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....Le cerimonie, i festival, i meeting sono organizzati e preparati dai singoli hanamachi, i distretti delle geisha, che in Kyoto sono cinque e si differenziano per tradizioni e simboli. Vengono narrate con dovizia di particolari le differenti stoffe e strati che compongono i kimono, le lunghe pratiche di make up o di acconciatura dei capelli e di come queste cambino a seconda del grado raggiunto dalla maiko. Interessanti i contributi fotografici in chiusura che permettono di apprezzare la regalità del portamento di queste donne e il fasto e la sontuosità di alcuni usi, nonché gli ideogrammi che accompagnano alcune parole e ne spiegano l'origine e il significato. Le parti più avvincenti sono quelle che descrivono i cambiamenti intervenuti nel tempo e che permettono a queste donne di rendersi indipendenti dai loro padroni/mecenati che in passato si facevano carico della loro formazione e di tutte le spese del loro sostentamento nonché degli esorbitanti costi dei kimono e degli accessori. Invariata e qui forse il fascino di questa tradizione, è che l'esibizione di una geisha è un evento non comune perché può esserne testimone solo chi appartiene all'esclusiva clientela delle teahouses o chi è abbastanza fortunato da riuscire a procurarsi un biglietto per le annuali rappresentazioni che si celebrano in primavera e autunno. Come si legge nella quarta di copertina: "Il cuore di un uomo è il cuore del Giappone e finché il cuore del Giappone batterà per una geisha, entrambi sopravvivranno".
Mai (danza) e ko (fanciulla), fanciulla che danza, ovvero danzatrice, ma per voler essere ancora più precisi apprendista geisha. Nulla che ricalchi l'idea occidentale e ossessiva di una simil prostituta e in cui, in una porzione di testo ne viene spiegata l'origine. Agli inizi del diciassettesimo secolo, un gruppo di ballerine guidate dalla giovane e vergine (così narra la leggenda) Izumo, si esibì all'aperto, vestite solo dei loro kimono di seta. La danza era talmente erotica e vivace che fu coniata anche una nuova parola formata da tre ideogrammi: ka (canto) bu (danza) ki (tecnica). L'impressione che le ragazze suscitavano era talmente eccessiva che le autorità bandirono le pubbliche esibizioni. A quel punto molte di loro iniziarono a lavorare nell'illegalità, altre ottennero protezione dai samurai ai quali concedevano esibizioni private. Da queste donne, un secolo dopo, sarebbero nate le prime geisha. Oggi come in passato, non è che la scelta di una professione e di una lunga preparazione che inizia nella prima adolescenza, un cammino formativo di almeno tre anni in cui le ragazze apprendono gli antichi kouta (canti popolari), il ballo tradizionale, la cerimonia del tè, l'arte di saper conversare in pubblico, ma anche suonare strumenti come il tamburo a mano, il flauto giapoponese e una particolare chitarra a tre corde, lo shamisen. Sotõri, la protagonista, è una quindicenne di Kyoto che in una lezione di disegno incontra la geisha Naoko e si innamora della sua statuaria bellezza. Decide così di voler emulare quella sensualità e raggiungere la perfezione dell'iki, ovvero rendere arte la propria vita. Nessuna rivelazione scabrosa, dunque. Dalle pagine emerge invece, in tutto il suo splendore, la saggezza di una cultura antica, delle leggende e del permanere delle tradizioni legate ai passaggi stagionali, agli intrecci di questi con la natura. ...CONTINUA...
in questi giorni sono in vacanza a kyoto è una città da sogno! le persone sono gentili e solari e ci sono molte feste per la primavera dei ciliegi fioriti. sto usando questo libro come mappa/guida nei quartieri delle geishe ed è molto utile per cercare di conoscere un po' più da vicino questa figura importantissima per kyoto. sono felice di averlo portato con me! è una sorta di chiave per aprire uno spiraglio nella porta chiusa di questo mondo meraviglioso e misterioso.
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