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Anno edizione: 2006
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Bellissimo libro che stravolge il pensiero comune sulla democrazia.
Una salutare cura contro retorica (totalitaria) del politicamente corretto. Da leggere. Un capolavoro.
Libro di un pressappochismo e di una vacuità sconcertante. L'esimio professor Hoppe, ottimo discepolo dei libertari Nozick e Von Hayek, teorici dello Stato minimo, tenta di dimostrare perfetti enunciati aprioristici e anti-sociali, degni del peggior stereotipo yankee. Una natura umana votata ai (dis)valori materialistici - istintuali, posseduta dal controllo morboso del potere e del possesso, sotto scacco di una ragione avida e una indiscriminata sete di benessere, felicità, ricchezza: benvenuti davanti al cittadino anarco-libertario di Hoppe, in trionfo per l'invidiatissimo modello americanocentrico delle "guerre per la democrazia" e convinto che tutto il globo debba ridursi a sua immagine e somiglianza (e a chi altro, se no?). È l'individuo calvinista che difende il ranch colt alla mano, l'homo oeconomicus senza patria, senza Dio, senza affetti, senza scopi extramondani che non profumino di dollari e Rolls Royce. Insomma, un animale meccanizzato e senza scrupoli. Chiaro come le logiche e consequenziali idee sulla società e sulla comunità statale, non creano a dirsi neanche troppo stupore. Per Hoppe, il figlioccio delle magnifiche Rivoluzioni Francese - inglese - americana (in ordine di importanza), la res publica si situa un passetto prima del socialismo reale (sic!) e molto distante dall'anarchia libertaria (o Stato delle caverne, o legge della giungla, che dir si voglia: la sua teoria da the e pasticcini preferita). Lo stato sociale? Un orpello da demolire. La proprietà privata? l'unico rimedio alle immigrazioni selvagge di individui incolti, tra i quali primeggiano negri e zingari (sic! - E due). Hoppe infatti preferisce gli immigrati colti perché più utili alla civilizzazione. Degli altri non è dato sapere. Generalizzazioni illuministe, banalizzazioni finto-progressiste e luoghi comuni, fanno di questo libro un torvo coacervo di ignoranza e inattendibilità degni di un borghesuccio assetato di vendetta, un cumulo di imbrogli razionalistici e post-illuministi.
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