.Coinvolgente la figura di Egitto.
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26/06/2013 16:03:49
Credo che il problema fondamentale di questo libro sia quello di non avere una vera e propria trama. C'è una guerra di fondo, e l'inquietudine di giovani uomini (e donne) che cercano di affrontarla scontrandosi nello stesso tempo con le debolezze e le frustrazioni che il passaggio alla vita adulta comporta. Giordano ha una buona scrittura ed è capace di sondare le fragilità di una generazione nata in un periodo in cui la guerra sembra cosa anacronistica, che non ha un obiettivo per combattere, e trova nella propria missione solo smarrimento e non-sense. Tuttavia non c'è una storia ben definita al di là della composizione del quadro, e quando si finisce il libro si ha la sensazione di aver guardato un immagine, piuttosto che aver letto un romanzo.
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08/06/2013 11:22:03
Discreto! Vita e morte, narrate con stile abbastanza originale.
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16/05/2013 10:42:27
La scelta di uno scenario di guerra vincola la narrazione, ma lascia spazio anche a riflessioni di maggior respiro ed ambizione. La costruzione corale e 'generazionale' del romanzo è tutto sommato efficace. Mi ha convinto meno l'insistenza su certi retroterra familiari 'complicati', quasi a fissare una linea di continuità col best-seller d'esordio. Dopo qualche passaggio a vuoto iniziale, le qualità stilistiche di Giordano si fanno apprezzabili nella sezione centrale del racconto.
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02/04/2013 11:57:30
Di certo scritto bene e "sentito" nelle sue sfumature, anche e soprattutto emotive dei personaggi. Ciononostante lascia poco. Forse un po' immaturo l'autore nel salto da una storia più adolescenziale a una narrazione più strutturata e complessa.
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20/03/2013 14:42:59
Paolo Giordano si conferma scrittore moderno e coinvolgente con un libro non eccelso ma comunque ben scritto che, alla resa dei conti, ci dà l'idea di quanto sia fasullo chiamare "di pace" le missioni dei militari italiani all'estero. Questo è il suo pregio maggiore e non è poco!
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12/03/2013 14:14:56
Veramente poco coinvolgente, lo stile di Giordano non conquista...
Cos’è una famiglia? Perché scoppia una guerra? Come si diventa un soldato? Il nuovo romanzo dell’autore de La solitudine dei numeri primi.
È un plotone di giovani ragazzi quello comandato dal maresciallo Antonio René. L’ultimo arrivato, il caporalmaggiore Roberto Ietri, ha appena vent’anni e si sente inesperto in tutto. Per lui, come per molti altri, la missione in Afghanistan è la prima grande prova della vita.
Al momento di partire, i protagonisti non sanno ancora che il luogo a cui verranno destinati è uno dei più pericolosi di tutta l’area del conflitto: la forward operating base (fob) Ice, nel distretto del Gulistan, “un recinto di sabbia esposto alle avversità”, dove non c’è niente, soltanto polvere, dove la luce del giorno è così forte da provocare la congiuntivite e la notte non si possono accendere le luci per non attirare i colpi di mortaio.
Ad attenderli laggiù, c’è il tenente medico Alessandro Egitto. È rimasto in Afghanistan, all’interno di quella precaria “bolla di sicurezza”, di sua volontà, per sfuggire a una situazione privata che considera più pericolosa della guerra combattuta con le armi da fuoco.
Sfiniti dal caldo, dalla noia e dal timore per una minaccia che appare ogni giorno più irreale, i soldati ricostruiscono dentro la fob la vita che conoscono, approfondiscono le amicizie e i contrasti fra loro, cercano distrazioni di ogni tipo e si lasciano andare a pericolosi scherzi camerateschi. Soltanto la notte, sdraiati sulle brande, vengono sorpresi dai ricordi. Nel silenzio assoluto, che è silenzio della civiltà ma anche della natura, riescono a sentire la pulsazione del proprio cuore, il ronzio degli altri organi interni – l’attività incessante del corpo umano.
L’occasione in cui saranno costretti a addentrarsi in territorio nemico sarà anche quella in cui ognuno, all’improvviso, dovrà fare i conti con ciò che ha lasciato in sospeso in Italia. Al loro ritorno, avranno sorpassato irreversibilmente la linea che separa la giovinezza dall’età adulta.
In un romanzo corale, che alterna spensieratezza e dramma, Giordano delinea con precisione i contorni delle “nuove guerre”. E, nel farlo, ci svela l’esistenza di altri conflitti, ancora più sfuggenti ma non meno insidiosi: quelli familiari, quelli affettivi e quelli sanguinosi e interminabili contro se stessi.
