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La disfatta di Gasr Bu Hàdi. 1915: il colonnello Miani e il più grande disastro dell'Italia coloniale
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La disfatta di Gasr Bu Hàdi. 1915: il colonnello Miani e il più grande disastro dell'Italia coloniale - Angelo Del Boca - copertina
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disfatta di Gasr Bu Hàdi. 1915: il colonnello Miani e il più grande disastro dell'Italia coloniale

Descrizione


Il 28 aprile 1915, la spedizione italiana inviata a sedare la rivolta dei "mujâhidîn" arabi venne pesantemente sconfitta presso Gasr Bu Hàdi. A comandarla era il colonnello Antonio Miani: male armato ed equipaggiato, tradito dai suoi, scarsamente informato della consistenza delle forze nemiche, potè solo cercare di arginare i danni. Eppure, nel caos che seguì l'episodio, fu scelto come capro espiatorio, destinato a pagare gli errori delle alte sfere politiche e militari. In questo saggio, il più grande esperto di colonialismo italiano ricostruisce la vicenda umana del colonnello e descrive la complessa situazione in cui si determinò la disfatta di Gasr Bu Hàdi, offrendo l'inedito ritratto di un protagonista della nostra storia.
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Dettagli

2004
Tascabile
1 giugno 2004
148 p., ill. , Brossura
9788804528999

Voce della critica

Il libro racconta - con un'organizzazione a flashback assai intrigante per il lettore - della disastrosa sconfitta subita dal nostro esercito per mano della resistenza libica, alle soglie dell'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale. Dopo Gasr Bu Hàdi, il controllo italiano sulla Libia si limiterà alle sole zone costiere e sarà soltanto sotto il fascismo, con l'azione - terribilmente sanguinosa per i libici - del generale Graziani che l'Italia otterrà il dominio integrale del paese. Gasr Bu Hàdi è una sorta di "sconfitta da manuale". Nel tentativo di reprimere la resistenza araba, le forze italiane scelgono di dare battaglia avendo una scarsa cognizione del nemico, che il colonnello Miani, comandante della spedizione, ritiene essere largamente inferiore di numero. Inoltre, nel mezzo dello scontro, parte dei battaglioni libici, composti da uomini arruolati a forza, disertano in massa. Ciò che segue è una rotta tragica, in cui un'enorme quantità di armi e materiali cade nelle mani dei guerriglieri libici, che così potranno operare efficacemente per anni. Ma la vicenda militare in sé non è poi così diversa da altri disastri coloniali, nostri (Adua) o altrui (l'umiliazione degli inglesi a Isandlwana per opera degli zulù, ad esempio). La particolarità del libro, invece, consiste nello studio di ciò che avvenne dopo quello scontro. Infatti, nella migliore tradizione italica, coloro che erano responsabili - a livello locale il governatore della Libia e, per quanto riguarda la politica coloniale nel suo complesso, il governo - declinarono ogni responsabilità, e tutta la colpa della sconfitta fu scaricata sul colonnello Miani, ufficiale intelligente e onesto, presentato da Del Boca come una sorta di "anti-Graziani", il quale passò il resto della sua vita a tentare di cancellare il fango della sconfitta dal proprio nome, senza però riuscire mai a far aprire un'inchiesta sull'intera vicenda.

Giaime Alonge

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Conosci l'autore

Angelo Del Boca

1925, Novara

Angelo del Boca nato a Novara nel 1925, è stato un saggista, uno storico del colonialismo italiano e docente di Storia Contemporanea all'Università di Torino. È stato insignito di tre lauree honoris causa dalle università di Torino (2000), Lucerna (2002) e Addis Abeba (2014). Tra le sue numerose opere ricordiamo: L'altra Spagna (1961), I figli del sole (1965), Giornali in crisi (1968), Gli italiani in Africa Orientale (1992-1996), Gli italiani in Libia (1993-1994), I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia (1996), L'Africa nella coscienza degli italiani. Miti, memorie, errori, sconfitte (2002), Il mio Novecento (2008), La guerra d'Etiopia. L'ultima impresa del colonialismo (2010), Da Mussolini a Gheddafi: quaranta incontri (2012), Gheddafi....

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