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Dimentica il mio nome

Descrizione


Scelto da IBS per la Libreria ideale perché se il fumetto è diventato mainstream un po' il merito è di Zerocalcare, che con questo graphic novel è stato tra i candidati al Premio Strega.

Quando l'ultimo pezzo della sua infanzia se ne va, Zerocalcare scopre cose sulla propria famiglia che non aveva mai neanche lontanamente sospettato. Diviso tra il rassicurante torpore dell'innocenza giovanile e l'incapacità di sfuggire al controllo sempre più opprimente della società, dovrà capire da dove viene veramente, prima di rendersi conto di dove sta andando. A metà tra fatti realmente accaduti e invenzione.
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Dettagli

2014
16 ottobre 2014
208 p., ill. , Rilegato
9788865432549

Valutazioni e recensioni

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Madhubala
Recensioni: 5/5

Un'altra perla tra le pubblicazioni di Zerocalcare. Intenso, coinvolgente ed emozionante.

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Arma
Recensioni: 5/5
bellissimo

Un bel racconto!!

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Ralphine
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Voce della critica

    Cinque libri di successo in neanche quattro anni. Zerocalcare-Stachanov, martire del fumetto, è il sogno di ogni editore. Pare che un giorno abbia trascorso tredici ore ininterrotte ad autografare centinaia di copie del suo ultimo libro, Dimentica il mio nome con quelli che chiama con romanesco understatement "disegnetti". In diverse interviste lo stesso Zerocalcare, all'anagrafe Michele Rech, ha dichiarato che questo folle superlavoro è legato al timore che il successo non possa durare a lungo. E in effetti erano in molti a pensare che la sua vena migliore, quella della Profezia dell'armadillo e di Polpo alla gola (cfr. Indice 2013, n. 1), fosse ormai esaurita. Dodici (Bao, 2013), la storia dell'invasione di zombie nel suo quartiere, a Rebibbia, era essenzialmente un divertente omaggio al cinema di genere e a tanti videogiochi e le collaborazioni con "Wired" e "Internazionale" strappano spesso poco più di un sorriso. Del resto i vari elementi che formano l'ossatura dello stile grafico e narrativo di Zerocalcare sono armi a doppio taglio: il tratto efficace e riconoscibile, mai compiaciuto o decorativo, è perfetto in presenza di una storia valida, ma non sostiene una pagina fiacca – invece l'albero sulla copertina di unastoria di Gipi (cfr. l'intervista sull'"Indice", 2014, n. 1) basterebbe da solo a rendere appetibile quasi qualunque contenuto). Allo stesso modo il giocoso autobiografismo non ombelicale che ha favorito l'identificazione della generazione cresciuta nei tardi anni ottanta, "il basso medioevo della modernità", rischia di torcersi in un inutile e fastidioso gioco di specchi quando, come ad esempio è accaduto più volte nelle tavole per "Wired",lo Zerocalcare disegnato si lamenta vignetta dopo vignetta di non avere nulla da dire sul tema che gli è stato ingiunto dai committenti. E, infine, nei momenti di stanca, anche la strepitosa capacità di sintesi che gli ha permesso di caratterizzare emotivamente e fisicamente i personaggi con continui rimandi a immaginari limitrofi, come la madre disegnata con l'aspetto di lady Cocca del Robin Hood disneyano o la redazione di una rivista di cinema incarnata dalla "luna ciecata di Mélies", quella capacità che è la stessa che gli ha consentito di crearsi una coscienza nevrotica in forma di armadillo, si riduce a un semplice giochetto, una complice strizzata d'occhio al lettore che gli permette di saltare a piè pari gli ostacoli narrativi invece di affrontarli e smontarli pezzo per pezzo. Tutto questo vale però per quelli che Zerocalcare chiama "gli accolli", i lavori su commissione, le paginette un tanto a riga, inevitabili tentazioni di un successo immediato e pericoloso. Il libro no. In Dimentica il mio nome la libertà di una struttura narrativa più ampia restituisce spazio e respiro a vignette e personaggi. Con il suo ultimo lavoro Zerocalcare continua la sua personalissima trilogia arricchita a ogni capitolo da un animaletto totemico capace di fungere da catalizzatore