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Il dialogo dei tre massimi sistemi. Le «Ultime lettere di Jacopo Ortis» fra il «Werther» e «La nuova Eloisa»
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Il dialogo dei tre massimi sistemi. Le «Ultime lettere di Jacopo Ortis» fra il «Werther» e «La nuova Eloisa» - Enzo Neppi - copertina
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dialogo dei tre massimi sistemi. Le «Ultime lettere di Jacopo Ortis» fra il «Werther» e «La nuova Eloisa»

Descrizione


Contributo alla riflessione sul romanzo moderno, il volume studia il Werther e La nuova Eloisa come ipotesti dell'Ortis e in tal modo delinea tre diverse concezioni dell'Io moderno e del nodo natura, passione, famiglia, a cui si intreccia, nel caso di Foscolo, che lancia il Risorgimento, anche l'amore di patria. A Rousseau che edifica nella sua fantasia un "paese delle chimere", Goethe risponde rappresentando gli intricati sentieri della passione con crudo realismo, ma anche con la serenità del poeta che contempla dall'alto l'enigma dell'universo. A sua volta, Foscolo misura l'uomo con il metro della guerra e delle sue pulsioni ferine, ma insegna anche che l'amore può nascere, come espiazione e consolazione, dal male fatto e dal male subito. Proprio in questo è vicino a noi, lettori del XXI secolo, che non abbiamo ancora dimenticato i massacri del precedente.
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Dettagli

2014
1 gennaio 2015
VIII-367 p., Brossura
9788820764197

Voce della critica

In questo studio, insieme genetico e comparatistico, di grande ricchezza e complessità, viene preso in esame il rapporto di tre successive stesure delle Ultime lettere di Jacopo Ortis con le loro due fonti principali: La Nuova Eloisa di Rousseau e I dolori del giovane Werther di Goethe. Già nella prima di queste stesure emerge l'importanza – inizialmente sottovalutata dalla critica – del modello rousseauviano rispetto al più evidente modello goethiano: se in Goethe la passione amorosa è analizzata come un "morbo", una condizione patologica da condannarsi, nel primo abbozzo foscoliano, proprio come nella Nuova Eloisa, l'amore è invece "l'essenza dell'uomo", il primo "bene" da cui derivano tutti gli altri. Nella successiva versione del 1798 Foscolo accentua il proprio pessimismo, e si distacca ulteriormente dai Dolori del giovane Werther per collegarsi all'"ethos settecentesco della sensibilità". Infine, nell'Ortis del 1802 le caratteristiche negative dell'eroe goethiano (debolezza, immaturità, ipertrofia dell'io) lasciano il posto all'impegno morale e politico di Jacopo che "si trasforma in progetto di resurrezione civile". L'analisi ravvicinata che Enzo Neppi porta avanti dei testi foscoliani posti a confronto con le pagine ispiratrici di Rousseau e di Goethe è preceduta da un panorama esauriente della letteratura critica sul tema, dal 1812 ad oggi. Al termine di questo percorso, che inquadra il romanzo di Foscolo nel suo contesto europeo, si disegnano potentemente, accanto ai motivi di derivazione rousseauviana e goethiana, gli aspetti più originali del pensiero che ispira l'Ortis. "Il suo pessimismo ontologico, la sua misantropia sistematica, i suoi interrogativi senza risposta intorno all'essenza dell'essere, fanno di Foscolo – conclude l'autore – un precorritore del nichilismo di Leopardi e dell'esistenzialismo novecentesco". Mariolina Bertini  

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