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Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero
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Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero - George Steiner - copertina
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Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero

Descrizione


Con altri filosofi, Schelling attribuisce all'esistenza umana una tristezza fondamentale, inevitabile: questa malinconia è il fondo oscuro su cui si radicano la consapevolezza e la conoscenza, il fondamento stesso di ogni percezione e di ogni processo mentale. Ma a che cosa è dovuta questa «pesantezza dell'animo» che si accompagna alla coscienza della nostra finitezza? In questo saggio fulminante e intensissimo, destinato a diventare un classico, George Steiner elenca dieci possibili ragioni della nostra «malinconia creativa». Per farlo, Steiner obbliga il suo e il nostro pensiero a pensare sé stesso e i propri fondamenti con folgorante intensità. Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero affronta in maniera semplice e magistrale i nodi chiave della filosofia: il rapporto con la realtà, il significato della morte, la radice della creatività, la possibilità dell'infinito e del trascendente – e dunque dell'esistenza di Dio.
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Dettagli

3
2016
Tascabile
14 gennaio 2016
96 p., Brossura
9788811671022

Valutazioni e recensioni

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alberto pierobon
Recensioni: 5/5

Il rumore di fondo di Schelling come creatività, nell'assioma del pensiero identificato con l'essere. Ma il pensiero è illimitato,articolando passato e futuro. Ma è "infinità incompleta" nelle domande senza risposte.Il pensiero è incontrollato pur se nostro, "sepolto nella privatezza più intima del nostro essere". La verità è monocroma e il linguaggio ambiguo e pieno "di simultaneità polifoniche".I processi del pensiero sono dappertutto, va afferrata la verità vitale di un solo pensiero (Heidegger).Gli atti del pensiero hanno conseguenze? Abitiamo il mondo col pensiero in due sistemi opposti: percependo attraverso una finestra e allo specchio. I vetri di entrambi non sono mai immacolati."il pensiero è massimamente leggibile, al minimo della sua copertura, nelle esplosioni di energia scatenata e condensata" così forse si avvicina "alla verità di ogni altra rivelazione di sé"? Il pensiero innovativo sembra originarsi da collisioni: costretti ad afferrare a mani nude il fulmine (Holderlin). Il discorso filosofico o poetico (Meister EcKhart e Hedigger) prevede la possibilità di una simbiosi non alternative. Ma non andiamo da nessuna parte come profetizzava Wittgenstein. Questa la tristezza connessa a ogni vita finita, la insopprimibile malinconia di ogni vita (F.W.J.Schelling).

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luciano
Recensioni: 5/5

L'uomo, ancor prima della modernità, si è posto pressanti domande sull'esistenza, la moralità, il divino...Su queste domande egli ha generato, nei secoli, sistemi " teologici e metafisici affascinanti, per la loro sottigliezza, e suggestivi per la loro forza propositiva". Eppure "rispetto a Parmenide o a Platone, noi non ci siamo avvicinati di un centimetro a una qualsiasi soluzione verificabile dell'enigma della natura". L'uomo continua a domandarsi se l'universo ha uno scopo, oppure no, se la morte è definitiva o meno, se esiste o no Dio... Il nostro pensiero non riesce a sciogliere questi nodi. L'autore vede in questo una delle dieci ragioni per cui il nostro pensiero poggia su un fondo di tristezza o melanconia.

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Cristiano Cant
Recensioni: 5/5

Esigere l'essenza, volerla a tutti i costi afferrare, comprendere, è già il primo gradino d'inciampo. Pensare è slittare, cadere, una presa mai intera e mai chiara, il nodo appena allentato, ma impossibile da sciogliere. Da qui le tristezze, gli echi di quell'umano insaziato che abbassa la testa, tocca l'irrisolto, lo smacco, la ferita, pur ripartendo poi verso altre rincorse. Se un senso allora da qualche parte può rintracciarsi non è che un continuo ammasso di nebulose sfuggenti, come una felicità senza fattezze che si lascia accarezzare, silente nei suoi brevi accenni; si può solo sentire, sfiorare, accostare, ma mai rubarne il mistero. Steiner su questo indaga in dieci capitoli più che deliziosi, profondi al punto da sembrare comandamenti, e insieme amorevolmente rassegnati su quella china di grandezza oscura. Prende per mano la filosofia, la letteratura, la poesia, spende ogni atomo del suo percorso di dentro con alleati di smisurata potenza, genio e lascito. Ma l'esito non cambia. C'è e rimarrà sempre una bava segreta nel fondo del nostro animo, un gioco di malinconica prigionia dove il paradosso è quello di pensare, sentire, senza carpirne - appunto - la sorgente prima. Caducità e bellezza, incontro e occasione, dove nessuno è in grado tuttavia di stringere mezzo stelo sicuro. Anzi...le spine penetrano nel palmo, trafiggono. Profondo e umile come il breviario di un Maestro fra i più grandi e indiscussi del secolo, suggerimento e ascolto, indirizzo e tormento, si abitano queste pagine solo per consegnarsi a quell'adorazione per la poesia, il pensare, il vivere dimensioni intellettuali oltre le rozze velleità di uno sguardo o di una logica che ne vengano a capo. Viene in mente l'amatissimo (da Steiner) Paul Celan, amico e lirico straordinario: "Chi dice la verità dice le ombre". Proprio così. Dobbiamo quindi abitare l'incerto,l'oscuro, tristi inquilini di una felicità che così si manifesta. Inquieta, imprendibile, discinta e frettolosa.

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Conosci l'autore

George Steiner

1929, Neuilly-sur-Seine

Saggista e scrittore francese. Steiner è stato figura di primo piano nella cultura internazionale. Fellow del Churchill College a Cambridge, è stato docente in numerose università tra cui Princeton, Stanford, Chicago, Oxford e Ginevra. Tra i più influenti critici letterari del Novecento, era nato in Francia, a Neuilly-sur-Seine nel 1929, da una famiglia di ebrei viennesi. Per sfuggire al nazismo lasciò l’Europa insieme alla famiglia per gli Stati Uniti nel 1940, diventando cittadino americano. Nella sua lunghissima carriera di accademico e critico letterario, ha pubblicato numerosi saggi su varie tematiche, ha scritto per giornali internazionali e per decenni è stato il critico di punta del New Yorker.Tra i suoi libri ricordiamo Tolstoj...

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