Cronache di un venditore di sangue

"Sai, è la forza che vendiamo. Voi gente di città lo chiamate sangue, ma noi contadini la chiamiamo forza. Ci sono due tipi di forza, una viene dal sangue, l’altra dalla carne, e quella del sangue vale più soldi di quella della carne." Ah la mia Cina! Questo è stato un tuffo nel mio passato, in quella cultura che mi ha affascinato e spaventato sin dal primo minuto in cui sono atterrata nell'aeroporto di Xiamen. Yu Hua è riuscito ad intrecciare la storia del Paese con la storia di Xu Sanguan, uomo ordinario che vende il sangue per guadagnare i soldi necessari ad affrontare le sventure improvvise della vita. Che dire, leggetelo!

Questo romanzo fu il mio primo approccio alla produzione letteraria di Yu Hua, e devo dire che ne rimasi colpito fin dalla prima pagina. Unendo in maniera sagace ironia e dramma, "Cronache di un venditore di sangue" narra un periodo molto particolare della Cina del Novecento: la Rivoluzione Culturale. Ma il punto di vista da cui essa ci viene mostrata è inedito, a suo modo: si osservano gli stravolgimenti in atto attraverso gli occhi di un trasportatore di bachi da seta e di come questi sia costretto ad adattarsi ai grandi cambiamenti in atto. Emblematica, in tutto ciò, l'attività che il protagonista – così come anche altri personaggi – esegue durante tutto il romanzo: la vendita del sangue, ultima risorsa da cui attingere, nei momenti di maggior necessità. Lettura caldamente consigliata.

Ironico e aspro, segue le vicende della storia cinese del '900, lo consiglio