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L'ipotesi dei due autori (l'abbassamento del livello didattico aumenta le disuguaglianze nella società) è ampiamente verificata sia dall'enucleazione del meccanismo alla base del fenomeno sia dalla loro indagine statistica. Tra l'altro, è stata una buona idea ricercare nei dati una conferma che altrimenti sarebbe rimasta lettera morta, per quanto fosse evidente. Gli unici difetti del libro sono: l'analisi complessiva descritta è troppo sbilanciata sulle materie letterarie (è il campo della Mastrocola) senza commenti di rilievo sulla matematica o su altre materie; il tono quasi autobiografico di alcuni capitoli a qualcuno può non piacere (ma forse è un mio limite). Comunque, in definitiva, ve lo consiglio, e la sua lettura è piacevole e scorrevole.
Un libro che inquadra e denuncia perfettamente lo scempio scolastico. Un raggio di speranza in un orizzonte che appare sempre meno confortante.
Paola Mastrocola, celebre autrice di romanzi, è divenuta assai nota, nel corso degli anni, per la sua vis polemica nei confronti della deriva che la scuola italiana ha intrapreso nel corso di questi ultimi vent'anni: da istituzione che, con la trasmissione della cultura, cercava di diffondere il sapere anche agli strati sociali più bassi, a un ente che ha perso la sua missione originaria e che si è riempita di espressione fatue e vuote come "successo scolastico", "inclusività" e "metodologie d'insegnamento originali", ecc,.,. L'autrice si è avvalsa dell'ausilio del marito Luca Ricolfi, nonché docente universitario di statistica, per descrivere attraverso dati statistici la degenerazione che ha colpito sia la scuola, in particolare il liceo, che l'università: per quanta riguarda quest'ultimo punto, Ricolfi descrive le interrogazioni che sottopone alle sue studentesse al limite dell'imbarazzante (totale afasia nel descrivere un concetto o un capitolo di un libro da studiare, fino all'istituzione di simulazioni di esame!). Toccante la parte biografica della Mastrocola che descrive come la scuola di un tempo (insegnamento delle materie e dei programmi e insufficienze a chi non ha studiato, cose che oggi sembrano degne del peggior gerarca nazista) sia riuscita ad infondere la passione per il sapere e la lettura a lei, figlia di gente molto umile (a dispetto della solita manfrina che la parafrasi di Dante la possono capire solo i figli dei ricchi), spassosa la parte anedottica di Ricolfi che vede protagoniste le severe zia Ebe, preside di un istituto comprensivo della provincia di Torino, e la professoressa di lettere del liceo, la mitica Peretti. Straziante la lettere conclusiva che l'autrice rivolge ai genitori: solo quest'ultima vale il punteggio massimo che attribuisco la libro.
Anche voi avete l'impressione che in questi ultimi decenni la scuola italiana abbia abbassato in modo drammatico la sua qualità e finisca per diplomare o addirittura laureare persone dalla preparazione scarsa, dall'erudizione inesistente e dalla capacità di ragionare in modo personale e critico pericolosamente tendente allo zero? Per non parlare di una tragica incapacità di scrivere in un italiano e corretto... Anche voi credete che questo abbassamento drastico dei requisiti minimi e le amnistie continue di situazioni scolastiche catastrofiche siano un danno enorme sia per i ragazzi sia per la stessa società italiana? Inoltre: anche voi condividete l'impressione che questa scuola facile e superficiale sia particolarmente deleteria in un'epoca come la nostra dove la rete e i social possono offrire scorciatoie mentali e acciecamenti razionali di massa? Anche voi vi siete convinti che questa scuola senza quasi insufficienze e bocciature e con i 100 alla maturità regalati con generosità non sia in realtà una scuola che offra opportunità agli svantaggiati ma sia invece uno strumento per cancellare l'ascensore sociale e per confermare i privilegi di chi i privilegi ce li ha già in ogni caso e può recuperare in un altro modo le lacune nel frattempo createsi (cfr. master costosissimi)?