"La Robertona potrà fare la gommista? Cristina l'arciere a Sherwood, Tonino lavare i vetri dei grattacieli, Massimo diventare un supereroe, Simonetta cucinare per le sue bambole, Lia volare su Marte e Rosa diventare la più bella di tutte le belle?". Cosa vuoi fare da grande, opera a quattro mani di Ivan Baio e Angelo Orlando Meloni (autore di Io non ci volevo venire qui, Del Vecchio, 2012) è la divertente storia di quanto non ci sia conseguenza più funesta di quella prevista. La scuola Attilio Regolo di Milano è la meta prescelta per testare l'invenzione del secolo: il futurometro, portentosa invenzione dell'ingegnere turco-americano Volkan Kursat Bayraktar in grado di prevedere il futuro degli scolari con precisione scientifica. Attorno all'attesissima cerimonia d'inaugurazione prende vita il teatrino delle migliori e peggiori maschere del nostro paese: politici maneggioni, docenti inflessibili, eterni stagisti, in uno scoppiettante e farsesco crescendo. Sfila davanti al lettore la varia e complessata specie delle madri-personal trainer: la Luisa Tirlindano, "casalinga creativa con la passione per il trascendentalismo lombardo e la nouvelle cuisine", Marilisola Valcarelli, "analista cognitivista postbabeliana", Sofia Smargotti e la vedova Punzoloni, terribili e litigiose Parche ossessivamente intente a filare e sforbiciare più o meno lecitamente i destini dei loro pargoli. Non sfugge alla berlina il corpo-docenti, con la preside in prima linea, la Dottoressa Gemma Tuttacani, "due siringhe di pentotal" al posto delle pupille e la maestra Maria Amelia Rosa Tizzone, "donna impettita, dal cuore di pietra (
), il naso adunco avvitato su di un volto arcigno (
), la bocca sottile per assegnare brutti voti e punizioni" e convinta dell'assoluto pericolo rappresentato dalla fantasia infantile lasciata senza freno; come immaginare allievi più sgraditi di Gianni Serra e Guido Pennisi, cittadini d'onore "nella repubblica indipendente dell'ultimo banco, la Tortuga dei bambini perduti"? In un susseguirsi di iperboliche acrobazie e affondi ironici, giochi di parole e deformazioni che ricordano a tratti le rocambolesche avventure dei protagonisti di Benni, l'occasione di festa scivola via via nell'assurdo e nel grottesco. Sventati un principio d'incendio e un tentato sequestro di persona, la catastrofica inaugurazione del futurometro lascia spazio ad una breccia di speranza: dove istituzioni, ipercompetitività del sistema scolastico e futuristiche macchine falliscono, un'ombra di umanità sopravvive fra le note di un carillon e due mani intrecciate. Miriam Begliuomini
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