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Il libro, che è una sorta di autobiografia di un periodo importante ma non per questo esclusivo della formazione dell’autore , descrive con profondità affetto ed originalità i vari personaggi che sono a vario titolo entrati nel suo mondo : il padre ferroviere triestino serio e metodico , la madre romana fantasiosa ed artista, il burbero allenatore tedesco/napoletano , i pallanuotisti della nazionale e, tra gli altri, quel George Norman , il bianco sul podio olimpico con Smith e Carlos coi pugni sollevati, che pensavamo estraneo a quella contestazione e che, invece, scopriamo essere stato anch’egli militante del vasto movimento per l’emancipazione dei popoli oppressi. Ed infatti Del Campo non è mai superficiale e scontato nelle sue osservazioni , le esperienze , le occasioni , le persone , i fatti non attraversano mai inutilmente la sfera emotiva: egli tutto osserva e scava e tutto sa poi rendere al lettore arricchito dalla sua personalità.
Erano altri tempi, il nuoto italiano, pur sempre dignitoso a livello internazionale, non esprimeva talenti di prima grandezza e d’enorme popolarità come Pellegrini, Rosolino, Filippi. Le piscine erano poche, si concentravano nelle grandi città e certo non assurgevano agli “onori” delle cronache giudiziarie. Altri tempi. Ma qualcosa unisce i nuotatori di ora con quelli degli anni sessanta è la capacità di percorrere avanti e indietro migliaia di vasche in una schizofrenica ed apparentemente inutile raffigurazione, quella che Franco Del Campo chiama la “disciplinaliquida”e che costituisce lo spunto per raccontare del suo “nuoto” e della sua “formazione ordinata e un po’ eretica”. Del Campo descrive un nuoto concentrato nelle grandi città Milano, Roma , Torino , dove la Fiat aveva creato , assumendo nuotatori e pallanuotisti e mandandoli a nuotare nel proprio centro sportivo, una sorta di semiprofessionismo. E , chissà perché , dimentica Napoli polo natatorio e pallanuotistico importantissimo in quegl’anni. Il punto di vista di Del Campo sul nuoto è particolare. Il suo è l’osservatorio di un triestino che, per motivi culturali e geografici, guardava al nuoto italiano , pur facendone parte a pieno titolo, un po’ da emarginato ed un po’con un atteggiamento d’elite intellettuale .I parte continua
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