di una pluralità narrativa che rischierebbe altrimenti di disperdersi in mille rivoletti da una tavola o poco più: l'armadillo, il polpo, la volpe. La profezia dell'armadillo, nato grazie al fiuto di Makkox come straordinario e imprevisto successo di un'autoproduzione e ripreso soltanto in un secondo tempo dall'editore Bao, è ancora, come è stato evidenziato ormai da più parti, a metà strada tra i post del blog e un impegno narrativo più fluido e strutturato. Le storie brevi ruotano intorno a una trama comune creando un testo forse ibrido ma perfettamente funzionale e, ciò che più conta, dotato di personalità autonoma all'interno del panorama fumettistico italiano. Polpo alla gola, invece, rientra in pieno nei canoni del graphic novel perdendo, rispetto all'armadillo, un bel pizzico di freschezza, ma garantendo all'insieme una perfetta tenuta che ne fa un esempio riuscito e godibilissimo di coming of age ben sintetizzato dal monito (posto saggiamente dall'editore in quarta di copertina) "Nessuno guarisce dalla propria infanzia". Dimentica il mio nome crea un equilibrio ancora diverso. Inizia con elementi autobiografici molto tradizionali e, anzi, ormai abusati da tempo in letteratura, cinema e fumetto: un'indagine del narratore sulla sua storia familiare dopo la morte della nonna materna, una zia misteriosa di cui nessuno ha mai parlato prima, un nonno scomparso nel bel mezzo della guerra, forse collaborazionista, diversi indizi inquietanti e, per finire, una lacerante rivelazione che trasforma radicalmente credenze e ruoli all'interno della famiglia. Ma da questo modello, peraltro già internamente minato dai continui dettagli comici e surreali disseminati in ogni pagina, Zerocalcare si discosta nettamente nella seconda parte per inglobare degli elementi non realistici che trasformano il graphic novel autobiografico in un autofiction decisamente anomalo in cui il fantastico irrompe improvviso nel quotidiano senza ferirlo o stravolgerlo, come naturale conseguenza di un certo modo di vedere dentro le cose, di percepire e riprodurre il mondo. I personaggi tratti da altri universi visivi e narrativi, che costituiscono una cifra stilistica di Zerocalcare fin dai primi post sul blog, compaiono in massa anche in questo nuovo libro. Oltre alla mamma chioccia abbiamo, tra gli altri, il nonno di Heidi, il re Leonida di 300, la mamma di Bambi e Freddy Krueger, più molte bellissime volpi arancioni splendidamente inattese. Ma sarebbe riduttivo liquidare questi riferimenti come una semplice cascata di citazioni pop in un mondo che ha ormai abbattuto ogni distinzione tra i generi culturali; sono invece una consapevole contaminazione presente nello sguardo prima che nel tessuto narrativo. Zerocalcare disegna sua madre come lady Cocca perché questa è per lui la sintesi più giusta. Tutti i personaggi che provengono direttamente dal bombardamento mediatico piombato sulla testa dei bambini anni ottanta non sono simboli o allegorie: persino le volpi sono proprio volpi, e l'aspetto con cui compaiono sulla pagina è il modo più immediato, chiaro e vero di rappresentarli. Nel riuscire a rendere con pienezza queste sintesi concrete di sensibilità personale e immaginario generazionale, senza semplificazioni arbitrarie e saltando con misura ed equilibrio tra passati e presenti, tra Rebibbia e gli altrove, tra il G8 di Genova e la rivoluzione boscevica, Zerocalcare si rivela uno scrittore o fumettista così sofisticato da poter lavorare con materiali ad alto rischio di banalità traendone, invece, un lavoro capace di stupire e far ridere, forte quasi a ogni pagina. E questo è, a suo modo, un piccolo miracolo. In Dimentica il mio nome, inoltre, Zerocalcare riprende con la stessa grazia l'equilibrio tra dolore e leggerezza che già aveva funzionato nella Profezia dell'armadillo e che gli permette di parlare ancora una volta di morte, paura e sofferenza senza inciampare nella retorica e allo stesso tempo senza svilire l'orrore o ridurlo a un'innocua macchietta come tante. La paura e l'armadillo anche qui possono stare seduti vicini in una sala d'attesa mentre i mostri, tutti veri, siano essi di carne, flebo o pelliccia, aspettano dietro una porta lasciata socchiusa.   Chiara Bongiovanni

