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Le cosmicomiche - Italo Calvino - copertina
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Le cosmicomiche - Italo Calvino - copertina
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Descrizione


«Anch'io, per un certo periodo, sono stato dinosauro; e non me ne pento.»

«Combinando i due aggettivi cosmico e comico ho cercato di mettere insieme varie cose che mi stanno a cuore. Nell'uomo primitivo e nei classici il senso cosmico era l'atteggiamento più naturale; noi invece per affrontare le cose troppo grosse abbiamo bisogno d'uno schermo, d'un filtro, e questa è la funzione del comico. Io pensavo alle "comiche" del cinema muto, e soprattutto ai comics o storielle a vignette in cui un pupazzetto emblematico si trova di volta in volta in situazioni sempre diverse che pure seguono uno schema comune»Italo Calvino

«Il protagonista di questo libro si chiama Qfwfq. Altro non si sa, non è nemmeno detto che sia un uomo ... Quanti anni ha? Dato che non c'è avvenimento di milioni o miliardi di anni fa cui non abbia assistito, si deve calcolare che ha più o meno l'età dell'universo. Basta che il discorso tocchi di sfuggita l'accensione delle galassie o l'estinzione dei dinosauri, la formazione del sistema solare o i cataclismi geologici, ed eccolo saltar su a raccontare che c'era anche lui. Le varie teorie cosmogoniche trovano nel vecchio Qfwfq un testimone fin troppo volenteroso: pronto di volta in volta ad avallare con le sue memorie d'infanzia o di giovinezza ipotesi contraddittorie o addirittura opposte. Qfwfq è una voce, un punto di vista, un occhio (o un ammicco) umano proiettato sulla realtà d'un mondo che pare sempre più refrattario alla parola e all'immagine.» (Italo Calvino)
Con uno scritto di Eugenio Montale.

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Dettagli

3
2016
Tascabile
200 p.
9788804667988

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Valerio
Recensioni: 4/5
Geniale

Racconti di un'inventività geniale, come sempre in Calvino. L'unica cosa che mi frena da mettere 5 stelle è la scrittura che mi è sembrata fin troppo algida, a volte.

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Simona
Recensioni: 4/5
Le cosmicomiche

Una raccolta di racconti ironici, come è tipico dello stile di Calvino, che dimostra come scienza e letteratura non siano due aree totalmente separate, ma convivono strettamente.

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Luca Aquadro
Recensioni: 4/5

Che cos'è una definizione? Nel caso de "Le cosmicomiche", temo che sia una garanzia di fraintendimento. Di solito si trova la seguente: "Sono una raccolta di racconti di fantascienza." Sarà vero? "Raccolta di racconti" sì: dodici in tutto, per lo più di estensione breve o media. "Di fantascienza" sì e no, anzi, più che no che sì, dato che, come notò Calvino stesso, non sono ambientati nel futuro. Al che alcuni puntualizzano: "Sono una raccolta di racconti di fantascienza umoristica." Meglio. Ma bisogna intendersi su che tipo di umorismo. A mio modo di vedere, si può forse parlare di umorismo pirandelliano, perché in fondo il protagonista dell'opera, "il vecchio Qfwfq" (p. 3), proteiforme coscienza narrante dell'universo, ci fa passare più volte dal sorriso del comico al disincanto della riflessione umoristica, alla presa di coscienza del carattere in ultimo enigmatico e indecifrabile dell'essere in cui siamo immersi. Delle tante metamorfosi che Qfwfq vive, le più convincenti mi paiono la prima e l'ultima, perché accomunate da quel mix di ragione e poesia che Calvino regala nelle sue pagine migliori. Forse non è sempre dolce il naufragar nell'universo de "Le cosmicomiche", ma di certo è a tratti molto poetico. "Era il dolce ritorno, la patria ritrovata, ma il mio pensiero era solo di dolore per lei perduta, e i miei occhi s'appuntavano sulla Luna per sempre irraggiungibile, cercandola. E la vidi." (p. 18) "E in fondo a ognuno di quegli occhi abitavo io, ossia abitava un altro me, una delle immagini di me, e s'incontrava con l'immagine di lei, la più fedele immagine di lei, nell'ultramondo che s'apre attraversando la sfera semiliquida delle iridi, il buio delle pupille, il palazzo di specchi delle rètine, nel vero nostro elemento che si estende senza rive né confini." (p. 142) Forse "Le cosmicomiche" sono un tentativo di autobiografia umoristica dell'universo.

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Italo Calvino

1923, Santiago de las Casas (Cuba)

Figlio di due scienziati (il padre è agronomo, la madre biologa) nasce a Cuba dove i genitori dirigevano l'orto botanico di Santiago de las Casas, vicino a L'Avana. Tornata in Italia la famiglia, a Sanremo, frequenta le scuole nella città ligure e, terminato il liceo si iscrive ad Agraria, ma interrompe l'Università per evitare l'arruolamento forzato e dopo l'8 settembre si unisce alle brigate partigiane nella Brigata Garibaldi. Nel 1944 entra nel Pci e alla fine della guerra ne diventa militante attivo e Quadro. Si iscrive e si laurea alla facoltà di lettere di Torino e nel frattempo inizia a collaborare a riviste (fondamentale il rapporto con il Politecnico di Vittorini) e quotidiani. Entra a lavorare all'Einaudi e nel 1950 ne viene assunto definitivamente come...

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