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Di questa vita menzognera - Giuseppe Montesano - copertina
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Descrizione


Famiglia di imprenditori partenopei senza scrupoli, arricchiti a dismisura, i Negromonte godono dei favori e dell'intesa del potere centrale e sono padroni indiscussi della città nonché pionieri di una nuova economia di rapina. Vivono in un immenso palazzo settecentesco ricalcando grottescamente un presunto fasto borbonico, circondati da una corte di ecclesiastici, precettori e segretari. Distruggere e ricostruire sono le parole d'ordine. Vendere Napoli, il Golfo, il Vesuvio, e fare Eternapoli, una sorta di enorme parco tematico, è il loro progetto.
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Dettagli

2003
17 settembre 2003
189 p.
9788807016332

Valutazioni e recensioni

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Essere-nel-mondo
Recensioni: 5/5

Di questa vita menzognera è il romano par excellence di Montesano. Vi si ritrova anzitutto una atmosfera che ancora oggi permane, che è quella relativa allo spirito del nostro tempo: La credenza, confermata da media e affini, che si possa comprare tutto anche la bellezza. L'occhio e la voce narrante che ci guidano sono quelle di un personaggio interno alla storia, ma non protagonista. Vediamo le cose dalla prospettiva dell'aiutante di Cardano. Cardano, protagonista invece, è un dandy ideologicamente disilluso. Quasi un reduce del passato che sceglie l'estetismo e il cortigianesimo come ultime armi di sopravvivenza. I Negromonte sono la famiglia "berlusconiana-gomorroide" che governa grazie al danaro la città. Il loro obiettivo e comprarsela e poi fanne una sorta di città-pubblicità. La forma più estrema e pericolosa di turismo, ossia, la svendita. Il dialetto è un elemento rilevantissimo del romanzo, che contrariamente al passato storico-letterario non è messo in bocca agli umili, ma proprio ai Negromonte, che a rigore dovrebbero appartenere alla classe sociale alta. La confusione deriva dal fatto che ormai non è più la cultura a fungere da ascensore sociale, bensì il solo denaro. Se sei ignorante, non fa niente. Ecco perché, il dialetto lussureggia tra le classi alte. Un romanzo interessante che coglie per esagerazioni, per iperboli, il grottesco stesso della realtà.

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andreab
Recensioni: 3/5

Libro spiazzante? E infatti anch'io sono rimasto spiazzato...e se il voto non è alto, temo che la colpa sia più della società che dello scrittore, troppo presto sommerso da una realtà in rapida evoluzione. A mio avviso ai molti pregi posti nell'intuizione del libro, non corrispondono comunque nella realizzazione finale una pari capacità narrativa e elaborativa. Una volta delineati i personaggi e la trama, la sensazione è che l'autore fatichi parecchio a portarlo a complimento; spesso i capitoli paiono ripetere le medesime situazioni. Ma la cosa più spiazzante è che quello che potrebbe sembrare un affresco grottesco, apocalittico, satirico , scritto poco più di un lustro fa, oggi sembra solo una banale istantanea del presente. I protagonisti non appaiono più surreali o eccessivi, perchè i ritratti di Saviano sui Casalesi o le figure vomitate dai reality show e dalle cronache mondane e politiche superano di gran lunga le invenzioni narrative di Montesano, banalizzandone lo sforzo creativo. Un libro purtroppo non più su un domani prossimo venturo ma su un oggi ormai realizzato.

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franko
Recensioni: 5/5

e chi poteva mai immaginare di avere per professore uno scrittore cosi famoso. peppe montesano the best!!!!!!!!!!!

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Voce della critica

Questa ultima fatica narrativa di Pino Montesano era molto attesa... E non soltanto perché c'era stata in mezzo una vicenda editoriale travagliata - dopo due titoli di successo Nel corpo di Napoli (1999) e A capofitto (2001) Montesano aveva divorziato dalla casa di Segrate ed era passato in Feltrinelli - ma perché lo scrittore di S. Arpino è nel panorama degli scriba quarantenni uno dei più originali e seguiti: anche dal pubblico giovanile... Di questa vita menzognera, titolo che Montesano ha sottratto a una poesia di Blok, narra con tanti registri - grottesco, divertente, amaro, paradossalmente speranzoso - della saga di una potente famiglia meridionale - i Negromonte - imprenditori di una post-new-economy che decidono di abbandonare le loro obsolete attività capitalistiche per lanciare un folle ma redditizio progetto globale: rifare Napoli dalla testa ai piedi per eternarla in un immenso palcoscenico dove "ognuno recita se stesso come in un museo a cielo aperto"... C'è qualcuno che ha la forza - l'interesse - di fermare questo progetto che fa tutti padroni e che distrugge per costruire contrabbandando cultura e bellezza? Singoli personaggi: come Andrea - il figlio piccolo dei Negromonte - che sceglie Gesù Cristo come ritmo vitale... Oppure come Cardano - dandy scaltro e malinconico - che mangia alla greppia dei parvenu e tenta di imbrogliarli... Poi c'è l'io narrante Roberto: che per la sua famiglia nun 'e buono - vorrebbero impiegarlo in una loro agenzia turistica - e che rifiutando il diktat sceglie un'altra schiavitù: quella di segretario di Cardano. La sognata - da Roberto - archeologa Nadja... Ciro l'autista pazzo per il Mondo ma non sordo ai richiami della coscienza compassionevole... La bimba Nina, Miranda, Bianca... E un invisibile disobbediente - Scardanelli - che lancia nell'aere messaggi a favore del senso delle parole e della resistenza, "perché una rosa è una rosa, il pane è il pane, la bellezza è la bellezza".

Tra pranzi pantagruelici, divorzi alla "Novella 2000" e preparativi per il lancio di Eternapoli con una grande festa carnascialesca e sanfedista, si giunge all'epilogo che trasforma la Napoli che tutti conosciamo in una gigantesca gora attraversata da una folla movimentata dai neo cardinali Ruffo. Il finale chiaramente non lo anticipiamo perché è spiazzante... Una sola cosa ci ha colpito del testo, che è intriso di napoletano, quasi a rappresentare l'irreversibile umore nero de La Città: la presenza di una prospettiva cristologica... Montesano sembra quasi dire: se anche oggi ci fosse una nuova Rivelazione passerebbe inosservata... Viviamo tempi che non contemplano apostolati di alcun genere: né prime comunità cristiane dove vivere una comunione indifferenziata alla luce del Vangelo... La Speranza è una virtù d'attesa ma quando i mandorli non fioriscono si impara a vivere facendone a meno... Tutto perduto quando Nadja, Roberto e il bestiale uomo di Neanderthal Ciro risalgono la collina di Cuma - il Golgota? - per poi discendere verso il mare... ? "Saremo giudicati sull'amore?". Amen...

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Conosci l'autore

Giuseppe Montesano

(Napoli 1959) scrittore italiano. Studioso e traduttore di letteratura francese (La Fontaine, Gautier, Flaubert, Villiers de l’Isle-Adam, Baudelaire, di cui ha curato l’edizione nei «Meridiani» con G. Raboni), collabora con diverse testate giornalistiche (i suoi ritratti satirici sul «Mattino» sono raccolti in Magic people, 2005). Ha esordito nella narrativa con A capofitto (1996), romanzo in cui si muovono, tra ironia, gusto del grottesco, vitalità napoletana e crudo realismo, una miriade di personaggi picareschi. Nel successivo Nel corpo di Napoli (1999) la città partenopea diventa metafora di un mondo caotico. Di questa vita menzognera (2003, premio Viareggio) è una feroce satira politica e sociale che propone un grottesco e amaro...

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