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La recensione di IBS


Candidato Premio Strega 2015 - Presentato da Daria Bignardi e Igiaba Scego

Vincitore del premio Libro dell'Anno 2014 di Radio3 Fahrenheit


Michele Rech, alla storia Zerocalcare, è uno dei casi editoriali più interessanti degli ultimi anni. Il trentenne romano, schivo e timido, cresciuto tra la Francia, paese d'origine della madre, e Rebibbia, quartiere periferico di Roma, inizia a nutrire una forte passione per i fumetti sin da ragazzino e a quel periodo risalgono le sue prime opere: locandine per concerti e copertine di dischi.
Il suo nome inizia a circolare negli ambienti che contano e nel 2003 arrivano le collaborazioni con testate nazionali. Da lì un percorso tutto in discesa culminato nel 2012 con la pubblicazione di La profezia dell’armadillo, una raccolta di storie brevi.
Una vera svolta questa, che lo fa conoscere al grande pubblico, anche quello non settorializzato dei fumetti. Il libro, che ha ricevuto un notevole riscontro di critiche positive, presto diventerà anche un film diretto da Valerio Mastandrea, suo estimatore.
Dopo il suo libro d’esordio, nel 2012 arriva Un polpo alla gola il primo vero “romanzo” di Zerocalcare: un’opera autobiografica ricca di quei tratti espressivi che avevano decretato il successo dell’autore sul web, come l’inserimento di digressioni sulla cultura pop degli anni Novanta. A distanza di due anni dall’ultima pubblicazione esce Dimentica il mio nome, quinta graphic novel di Zerocalcare, un testo impegnativo che ha visto l’autore scavare a fondo nella sua storia personale. «Tutto quello che ho fatto finora mi è servito per capire esattamente come raccontare questa storia» afferma Zerocalcare, e la storia è uno splendido intreccio tra finzione narrativa e realtà, elaborazione del dolore e di situazioni incomprese durante l’infanzia.
Un piccolo gioiello narrativo, con i consueti “flussi di coscienza” in cui emergono l’armadillo, il suo alter-ego, una sorta di antieroe con cui il protagonista dialoga, e la passione per Rebibbia, quartiere in cui è nato e cresciuto e che ha cercato di rappresentare liberandolo dal pensiero comune di luogo associato soltanto al carcere omonimo.
A differenza delle altre graphic novel, Dimentica il mio nome coinvolge anche altre persone, la madre e la nonna. Presenta quindi un lavoro di recupero dei propri affetti e delle situazioni che lo hanno reso più vulnerabile. Forse per questo il racconto è considerato da molti come una sorta di iniziazione del fumettista all’età adulta. La dichiarazione iniziale di Zerocalcare racchiude tutto ciò che si può dire sulla trama. Si parte da uno spunto autobiografico (la morte della nonna) per confluire nel fantastico con l’introduzione nella realtà di un elemento fantasy: probabilmente uno stratagemma per raccontare la propria famiglia senza rischiare di metterla a nudo.
Il soggetto del lavoro sembra essere la paura, presenza costante lungo tutta la narrazione e tema che percepiamo sin dalla copertina, creata in collaborazione con Gipi. L'autore è raffigurato insieme a sua nonna, appaiono entrambi sovrastati da minacciose ombre che ostacolano il loro percorso. C’è un cambio di rotta in questo nuovo lavoro: la linea è più inquieta e il tratto più fitto e incisivo, per trasmettere probabilmente un maggiore coinvolgimento emotivo.
Con Dimentica il mio nome l’autore aggiunge un ulteriore tassello alla sua crescita personale e professionale. Prende per mano i suoi demoni e le ossessioni per il passato, e cerca di risolvere narrativamente le sue angosce, donandoci un’opera matura e appassionante che lo consacra come uno dei migliori fumettisti del panorama editoriale.

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Zerocalcare

1983, Arezzo

Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, è un fumettista italiano. Realizza i suoi primi lavori appena dopo il le scuole superiori realizzando un racconto a fumetti delle giornate del G8 di Genova del 2001. Ha collaborato con il quotidiano «Liberazione» e con le riviste «Carta», «Repubblica XL» e «Internazionale». Del 2011 è il suo primo libro a fumetti, La profezia dell’armadillo, pubblicato prima da Edizioni Graficart e poi da Bao Publishing che continuerà a pubblicare i libri seguenti, come Un polpo alla gola (2012), Ogni maledetto lunedì su due (2013), Dodici (2013), Dimentica il mio nome (2014), L'elenco telefonico degli accolli (2015), Kobane calling (2016), Macerie prime (2016), La...

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