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Diari di Parigi (1961-1964) - Manlio Brosio - copertina
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Diari di Parigi (1961-1964) - Manlio Brosio - copertina
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Descrizione


Manlio Brosio (Torino, 10 luglio 1897 - 14 marzo 1980) è stato ambasciatore italiano in Francia per quasi quattro anni, dal 1961 al 1964. Nel suo diario impegni e appuntamenti giornalieri si intrecciano con i grandi temi della politica intemazionale. L'ambasciatore alterna resoconti e giudizi personali, volge lo sguardo verso il proprio paese senza perdere di vista la realtà francese. Parigi è investita dagli interrogativi sugli assetti del vecchio continente, sulla qualità della democrazia nella transizione dalla IV alla V Repubblica e sui processi di decolonizzazione aperti dalla conclusione del secondo conflitto mondiale. Brosio non si limita a osservare e commentare; quando le condizioni lo permettono, tenta di aprire uno spiraglio che possa far luce su scelte e indirizzi della politica internazionale. Dopo i "Diari di Washington", il volume di Parigi rappresenta una nuova tappa nella pubblicazione dei diari che Manlio Brosio ebbe l'abitudine di redigere nel corso della sua lunga e brillante carriera diplomatica: ambasciatore italiano a Mosca (1947-1951), Londra (1952-1954), Washington (1955-1961), Parigi (1961-1964) e segretario generale della NATO (1964-1971).
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Dettagli

2009
14 gennaio 2010
502 p., Brossura
9788815133670

Voce della critica

Secondo dei quattro volumi nei quali sarà pubblicata un'ampia selezione dei fitti diari tenuti con sistematicità dall'ambasciatore Brosio (1897-1980), questo testo registra gli umori di uno spirito caustico e gelido, diffidente verso il centrosinistra che si andava profilando in Italia, propenso a una solida alleanza euro-atlantica. Dispiace immaginare quanta parte dei diari sia stata secretata, ma se ne capiscono le ragioni. Brosio affida alle sue pagine giudizi severi, talvolta malevoli, e non si perita di annotare sferzanti osservazioni sulle persone. Più che a una fonte trascritta per intero, siamo davanti a una corposa antologia, utilmente promossa dal Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi. Il ruolo del diplomatico è interpretato dal liberal-conservatore Brosio come una missione da assolvere in forte autonomia rispetto a governi transitori e incerti. L'autore sostiene, all'altezza del giugno 1961, che "obiettivamente il pericolo comunista è assai più grave di quello fascista". Gli sembra che Fanfani compiaccia in tema di politica estera Nenni a fini elettoralistici. Perfino Emilio Colombo gli appare "dominato dal complesso di sinistra". In una lettera a Segni paventa che si stia "galoppando verso la semineutralità". Vuole una Comunità europea che non pretenda eccessiva libertà di manovra. Di Jean Monnet dice: "È un vecchietto serio e convinto, ma non mi convince": è troppo fiducioso. Paolo VI è "un prete arido dalla voce ingrata". Vien voglia di leggere i diari come una testimonianza dell'atmosfera di quegli anni. Da segnalare una perla, datata 5 novembre 1962: "Zagari e Brodolini (…) pregano Malfatti di non invitare Basso a una colazione intima fra loro, perché 'è un bolscevico'". Tra i molti epiteti che Basso poteva meritare questo è il più assurdo: eppure sintomatico della "fraternità" socialista. Roberto Barzanti  

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